L’assalto alle  Pensioni

 

1."La previdenza pubblica crollerà"

L’argomento principale, usato dai governi passati e presenti (e da Cgil, Cisl, Uil e autonomi), per convincere lavoratori e lavoratrici ad optare per i fondi pensione finanziandoli con le proprie liquidazioni e, quindi, rinunziando ad esse, è il seguente:

 

"I contributi versati non riescono a far fronte alla crescita del numero dei pensionati che, oltre ad aver preso la maledetta abitudine di vivere molto più a lungo che in passato, stanno per superare quantitativamente i lavoratori in attività. I deficit di INPS ed INPDAP sono incolmabili e, tra alcuni anni, si rischia di non poter più pagare le pensioni. Perciò, bisogna accontentarsi di pensioni pubbliche molto più basse di quelle attuali e, per garantirsi una vecchiaia dignitosa, occorre costruirsi un’altra pensione (la cosiddetta seconda gamba previdenziale), finanziata con le proprie liquidazioni"

 

Ma questi dati non sono così scontati!

 

nel 2001 l’INPS ha chiuso con un avanzo economico netto di 2.645 miliardi di lire;

nel 2003 l’INPDAP ha realizzato un avanzo di copertura di 5,24 miliardi di euro.

 

Ecco, invece, come vengono saccheggiati i fondi degli enti previdenziali

Tutto questo svela che esiste una chiara volontà politica, accettata più o meno tacitamente dai sindacati concertativi, di un progressivo indebitamento e tendenziale liquidazione degli enti previdenziali pubblici (basta pensare alla cartolarizzazione degli immobili e delle sedi istituzionali).

 

2."Affidatevi ai fondi pensione"

 

La riforma Dini ha introdotto il calcolo contributivo delle pensioni: totale per i nuovi assunti dal 1.1.96, parziale per quelli che, al 31.12.95, avevano meno di 18 anni di contributi.

Cgil, Cisl, Uil dicono che le pensioni del futuro, calcolate, con il sistema contributivo saranno pari al 40 - 50% di quelle attuali. Dicono la verità, solo che dimenticano di dire che la riforma Dini fu da loro sostenuta.

Usando questa valutazione, sia i governi passati e presenti sia Cgil, Cisl, Uil vengono a proporre ai lavoratori, da anni, i fondi pensione (istituiti dal primo governo Amato con il d.lgs. n. 124 del 21/4/’93).

Lo scopo vero è quello di tagliare la spesa sociale e, soprattutto, vivacizzare l’asfittico mercato finanziario italiano.

 

Nessun fondo pensione può garantire una rendita certa.

Non sono, quindi, fondi a prestazione definita ma solo a contribuzione definita: cioè, si conosce quanto si versa ma non si conosce quanto si incassa.

 

I fondi a contribuzione definita sono di due specie: fondi aperti (gestiti da finanziarie, banche) e fondi chiusi (di categoria o aziendali) cogestiti da sindacati (Cgil, Cisl, Uil e autonomi) e rappresentanti di organizzazioni padronali. Esistono, già da tempo, anche le vecchie polizze previdenziali individuali (PIP).

L’unica opposizione di Cgil, Cisl, Uil  sui fondi pensione è quella di far prevalere i fondi chiusi che, essendo da loro gestiti, li dichiarano molto più sicuri, con minori rischi d’investimento e più democratici di quelli aperti.

I lavoratori dovrebbero fidarsi di Cgil, Cisl e Uil quando sono stati proprio loro a concertare tutte le riforme previdenziali (Amato nel '92, Dini nel '95 e Prodi nel '97) che, di fatto, hanno smantellato il sistema previdenziale pubblico.

 

Ma come fanno a proclamarsi difensori delle pensioni pubbliche quando, come gestori dei fondi pensione chiusi, hanno forti interessi a far crescere l’adesione ad essi da parte dei lavoratori?

Ci vuole poco a comprendere che, solo se si fanno precipitare sempre di più le pensioni pubbliche, si può aumentare il convincimento dei lavoratori a buttarsi, per disperazione, nella previdenza privata.

 

I sindacati concertativi, da strutture di difesa collettiva dei lavoratori, da tempo si sono trasformati in comitati finanziari d’affari. L’ossequio al neoliberismo, al libero mercato e al dominio della finanza ha portato Cgil, Cisl, Uil, a farsi piazzisti dei fondi pensione.

 

Trasferire il Tfr ai fondi pensione integrativi vuol dire avallare questa sporca manovra. I lavoratori che, dopo l'emanazione del decreto attuativo, esprimeranno il loro DISSENSO, difenderanno, nel contempo, il sistema della previdenza pubblica.

Come la scuola, la salute, la casa, il lavoro anche il diritto ad una anzianità dignitosa  è un valore fondamentale che deve essere difeso pubblicamente e non messo in mano al mercato.

 

 

3. "Mettete il TFR nei fondi pensione"

 

A cominciare dal '97, i fondi pensione chiusi, nati da accordi Governo-sindacati, hanno cominciato a diffondersi nel settore privato. Ne esistono, attualmente, 42 (da quelli legati alla singola azienda a quelli, invece, estesi ad intere categorie). Questi fondi rappresentano una torta di 15 miliardi di euro (spartiti tra San Paolo Imi, Unicredito, Intesa, Arca, Generali, o potenti assicurazioni come Mediolanum di Berlusconi, Unipol legata alla CGIL, Cattolica assicurazione legata alla CISL). Nonostante hanno i loro sponsor in tutto l’arco politico e sindacale, non decollano significativamente. Finora, hanno aderito meno del 10% del totale dei lavoratori dipendenti. Fondi pensione chiusi per i lavoratori autonomi non ci sono ancora. Nel Pubblico Impiego, solo da poco, è partito il fondo chiuso Espero per la scuola.

 

La cospicua massa finanziaria, teoricamente disponibile, su cui governo, Confindustria e Cgil, Cisl e Uil vogliono allungare le mani, è costituita dalle nostre liquidazioni (TFR  o TFS).

Mentre gli enti previdenziali pubblici garantiscono il pagamento del TFR maturato anche in caso di fallimento e/o bancarotta aziendale, nessun fondo pensione può garantire, a priori, rendimenti pari o superiori a quelli del TFR.

La Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) ha emanato questi dati:

 

 

Dal 31/12/99

Al 31/12/2004

(5 anni)

Dal 31/12/2000

Al  31/12/2004

(4 anni)

Dal 31/12/01

al  31/12/04

(3 anni)

Dal 31/12/02

al  31/12/04

(2 anni)

Dal 31/12/03

al  31/12/04

(1 anno)

Fondi pensioni negoziali

9,2

5,4

6,0

9,8

4,5

  TFR

15,8

11,9

8,7

5,4

2,5

 

Il fatto che negli ultimi anni siano migliorati, non esclude di fare il calcolo complessivo degli anni passati.

Quando ci si avventura nei meandri dei mercati finanziari, certezze e previsioni esatte non esistono.

Le previsioni che permettono una qualche affidabilità sono quelle di lungo periodo: l’andamento degli investimenti azionari, dal 1921 al 1996, rivela che nel 50% dei 39 paesi analizzati si è verificato un loro apprezzamento medio dello 0,8%. In Italia è stato vicino allo zero. In altri 17 paesi il tasso è stato negativo.

 

Per convincee i lavoratori, allora, Governo e sindacati collaborazionisti "propagandano" una gestione “prudenziale” dei fondi, in grado di garantire un rendimento almeno del 2,5% annuo, come il Tfr. Investendoli piuttosto che in azioni, in obbligazioni (in inglese bond). Ma le obbligazioni, spesso, vengono emesse da aziende fortemente indebitate e che non sono in grado di ottenere crediti a tasso agevolato. Le banche, inoltre, ritengono di guadagnare di più preferendo incassare le commissioni ricavate dalla vendita delle obbligazioni piuttosto che anticipare i soldi. Il rischio di speculazione sulle obbligazioni non è, quindi, per nulla scongiurato. Basta pensare a Cirio e Parmalat, che hanno emesso obbligazioni con il benestare delle autorità di vigilanza finanziaria e borsistica gettando sul lastrico, con il crack, migliaia di risparmiatori.

 

Più che convincere, si mettono in campo dei ricatti per costringere i lavoratori a dirottare il Tfr sui fondi pensione:

·         vengono detassati i soldi messi nei fondi pensione;

·         solo ai lavoratori che aderiscono al fondo, vengono concordate elargizioni padronali (che contribuiscono a ridurre i salari a tutti gli altri);

·         chi si tiene il Tfr, invece, se lo trova massacrato da tassazioni vessatorie (dal 2001 è stata introdotta dal centrosinistra la tassazione dell’11% sulla rivalutazione annuale del TFR  e Berlusconi, dal 2003, non ha applicato al Tfr la "no tax area").

 

 

3. Facciamo saltare la truffa dei fondi e riapriamo la lotta generale sulle pensioni

L’operazione fondi pensione, con il suo veicolo portante del silenzio/assenso, mira alla definitiva distruzione della previdenza pubblica e all’abbattimento di un sistema universalistico del welfare.

 

Boicottiamo i fondi pensione

 

Per difendere, oggi, e rilanciare socialmente in futuro il sistema pensionistico pubblico occorre sconfiggere, con la mobilitazione dei lavoratori, i fondi pensione. Solo boicottandoli, mostrando la loro insensatezza, insicurezza e inaffidabilità, si potrà creare, nel Paese, un'inversione di tendenza.

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