Riunione
del Coordinamento Nazionale RdB-P.I. – Ministero delle Finanze – mercoledì 20
settembre
In questo
numero:
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Catasti:
Classamento U.I.U. Chi fa gli interessi di chi?
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Tre milioni:
arrivano ma…
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Riqualificazione
: la farsa infinita. Le RdB chiedono chiarimenti.
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Centri di
Servizio: c’è una via d’uscita?
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Lettori Ottici
(Area A) : Chi ha vinto?
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Territorio:
Passaggi agli enti locali. Come.
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Maggiorazione RIA
– E’ ancora necessario fare ricorso?
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Catasti:
Classamento U.I.U. Chi fa gli interessi di chi?
Ci sarebbe da pensare che non c’è alcun limite alla faccia tosta di alcune organizzazioni sindacali. Il caso specifico, sollevatoci dall’Ufficio del Territorio di Aosta e che sta rimbalzando – speriamo che questo articolo serva ad accelerare il processo – in molti Uffici del Catasto è esempio di un atteggiamento che o è stupido o truffaldino. Cosa è accaduto? Semplice, nel marzo 1998 alcuni sindacati (i soliti) avevano firmato un progetto di classamento delle Unita immobiliari da parte dei catasti, prevedendo circa 9 milioni di pezzi da classare e stanziando – fondi 1998 – un relativo importo premiale per i lavoratori che si sarebbero sobbarcati questo onere. L’accordo, astutamente, lasciava spazio ad una verifica dello svolgimento dei lavori e ad eventuali accordi di “aggiustamento”. Così è accaduto, ma in maniera clamorosa. Ma andiamo in ordine. L’accordo divideva gli uffici in due fasce, quelli che avrebbero terminato il recupero arretrato entro giugno 1999, premiati con una cifra maggiore a pezzo, e quelli che avrebbero terminato il lavoro entro fine 1999. Anche il contabile più sprovveduto avrebbe capito che a fronte di uno stanziamento fisso complessivo non sarebbe stato possibile garantire l’importo maggiore per pezzo lavorato se un numero molto elevato di uffici fosse rientrato nella prima fascia. Pur sorvolando inoltre su quanto l’accordo ha causato negli uffici in termini di separazione nel personale e corsa all’accumulo delle pratiche, quello che è successo è che due anni dopo l’accordo iniziale, a consuntivo, l’Amministrazione si è accorta che le pratiche da lavorare – e che sono state effettivamente lavorate - erano non 9 milioni ma quasi 14, un incremento incredibile di oltre il 55%. I sindacati firmatari dell’accordo, perseverando in un atteggiamento che verrebbe da definire truffaldino, hanno quindi pensato bene di rivedere al ribasso (di oltre il 40%) l’importo che era stato fissato come compenso per la singola pratica che è passata da 18.000 a 11.700 lire per quelli che hanno terminato entro giugno 1999 e da 15.000 a 11.400 lire per gli altri. Aver concluso sei mesi prima darebbe quindi diritto ad un fantastico compenso di 300 lire lorde a pratica. Certo, il risultato è legale, diranno i sindacati firmatari, dell’accordo e dell’aggiustamento, perché fin dall’inizio si era detto che i 9 milioni di pezzi erano una stima e fin dall’inizio si era prospettata una revisione dell’accordo. Ma certo non può essere sottaciuto che l’errore di valutazione è talmente marchiano da non insospettire. Come è possibile sbagliare così grossolanamente? Come è possibile che il sindacato a fronte di un errore così enorme firmi un accordo di revisione tutto a discapito di chi il lavoro lo ha effettuato? Vale la pena fidarsi di chi firma contratti a nome nostro e poi, una volta che il lavoro è stato effettuato, approfittando di sotterfugi, li modifica a nostro discapito? Il “senso di responsabilità” di questi sindacati ha un limite?
Tre
milioni: arrivano ma…
Finalmente arrivano negli uffici
i tre milioni (due netti) che i sindacati firmatari dell’accordo del 21 giugno
ci hanno assicurato che sarebbero arrivati entro fine luglio. La posizione
delle Rappresentanze sindacali di base sulla questione crediamo sia ormai nota,
ma riteniamo comunque chiarirla ulteriormente. Non è accettabile, secondo noi,
che venga mantenuto così basso il nostro stipendio per garantire un sempre
maggiore incremento di soldi nel salario accessorio. Questi soldi sono di tutti
ma non per tutti, perché vengono destinati, e sono proprio i sindacati in
molti casi a spingere in questa direzione, solo a coloro che, si dice, lo
“meritano”. Un concetto che favorisce clientelismi, divisioni tra il personale
e fenomeni come quelli dell’articolo precedente, con lavoratrici e lavoratori
che per mantenere in qualche modo il potere d’acquisto del proprio stipendio
sono obbligati ad abbassarsi a cottimi truffaldini. Nel salario accessorio del
ministero delle finanze c’è oggi un importo intorno al 20% dello stipendio
base. Quasi sette milioni a testa. Soldi nostri con cui si poteva pagare la
quattordicesima mensilità e aumentare gli stipendi attraverso una vera
riqualificazione del personale – non la cosa orribile di cui parleremo nel
prossimo articolo. Cosa si è scelto di fare?
Di distribuire secondo il merito, di premiare alcuni anziché altri. Per cui
ci saranno colleghi che, siccome non hanno la fortuna di stare in determinati
uffici, o servizi, vedranno di quei soldi solo una piccola fetta perdendo
moltissimo rispetto all’inflazione. Oggi, riteniamo anche grazie alla
difficoltà in cui la nostra proposta della quattordicesima mensilità le aveva
messe, Amministrazione e sindacati hanno firmato un accordo per distribuire
negli uffici un acconto del fondo unico di amministrazione del 1999. Ma badate
bene, e questo è evidente nel momento in cui ci fanno firmare la ricevuta salvo
conguaglio, come fanno solitamente (vedi articolo precedente) se danno con una
mano tolgono con l’altra. Ci dicono che
i tre milioni (due netti) che oggi ci sembrano regalare, dovremmo
guadagnarceli perché dobbiamo impegnarci al conguaglio nel caso non dovessimo raggiungere quell’importo
attraverso le solite indennità. Essere
grati? Non crediamo proprio. Per le Rappresentanze sindacali di base, e questa
è l’indicazione che stiamo dando a tutte le strutture dove sono presenti nostri
delegati, oltre naturalmente a suggerire a chiunque sia animato da principi di
equità, questi soldi sono già oggi una quattordicesima mensilità, che non può
e non deve essere messa in discussione dalle trattative che in ogni posto di
lavoro devono essere messe in atto sul fondo unico di amministrazione per
l’anno 1999. In pratica, e siamo a disposizione per chiarimenti su questa
posizione, non accetteremo alcun progetto che crei differenze nel personale
almeno fino all’assorbimento completo dei soldi distribuiti fin qui a
lavoratrici e lavoratori. Nessuno deve correre il rischio di restituire nulla.
Riqualificazione
: la farsa infinita. Le RdB chiedono chiarimenti.
Cominciano a pervenire i
primi risultati della riqualificazione. Risultati che non possono che destare
forte preoccupazione. In Sardegna ed in Emilia-Romagna, ad esempio, le
commissioni sono particolarmente rigide, bocciando, nei corsi in cui ci sono
più posti a concorso che partecipanti, quasi il 30% dei candidati. Il risultato
è quello di attribuire ancora meno dei posti che erano in origine disponibili.
Questo rafforza la posizione critica che verso “questa” riqualificazione
abbiamo sempre tenuto. La lenta ma inesorabile erosione dei posti disponibili è
solo un aspetto di un percorso vertiginoso in cui sono stati obbligati le
colleghe e i colleghi per ottenere qualcosa che era loro diritto: un livello di
inquadramento. Concorsi veri e propri, si
diceva per metterci al riparo dai “cattivoni” della DIRSTAT, che hanno
previsto prove feroci oltre due anni fa, corsi con ore supplementari non
recuperabili, percorsi di chilometri per “farsi vedere” dai tutor, incertezza
fino all’ultimo sulle modalità delle prove finali. Non c’è problema, state
tranquilli. Questo è quello che tutti ci avevano detto. Una formalità? Non proprio.
Oggi emerge con estrema chiarezza il disegno complessivo. Una grossa macchina
per spendere soldi (va notato che provenivano dal Fondo di Previdenza) e per
favorire, anche in questo caso, clientelismi di bassa lega, spesso solo millantati. La disparità di
trattamento e di svolgimento delle prove finali, tra una regione e l’altra e
talvolta anche nella stessa regione tra qualifiche differenti, è il segno di
quanto ci aspetta con le Agenzie. Lavoratori che, sempre più, pur svolgendo lo
stesso lavoro avranno trattamenti diversi a seconda delle disponibilità
economiche delle singole realtà territoriali oppure la maggiore o minore
“managerialità” dei dirigenti locali. Le Rappresentanze sindacali di base, per
protestare riguardo a queste discriminazioni hanno richiesto un incontro alla
Direzione Generale del Personale. Anche perché, pare che non sia finita, come
vedremo nell’articolo successivo, in molte regioni, il processo di
riqualificazione di fatto mette i lavoratori nelle mani delle Direzioni Regionali
e/o Compartimentali che con le riforme degli Uffici Unici e lo smantellamento
dei Centri di Servizio non chiedono altro di avere personale che per passare di
livello dovrà passare l’ulteriore scoglio di accettare una sede non gradita.
Sulla questione va segnalato che in Liguria, dove nel Dipartimento delle
Entrate c’è una forte presenza e visibilità delle RdB, abbiamo ottenuto che le
carenze dichiarate di alcuni uffici non possano essere coperte con i vincitori
dei corsi di riqualificazione la cui destinazione dovrà necessariamente essere
concordata con le organizzazioni sindacali. Noi dal canto nostro chiederemo
che, dopo una richiesta di mobilità volontaria, sia garantita alle lavoratrici
e ai lavoratori la permanenza nella loro sede di servizio.
Centri
di Servizio: c’è una via d’uscita?
La continua incertezza in cui sono lasciati i lavoratori dei Centri di Servizio è lo strumento attraverso il quale in alcune realtà territoriali, più che in altre, l’Amministrazione procede nelle prove di “managerialità” di cui parlavamo precedentemente. E anche qui emergono situazioni diverse – ma simili - a seconda delle realtà territoriali. Esempi? A Palermo la sistemazione degli Uffici delle Entrate lascia nel limbo i lavoratori del Centro di Servizio che, con Uffici saturi di personale, almeno secondo l’Amministrazione, non troverebbero sbocco territorialmente gradito. I sindacati interni, non RdB, hanno firmato un accordo, in cui viene varata un sondaggio esplorativo sulla volontà o meno a rimanere nel Centro di Servizio. Per i lavoratori, che spesso non si fidano degli accordi dei sindacati, e avrebbero ragione da vendere, visti gli articoli precedenti, resta il dubbio: se scelgo di rimanere firmano una cambiale in bianco, non conoscendo la fine del Centro di Servizio, se scelgo di andare mi metto alla mercè di trasferimenti. Che fare? A Bologna, la situazione sotto certi versi è ancora peggiore. La Direzione Regionale ha addirittura diffuso un “volantino” in cui ironizza con le preoccupazioni sollevate dalle lavoratrici e dai lavoratori affermando che il processo di aziendalizzazione che noi denunciamo non comporta rischi. Nel frattempo decide di licenziare lavoratori a termine del periodo di prova o perché non sono accettabili sul piano caratteriale. A Roma e a Genova, per contro, si cominciano a fissare attraverso accordi di mobilità le vie d’uscita per i lavoratori dal Centro di Servizio, su base cittadina salvo istanze specifiche di mobilità volontaria. L’unica risposta sta in un incontro nazionale che i delegati – sindacali e RSU - di tutti i Centri di Servizio devono chiedere alla dirigenza del Ministero delle Finanze.. magari accompagnate da petizioni dei lavoratori. Numeri di fax: Direzione Generale AA.GG. e del Personale 06/50267296 – Dir.Generale Entrate (Dott.Romano) 06/59648842 – Dip.Entrate, Dir.Personale (Ing. Fenu) 06/59648740.
Lettori Ottici (Area A) : Chi
ha vinto?
La forte vertenza che le Rappresentanze
sindacali di base hanno varato sulla questione lettori ottici ha creato enormi
scompensi nei Centri di Servizio e reazioni, spesso scomposte, sia da parte
dell’Amministrazione che degli altri sindacati. Il segnale che è emerso forte
durante la questione era: i lavoratori non devono protestare e lottare perché
i sindacati nazionali (CGIL-CISL-UIL e SALFi) conoscono i loro problemi e
sicuramente li risolveranno. Si sono così create tensioni fortissime
all’interno dei Centri di Servizio, tensioni che i sindacati, anziché stemperare
hanno cercato di acuire, proprio per convincere i lavoratori a smettere la
lotta. Pensiamo al comunicato della CGIL del Trentino, che diceva ai lavoratori
che stavano agendo illegalmente visto che si rifiutavano, in assenza
dell’attivazione delle procedure previste dal contratto, di svolgere mansioni
superiori; pensiamo all’atteggiamento della CGIL di Genova, che per processi di
mobilità suggeriva i lavoratori che si rifiutavano di svolgere mansioni
superiori. Questi sindacati hanno firmato un accordo per il passaggio tra le
aree, come sempre, molto “responsabile”. Il testo dell’accordo è presente nella
sezione Ministero Finanze del nostro sito www.rdbcub.it (Sezione Pubblico Impiego-Ministeri).
Dimenticano di scrivere quanti sono il 100% dei posti disponibili in B1 – che
sono poco più di cento. Dimenticano assolutamente che il ruolo del sindacato è
quello di farsi promotore di modifiche e migliorie del sistema. Come è accaduto
sempre da molti anni a questa parte, si limitano a prendere atto, che secondo
piante organiche ormai non più reali, i posti sono quelli. Nessuno – salvo RdB
- rivendica una modifica delle piante organiche basata sulla rilevazione delle
reali professionalità in campo. La figura degli acquisitori con lettore
ottico, come oggi quella di addetto ai call-center, non esiste nelle piante
organiche. Andava inserita e collocata adeguatamente (almeno 4, se non 5 livello)
e poi effettuato un concorso per quella qualifica – con ovvia forte prevalenza
di titoli per chi aveva già da tempo – anche a seguito di un corso – svolto
tali mansioni e che magari era anche in possesso di una laurea il cui utilizzo
potrebbe renderlo più utile anche all’Amministrazione. Non si è voluto fare
così. Si è promesso di svuotare l’Area A. Il dubbio che ci pervade ora è: visto
l’atteggiamento, cosa intendono per svuotamento dell’area A? Le RdB non si
sono dimenticate di questa vertenza che ci ha fortemente caratterizzati. La
costituzione delle Agenzie non sarà in questo senso, indolore per il
Ministero… E’ forse per questo che stanno cercando di eliminare le
Rappresentanze sindacali di base facendo una conta numerica degli iscritti e
dicendo che non superiamo lo sbarramento posto per limitare i titolari alla
contrattazione? Se così fosse è di vitale importanza, per le vertenze che
solo noi portiamo avanti che vi iscriviate alle Rappresentanze sindacali di
Base
Territorio: Passaggi agli
enti locali. Come?
Ci
è stata presentata una bozza di decreto
in materia - e da cui sono tratte le citazioni tra virgolette. Per il momento
preferiamo astenerci da ogni commento sulla stessa. Riteniamo opportuno per informazione
citarne i passaggi salienti. La bozza definisce in “n.4000 unità di personale,
con rapporto a tempo indeterminato, addette agli uffici del territorio
(settore catasto) del Ministero delle Finanze” il personale che ai sensi del decreto
legislativo n.112/98 sarà trasferito ai comuni assieme “all’esercizio delle
funzioni in materia di tenuta e aggiornamento del catasto e dei relativi
servizi”. “L’amministrazione ministeriale, entro dieci giorni dalla deliberazione
della Conferenza unificata, che individua le sedi di destinazione del personale
all’interno di ciascun ambito regionale, comunica per iscritto ai dipendenti
interessati l’elenco di dette sedi. Il personale interessato dal trasferimento
di funzioni presenta, a seguito della comunicazione (…) domanda di
trasferimento, indicando una o più sedi nell’ambito della propria o altra
regione, in ordine di preferenza (…). La mancata presentazione di quest’ultima
equivale a richiesta di permanenza. (…) L’amministrazione predispone per ogni
Regione una graduatoria sulla base dei criteri e dei punteggi (…) Nel caso in
cui le domande di trasferimento risultino inferiori al numero individuato per
ciascuna regione si procede all’individuazione del restante personale da
trasferire nell’ambito territoriale (…) attingendo dalle graduatorie regionali
predisposte per i dipendenti che hanno presentato domanda di permanenza (…) e
quelli che abbiano indicato sedi diverse da quelle della regione di appartenenza.
(…) Il personale trasferito conserva il trattamento economico fisso e
continuativo acquisito (stipendio, IIS, retribuzione individuale di anzianità
e indennità di amministrazione). Allo stesso si applicano le dinamiche
retributive del comparto in cui è compreso il personale dell’ente di
destinazione. La equiparazione tra le professionalità possedute dal personale
(..) è la seguente :
Ministeri |
EE.LL. |
A1 |
Cat.A
(A1) |
B1 |
Cat. B (B1) |
B2 |
Cat. B (B3) |
B3 |
Cat. C (C1) |
C1 |
Cat.
D (D1) |
C2-C3 |
Cat.
D (D3) |
Al
personale trasferito è riconosciuta a tutti gli effetti la continuità del
rapporto di lavoro e l’anzianità di servizio maturata presso l’amministrazione
di provenienza. Il personale trasferito può permanere, a domanda, nel regime
previdenziale proprio del personale del comparto di provenienza…”
Maggiorazione RIA – E’ ancora necessario fare ricorso?
… l .. sottoscritt…
_________________________________________________
in servizio presso :
____________________________________________ con la
qualifica di
__________________________________________________ q.f.;
PREMESSO
che ha maturato successivamente al 31 dicembre 1990
e entro il 31 dicembre 193, nella qualifica di ____________________
l’anzianità di effettivo servizio di anni ______ (1);
che per gli effetti dell’art.7, 1° comma del D.L. n.384/92, convertito nella legge
n.438/92, che ha prorogato la vigenza del D.P.R. n.44/90 sino al 31 dicembre
1993, ha diritto alla maggiorazione della retribuzione individuale di
anzianità (R.I.A.), prevista dall’art.9, commi 4 e 5 , del richiamato D.P.R.
n.44;
CHIEDE
che gli venga corrisposta, per le causali in
premessa, la maggiorazione annuale della retribuzione individuale di anzianità
acquisita in diritto, nonché le competenze arretrate
spettanti per legge, maggiorate degli interessi e della rivalutazione
monetaria.
__________, lì __________ Firma ___________________________________