IL SACCO BUCATO N. 3 –
21/7/2000
ENTRATE
ORARIO DI SERVIZIO
INFORMAZIONI
Abbiamo chiuso il numero precedente ricordando che era in corso una trattativa su questi argomenti, stimolata dal Decreto Ministeriale n.131 del 12 aprile 2000 (pubblicato sul nostro sito internet - e che possiamo inviare su richiesta fax al numero 06 233 200 763). Di sotto vi riassumiamo l’attuale proposta del Dipartimento delle Entrate, suscettibile di modifiche.
Premettiamo che le Rappresentanze sindacali di base saranno contrarie ad ogni accordo che possa privare i luoghi di lavoro della titolarità di trattare sull’argomento in questione.
Riteniamo comunque improponibile assecondare un’operazione di allargamento dell’orario di apertura al pubblico in uffici che sono già in apnea rispetto ai carichi di lavoro. A questo tentativo da parte dell’Amministrazione di incastrare i dipendenti nei Front-Office si aggiunga la “chicca” che da settembre sono in arrivo oltre SEI MILIONI di COMUNICAZIONI AI CONTRIBUENTI (vedi articolo di seguito).
Non si può, secondo noi, parlare di orario di servizio o di apertura al pubblico senza collegare questi all’orario di lavoro. Tutti sono consapevoli che l’orario di lavoro è condizionato dall’orario di apertura al pubblico. E’ chiaro ad esempio che la garanzia di due ore di apertura pomeridiana al pubblico, così come vorrebbe l’Amministrazione, crea difficoltà di gestione dell’orario su sette ore e dodici minuti. Un’ultima cosa: si continua a parlare, senza però entrare nel merito, delle fantomatiche 5.000 lire a dichiarazione inviata telematicamente. Con che soldi?
Questo il contenuto della proposta
dell’Amministrazione:
Orario
di servizio (periodo di
tempo durante il quale l’ufficio è attivo per lo svolgimento dei compiti
istituzionali): dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18. Particolari esigenze,
di cui l’amministrazione vuole solo informare i sindacati locali,
potranno portare l’orario dalle 7.45 alle 18.30. Si procrastinerebbero le
scadenze del sabato per mantenere gli uffici chiusi.
Assistenza: va garantita anche al sabato nei momenti prossimi alle scadenze. Come tali vengono classificate le presentazioni delle dichiarazioni, gli impegni dovuti alle nuove procedure di controllo automatizzato delle dichiarazioni e la gestione degli avvisi bonari. Questi sono gli uffici che devono garantire (escluso il periodo 1° agosto/14 settembre) l’apertura al pubblico.
Entrate,
IIDD, IVA, Registro e Sezioni Staccate DRE |
Servizi
informazione e assistenza al contribuente, ricezione e rilascio atti |
Direzioni
Regionali Entrate |
Servizi
assistenza, anche telefonica, ai contribuenti |
Centri
di Servizio |
Servizi
di assistenza telefonica al contribuente |
Gli
uffici centrali articoleranno gli orari su cinque giorni; per le Commissioni
tributarie il sabato dipenderà dalla programmazione dei lavori da parte dei
singoli presidenti di commissione.
La ricezione atti può essere effettuata di sabato anche se il termine resta prorogato (vedi sopra) al primo giorno feriale successivo.
Apertura al pubblico (ricompreso nell’orario di servizio in cui l’utenza può accedere ai servizi erogati).
Si definisce in ciascuna strutture tenendo conto di effettuare quattro ore totali nella fascia antimeridiana e, almeno due giorni alla settimana, per due ore nella fascia pomeridiana; garanzia nella giornata di sabato per i servizi sopra specificati dalle ore 9 alle ore 13. Il personale presente il sabato potrà essere solo quello indispensabile ai servizi in oggetto e non potrà superare 4 unità negli uffici fino a 15 dipendenti, 6 unità negli uffici tra 16 e 30 dipendenti, 9 unità negli uffici tra 31 e 50 dipendenti, 12 unità negli uffici oltre 50 dipendenti.Se possibile bisognerà uniformare l’orario di apertura al pubblico degli uffici della stessa sede (città).
La montagna ha partorito il topolino
Il giorno 11 luglio abbiamo incontrato
l’Amministrazione per una verifica sui processi di mobilità volontaria messi
in moto con la firma del Contratto Integrativo.
L’Amministrazione ci ha consegnato
due libroni contenenti le graduatorie.
Purtroppo il risultato di questa
mastodontica
operazione conferma tutti i dubbi e le perplessità che avevamo
manifestato in sede di contrattazione.
Come si può facilmente evincere
dalla tabella a margine, a fronte di un numero incredibile di domande (4357
per il Ruolo Unico e 877 per le Dogane) il processo di mobilità volontaria
coinvolgerà solo 193 persone per il Ruolo Unico e 34 per le Dogane.
Il dato percentuale è
sconvolgente. A seguito dell’accordo sulla mobilità l’Amministrazione
accontenta solo il 4% di coloro che hanno manifestato intenzione di essere
trasferiti.
Ma ancora più inquietante il confronto con i posti
che “virtualmente” l’accordo aveva reso disponibili: 1136 per il Ruolo Unico e
162 per le Dogane. Rispetto a questi dati gli effettivi posti assegnati sono
il 15 % per il ruolo Unico e il 20% per le Dogane. Perché questo sfalsamento? L’Amministrazione
ha dichiarato che, seguire il meccanismo dell’Accordo, che incrociava i dati in
entrata ed in uscita dalle singole regioni,
ha reso impossibile il completamento delle graduatorie. Quindi un
meccanismo perverso che da l’illusione di numeri virtuali – tra l’altro già
molto bassi rispetto alle reali esigenze del personale – che poi vengono
clamorosamente smentiti. Incompetenza o calcolo?
Rileviamo inoltre che il flusso dei trasferimenti
approvati è il seguente: da Nord a Centro-Sud 89; da Nord a Nord 16; da
Centro-Sud a Nord 24; da Centro-Sud a Centro-Sud 98. Sono numeri che
contrastano fortemente con il numero delle domande che vedevano 355 richieste
per il Nord (accontentati l’11,26%) e 3945 richieste per il Centro-Sud (accontentati
il 4,7% di cui oltre metà non asseconda la massa delle domande per
trasferimenti da Nord al Centro-Sud ma restano trasferimenti “locali”).
Oltre ad essere sbagliato l’accordo che
consente la possibilità, nella sostanza di assegnare meno del 20% dei
trasferimenti ipotizzati, sembra che qualcosa non torni nei conti se di
questi posti ridotti solo una piccolissima parte soddisfa la maggioranza di
domande.
Tutti con caratteristiche perdenti secondo i criteri? Sono così giusti i criteri? Non è che l’Amministrazione, approfittando della difficoltà di controllare a posteriori tutti gli incroci, ha forse “lavorato” sui dati per limitare il flusso verso il Centro-Sud? Chi ha firmato l’accordo per la mobilità, se ne è accorto? Sembrerebbe di no visto che per il 2000 ne propone un altro con gli stessi criteri.
LEGGE 104/92
E’ un
diritto, non un regalo
Abbiamo,
unitamente alle altre sigle sindacali (una volta tanto) e de Comitato Pari
Opportunità manifestato profondo dissenso sulle modalità di gestione, da parte
dell’Amministrazione, ma soprattutto del Dipartimento delle Entrate, della
questione relativa al diritto di avvicinamento al proprio domicilio sia per
problemi personali che di assistenza a congiunti, diritto garantito appunto
dall legge 104/92. Non è accettabile che l’Amministrazione metta questo diritto alla stregua di
una qualsiasi mobilità del personale e si arroghi il diritto di concederlo o
meno spesso chiudendosi o dietro l’indispensabilità del dipendente
nell’ufficio cedente o a presunti esuberi nell’ufficio richiesto. L’Amministrazione
ha dichiarato che si sta attivando un’inversione di tendenza. Noi non ci fidiamo e sollecitiamo tutti i sindacati ad, assieme
a noi, insistere per ottenere dati e garanzie sull’argomento.
TRE MILIONI (PARTE
III)
Pochi, maledetti e subito, ma…
Chi scrive è reduce da
un’assemblea tenuta a Novara dove un lavoratore, neo-iscritto alle
Rappresentanze sindacali di base, ha affermato che la goccia che ha fatto
traboccare il vaso e che lo ha convinto ad allontanarsi dal sindacalismo
concertativo, è stato proprio l’accordo dei tre milioni, con cui, secondo lui,
è emersa la vera considerazione che CGIL-CISL-UIL e SALFi hanno dei
lavoratori: persone
che si possono comprare con quattro lire.
E’ un’analisi che
condividiamo, secondo
noi è offensivo pensare che gettare una manciata di soldi nelle mani dei
lavoratori, dopo aver contribuito in tutti i modi a svuotarle, quelle mani, possa
convincerli che tutto sia come prima.
Sia chiaro, non stiamo
dicendo che non vogliamo quei soldi, diciamo che un acconto su quello che è
nostro diritto dall’anno scorso è una contraddizione.
Invitiamo i lavoratori a prenderseli
quei soldi, ma a non pensare che siano un acconto di un arretrato bensì il primo mattone su cui
costruire la rivendicazione della quattordicesima mensilità come recupero solo
parziale dei soldi che negli anni ci sono stati sottratti.
Speriamo che le
pressioni, anche attraverso questo notiziario, che stiamo facendo
sull’argomento, consentano un sollecito
pagamento delle spettanze. Ci impegneremo perché quella cifra diventi un diritto, non più
un acconto da conguagliare.
PRODUTTIVITA’
Mai fuori dall’orario di lavoro
Presso la Direzione
Provinciale del Lavoro di Cuneo, su tentativo di conciliazione proposto dalle
Rappresentanze sindacali di Base, si è giunti alla definizione del corretto
utilizzo dei fondi del salario accessorio legati alla produttività (Fondo
Unico di Amministrazione). Il Collegio propone
all’unanimità, a prescindere dal raggiungimento degli obiettivi, di far
recuperare le ore funzionali al raggiungimento degli stessi, effettuate dai
lavoratori concedendo ai dipendenti la possibilità di far loro effettuare
riposi compensativi entro il 2000, per le ore di fatto prestate, senza nulla
riconoscere che tale recupero avviene a titolo di ore prestate a titolo di
straordinario.
Si desume che:
1) i soldi
del salario accessorio sono in pectore soldi dei lavoratori, l’Amministrazione non può
fissare obiettivi che non tengano conto dell’effettiva realtà (piante
organiche, organizzazione del lavoro, ristrutturazioni organizzative, corsi di
formazione);
2) obiettivi
che non tengano conto di questi dati sono illegittimi perché non raggiungibili se non
con prestazioni lavorative extra rispetto a quelle stabilite dal contratto (36 ore
settimanali);
3) le
prestazioni di lavoro eccedenti le 36 ore, effettuate al fine del raggiungimento
degli obiettivi seppur non possano essere classificate come ore di straordinario
possono (devono) essere recuperate dai dipendenti..
Applicando questi concetti risulta evidente
che non sarà possibile contrattare in alcun modo salari accessori che, prescindendo
dalle effettive condizioni degli Uffici, obblighino i lavoratori ad orari
extra per il raggiungimento degli obiettivi.
La travalicazione
dell’orario di lavoro, oltre ad essere fenomeno illegittimo, è anche fenomeno
di forte discriminazione tra chi, privo di famiglia, può avere maggiore
disponibilità del suo tempo, e chi, spesso le donne, ha impegni familiari che
gli impediscono di accedere a fette di salario che sono di loro diritto.
Per quanto riguarda le
trattative sul salario accessorio quindi l’indirizzo che possiamo fornire è il
seguente:
1) Verifica dei carichi di
lavoro attribuiti riguardo alle effettive capacità operative
dell’Ufficio (con eventuale richiesta di modifica dei carichi di lavoro);
2) Produttività da raggiungere
durante le ore ordinarie di lavoro (in caso di superamento
dell’orario, mai oltre le nove ore complessive) le ore effettuate in più vanno
recuperate;
3) Produttività d’ufficio.
L’ufficio, dall’usciere (ove esiste ancora) al Direttore ha contribuito al
raggiungimento degli obiettivi. Quindi i soldi vanno divisi tra tutti equamente.
RIQUALIFICAZIONE
Per
i profili di VII qualifica il corso dovrebbe partire intorno al 24 luglio (si vocifera
di un modulo a fine agosto)… Stanno scherzando?