IL
SACCO BUCATO N. 11 – 25/11/2000
In
questo numero:
|
A
parte tutto. Mobilità e stipendi: i veri problemi
|
|
Mobilità
1. Centri di Servizio: la lotta continua (e riguarda tutti)
|
|
Mobilità
2. Marche: De Mutiis vs RdB, gli Uffici delle Entrate e l’uso del
personale
|
|
Mobilità
3. Demanio / Territorio, possiamo scegliere? Come si fa a scegliere?
|
|
Mobilità
4. Commissioni Tributarie: il Ministero "snello"
mette su pancetta – e se poi facesse una dieta?
|
|
Mobilità
5. Accordo su distacchi e comandi: sul filo del rasoio
|
|
Uno
sporco contratto, nessuna coerenza – Sciopero Generale Pubblico
impiego Giovedì 7 dicembre
|
|
Di
circolare in circolare 1. Permessi personali articolo 18
|
|
Di
circolare in circolare 2. Orario di lavoro, e di sportello, nessuna
modifica senza garanzie
|
|
Prepensionamenti
ed altro : il documento ”fantasma” (parte III)
|
A
parte tutto (mobilità e stipendi: i veri problemi)
Siamo
certi che la riqualificazione o l’utilizzo a ore o a giorni dei permessi
personali ex art.18, o altro ancora, sono problemi importanti, di cui parleremo
e che cercheremo di affrontare nel migliore dei modi. Ma, sia il processo di
riforma sia il contratto economico
scaduto
da quasi un anno, ci obbligano a soffermarci soprattutto sulle questioni della mobilità,
intesa come sicurezza del posto di lavoro, sia come sede, sia in senso stretto
come mantenimento del lavoro, e quelle dei nostri miseri stipendi. Due
questioni, in cui, come vedremo, emerge chiaro il progetto di destrutturazione
messo in atto dall’Amministrazione. Accettare passivamente? Non crediamo che
così debba essere. L’accettazione passiva e la condivisione (attraverso la
concertazione) dei “problemi” e delle “esigenze” dell’Amministrazione,
ci ha portato dove siamo, in una situazione di incertezza totale in cui
cercare di far chiarezza è impresa titanica.
Tutte
le nostre iniziative discendono da un semplice concetto: IN NESSUN MODO IL
PESO DELLE RISTRUTTURAZIONI DEVE GRAVARE SU LAVORATRICI E LAVORATORI.
Noi
ci stiamo provando, e con piacere rileviamo, sia in base alla crescita del
numero dei nostri iscritti, sia in base alla crescita alla partecipazione
alle nostre iniziative, siano essi scioperi, assemblee o presidi, che non
siamo un gruppo di isolati “Mohicani”. Chi sbaglia forse sta da
un’altra parte.
Mobilità
1. Centri di Servizio: la lotta continua (e riguarda tutti)
Riteniamo
importante sottolineare una volta di più quanto, secondo noi, sia paradigmatica,
sul fronte della mobilità, la lotta dei Centri di Servizio.
Oggi
l’unica proposta alternativa a quella dell’amministrazione è quella
delle RdB, che “uniche” si sono confrontate prima e dopo averla presentate
con i colleghi (tutti, non solo gli iscritti). Il nostro coordinamento nazionale
ha tenuto sei assemblee negli ultimi 14 giorni (Genova, Trento, Venezia,
Milano, Palermo, Torino), mentre le nostre strutture locali hanno mantenuto
vivo il confronto con assemblee gestite localmente e con discussioni serrate in
tutti gli altri Centri, a partire da Bologna, da cui la vertenza, ricordiamo,
era partita in una partecipata Assemblea tenuta il 3 ottobre scorso. I
colleghi di Bologna lamentavano, a fronte dell’incertezza sul futuro dei
centri di servizio, atteggiamenti, a dir poco intimidatori da parte di Pirani,
il Direttore Regionale delle Entrate dell’Emilia Romagna che, in maniera più
o meno ufficiale, a più riprese, aveva dichiarato di voler utilizzare il personale
per tappare i buchi di organico della regione.
Dopo,
e durante, quell’assemblea abbiamo elaborato una proposta, che, in
sostanza, prevede che il personale, coinvolto per motivi di ristrutturazione
in processi di mobilità, debba poter scegliere la propria destinazione.
E’
una proposta valida oggi per i Centri di Servizio ma che tutti devono appoggiare
perché esportabile in qualsiasi situazione.
La
proposta, pubblicata nel numero 8 de Il sacco bucato (del 10 ottobre scorso), ha
fatto più volte il giro dei Centri di Servizio per ricevere ogni volta
l’approvazione di colleghi, soprattutto dopo la controproposta
dell’Amministrazione (7 novembre) in linea con quanto pocanzi attribuito a
Pirani.
Il
voto spesso unanime a favore dalla proposta RdB che nutritissime assemblee –
mai sotto il 40% del personale presente, spesso vicino al 70/80% dello stesso -
hanno manifestato; i documenti di supporto alla stessa – a Trento sono state
raccolte le firme di oltre l’80% del personale, e stiamo ancora attendendo
le altre che le assemblee hanno deliberato di prepararlo - e di responsabilizzazione
della altre sigle rispetto al problema e al modo di affrontarlo; gli scioperi già
dichiarati a Genova e a Bari; i consensi che, attraverso decine di iscrizioni,
abbiamo raccolto in questa fase. Tutto sta a dimostrare che al di là dei
giochi di poltrona ai tavoli nazionali i veri attori delle questioni sindacali
sono lavoratrici e lavoratori.
La
credibilità della nostra proposta si rafforza con la sottoscrizione, seppur con
tutti i distinguo che diremo in un articolo successivo, dell’accordo su distacchi
e comandi.
Chi
potrà parlare di esuberi e carenze dopo aver sottoscritto la regolarizzazione
di posizioni maturate senza alcun criterio?
L’amministrazione
è in difficoltà. Si pensi che i colleghi – e le RSU di Trento - hanno
inviato la petizione raccolta tramite il fax dell’ufficio e che il Dott.Romano,
l’uomo che ricoprirà uno dei ruoli più potenti di questo paese, a fronte di
questo bailamme, sembra si sia premurato di far sapere al personale di non
approvare l’uso delle apparecchiature di ufficio per l’invio della
protesta. A parte la legittimità del gesto dei colleghi di Trento,
senz’altro fuori discussione, resta la grottesca reazione di
un’amministrazione la cui managerialità si quantifica sulle duemila lire del
fax spedito da Trento. Ci viene quasi voglia di aprire un mutuo o fare una
colletta…
Mobilità
2. Marche: De Mutiis vs RdB, gli Uffici delle Entrate e l’uso del personale
Abbiamo
gia accennato in altri numeri la vertenza che la nostra delegazione nelle Marche
ha aperto contro la Direzione Regionale, e di fatto, contro i sindacati,
che, sbandierando
il solito
“senso di responsabilità” , hanno finito con il sottoscrivere un accordo
– il 22 ottobre scorso - in cui
si concorda - citiamo testualmente - “la mobilità coattiva dall’Ufficio
Iva e dalla Sezione Staccata di Ascoli Piceno (…) e di Macerata…”. Le
firme sotto l’accordo sono di CGIL-CISL-UIL che nelle Marche hanno scelto di
condurre la trattativa a tavoli separati dalle altre sigle, forse perché così
per loro sarebbe stato più facile sottoscrivere quell’obrobrio.
Le
Rappresentanze sindacali di base, come sempre, non si sono fatte spaventare dall’essere
minoranza ed hanno cercato di divenire maggioranza tra chi lavora,
attraverso una raccolta di firme, attraverso confronti con le colleghe ed i
colleghi, attraverso la formulazione di proposte alternative.
Nelle
Marche come nei Centri di Servizio, emerge il dato di un’amministrazione che
quando si riorganizza vuole usare le professionalità maturate (e magari
neppure mai riconosciute) come un arma contro chi lavora, come l’argomento
principale per sbattere le persone a destra e a manca come se fossero pacchi
postali. Si dice, insomma, tu hai sempre fatto un lavoro, ora quel lavoro
non mi serve più nell’ufficio in cui lavori da anni, ma magari ad un ora e
mezza di corriera da lì: arrangiati.
Non
sappiamo come si concluderà la vertenza nelle Marche, ma un dato è certo.
Ancora una volta, con coerenza, solo le RdB hanno percorso strade e ragionamenti
alternativi…
Mobilità
3. Demanio / Territorio, possiamo scegliere? Come si fa a scegliere?
Ancora
un esempio di quanto sia feroce l’atteggiamento dell’amministrazione lo
troviamo nella questione demanio/territorio. Come sapete le due funzioni di
scinderanno in due agenzie ed è stato quantificato in circa 1.500 unità il
personale che, attualmente al Territorio, farà parte dell’Agenzia del Demanio.
Purtroppo,
oltre questo dato, vi è il nulla, o peggio, le voci più disparate. A
proposito, pare che nella futura Agenzia del Territorio spariranno le Direzioni
Compartimentali e si creeranno Direzioni Regionali.
Ma
nella scelta Demanio/ Territorio, il primo dato che emerge è che forse di vera
scelta non si tratta.
Il principio che anima tutte le riforme, appoggiato da chi le ha
sottoscritte dalla prima all’ultima virgola, è che, per garantire la
funzionalità delle nuove strutture il personale deve seguire le proprie
funzioni. Bene, quando questo serve a riconoscere una professionalità,
cosa che a partire dalla legge 312 in poi, mai è stato fatto, male se questo
significa, anche in questo caso, come in quelli precedenti, il tentativo
di destinare le professionalità (che non è concetto asettico, ma si tratta
di individui con rapporti sociali, familiari e tempi di vita da tutelare), nei
luoghi dove la riorganizzazione esige.
E
così alcuni compartimenti del territorio – più realisti del re –
cominciano, ancor prima di alcuna firma di accordo sull’argomento (forse
nella certezza che i sindacati amici firmeranno alla fine qualsiasi cosa messa
sul tavolo), a spargere voci su chiusura e ridimensionamento di uffici. In
Friuli, si è parlato in pratica di ridimensionamento di Trieste e Gorizia a
favore di un potenziamento di Udine e poi si è chiesto al personale se
voleva andare al Demanio o restare al Territorio.
Ancora
una volta, in Friuli le RdB, hanno chiesto si fermasse tutto, dicendo al
personale di non manifestare alcuna opzione almeno fino a quando non ci sarà
chiarezza sulle reali sedi della futura Agenzia del Demanio.
Siamo
intervenuti presso il Dipartimento raccogliendo la netta sensazione che la
questione sia loro sfuggita di mano.
Ci
impegniamo, fin da ora, anche con questo documento ad allargare la vertenza
iniziata in Friuli, al fine di costruire un movimento di opposizione nazionale,
che pretenda chiarezza e attribuzioni agli incarichi (che spesso divengono
movimenti) solo su base volontaria.
Si
sta concretizzando, purtroppo, quanto abbiamo da sempre temuto, senza una forte
opposizione sindacale i processi di riforma divengono armi nelle mani dei
singoli dirigenti.
Mobilità
4. Commissioni Tributarie, : il Ministero "snello" mette su
pancetta – e se poi facesse una dieta?
Di
quest’Amministrazione può dirsi di tutto, ma non che sia priva del senso del
grottesco. Dopo aver parlato di Ministero “snello” secondo il "Piano
Transitorio del Personale alle nuove strutture del Ministero delle
Finanze", di cui abbiamo pubblicato qualche stralcio nel numero precedente,
resuscita i “pachidermici” uffici centrali "Direzione Generale AA e
GG e, del Personale, Segretariato Generale, ecc. - riciclandoli in uno nuovo
di zecca, l'elefantiaco "Dipartimento delle Politiche Fiscali", per
gli amici : "DPF"
In
questa schizofrenia che non preannuncia nulla di buono per il personale si
scopre che, 2445 lavoratori delle Segreterie delle Commissioni Tributarie più
i 71 addetti alla Segreteria del Consiglio di Presidenza confluiranno nel
nuovo "Dipartimento" (delle Politiche Fiscali) che eredita il glorioso
nome e si pone come centro direttivo a cui fanno capo le unità di gestione
nelle quali si articolerà, sempre più goffamente, il Ministero sempre meno
“snello”.
Degli
"otto" uffici di
cui sarà
composto il
DPF, “l'Ufficio dell'Amministrazione delle Risorse assicurerà il
supporto al funzionamento delle Commissioni Tributarie e la gestione del
relativo personale di segreteria!"
Le
CC.TT. restano quindi al sicuro nel ventre della balena, dentro il Ministero.
Tuttavia
questo fatto di essere separati in casa, ossia far parte formalmente del DPF
ma non essere compresi nel suo organico, ci preoccupa! Così come ci fa riflettere il “Piano
di smaltimento dell'arretrato delle Commissioni Tributarie" a tutt'oggi in
corso di trattazione.
Si
potrebbe lecitamente pensare che, una volta smaltito tutto l’arretrato, covino l'idea di liberarsi delle competenze delle CC.TT.
affidandole al ministero di Grazia e Giustizia e di sbattere il personale
alle Agenzie.
Ad
ogni buon conto le RdB, proclamando lo stato di agitazione del personale, ha
consegnato nelle mani detta delegazione di parte pubblica, che sta curando la
riforma del ministero, insieme alla richiesta di un incontro urgente, la
proposta di transito ad un ruolo unico o speciale dei personale delle CC.TT.
nella prospettiva più a lungo termine di un passaggio completo di personale e
competenze al Ministero di Grazia e Giustizia o alla Presidenza del Consiglio.
Attendiamo,
anche attraverso petizioni e adesioni alle RdB, l’appoggio del personale
delle Commissioni Tributarie alla nostra proposta.
Mobilità
5. Accordo su distacchi e comandi: sul filo del rasoio
Pochi
giorni fa abbiamo sottoscritto un accordo in cui si da diritto al personale
attualmente in posizione di comando o di distacco di scegliere se restare nella
sede di servizio o tornare a quella id appartenenza.
Pur
se coerentemente con la nostra posizione, espressa più volte, secondo la
quale nei processi di ristrutturazione è il personale che deve poter scegliere
dove lavorare, siamo coscienti che quest’accordo va a sanare situazioni che
in taluni casi sono poco chiare e che comunque sono maturate al di fuori di
qualsiasi confronto trasparente e di qualsiasi criterio di piante organiche e
di funzioni svolte.
Quindi
ci chiederete, perché abbiamo firmato una cosa che corre il rischio di essere
così iniqua? Semplice, perché intendiamo usarla contro tutti coloro che la
hanno firmata con noi e poi raccontano, che bisogna guardare le piante
organiche e che il personale, se vuole continuare a lavorare deve seguire le sue
funzioni, anche se queste si spostano a chilometri di distanza dalla propria
sede di residenza.
Quest’accordo,
apparentemente iniquo, dimostra che sono tutte fandonie (balle), che vengono
strumentalmente utilizzate quando fa comodo.
Sfidiamo
chi ha, con noi , sottoscritto questo accordo, a continuare a dire al
personale degli uffici soppressi che non potrà andare dove vuole perché c’è
il problema delle piante organiche.
Un’ultima
annotazione riguarda l’applicazione della legge 104, ovvero l’avvicinamento
ai congiunti in caso di invalidità degli stessi. La sottoscrizione
dell’accordo ci ha dato modo di rilevare – da soli – l’iniquità che a
fronte dello stesso riveste la questione dell’applicazione della legge 104,
spesso negata dal ministero delle finanze proprio in virtù delle presunte
carenze e/o esuberi di organico.
Per
dare efficacia alla nostra rivendicazione invitiamo tutti coloro che amano
l’equità a prendere nota di tutti i distacchi che sono stati effettuati negli
ultimi tre mesi e di segnalarceli al numero di fax 06 233 200 763. Sapremo
come metterli a frutto!
Uno
sporco contratto, nessuna coerenza – Sciopero Generale Pubblico impiego Giovedì
7 dicembre
Ancora
una volta con giochi contabili - incomprensibili ai non addetti ai lavoro -
CGIL-CISL-UIL e UNSA ci provano, e sottoscrivono per il rinnovo contrattuale
parte economica una preintesa che prevede la corresponsione sullo stipendio
(forse: se saranno in finanziaria e dietro tagli di straordinario e recuperi
di indennità di anzianità dei nuovi pensionati – dice l’accordo stesso) di
36.000 lorde al mese per 6 mesi di quest’anno e 60.000 lorde per l’anno
prossimo. Il resto (58.000 lire, ovvero il 37% del totale) sarà infilato nel
salario accessorio e quindi non a tutti ma solo ai più meritevoli.
Il
testo dell’accordo è prelevabile dal nostro sito internet www.rdbcub.it,
sezione Pubblico Impiego/Statali e sarà inviato a chiunque ne faccia
richiesta via fax al numero 06 233 200 763.
Facciamo
i conti, siamo di fronte ad un inflazione per il 2000 di circa il 2,8% che su
uno stipendio medio (VI livello / attuale B3) di 42 milioni lordi l’anno
equivale a 1.176.000 lire, non di aumento, ma solo per garantire il mantenimento
del potere d’acquisto a fine anno.
Ci
viene proposto, seppure su base annua (36.000 per 13) e quindi sorvolando sul
fatto che per i primi sei mesi non “becchiamo una lira”, per il 2000, 468.000
lire totali.
Quindi,
se la matematica non è un opinione, non abbiamo ottenuto un aumento ma
una perdita di 708.000 su base annua – da oggi all’eternità – e con
effetto cumulabile perché si va di fatto a costituire una nuova base –
deprezzata – su cui si conteggeranno i futuri “aumenti”.
E
questo stendendo un velo pietoso su quello che accadrà il prossimo anno… Ma
non è finita qui.
L’insulto
più grosso
è che proprio chi canta vittoria per le nostre 154.000 lorde (incerte e non a
tutti) dice che le 280.000 lorde per gli insegnanti sono una vergogna, rompe
il tavolo di trattativa e dichiara sciopero - o meglio, si accoda allo
sciopero già dichiarato dal sindacalismo di base nella scuola. Coerenza?
Le
Rappresentanze sindacali di base, prendono atto che questa volta CGIL,CISL,UIL
sono d’accordo con noi.
Anche noi abbiamo sempre detto che un aumento di 280.0000 lire sono una
vergogna, soprattutto in confronto al reale aumento del costo della vita e a
quanto abbiamo perso come salario reale negli ultimi dieci anni.
Ma
non lo sono solo per gli insegnanti.
Invitiamo
tutti, a partire dai delegati di queste sigle, a riflettere sui giochi politici
e di propaganda che stanno dietro alla protesta di questi soggetti nella scuola
e all’ennesima strumentalizzazione dei problemi di chi lavora – che a
questo punto sembrano provocati ad arte – solo al fine di garantire spazi politici
ai vertici sindacali.
Invitiamo
tutti a ragionare sull’effettiva necessità di continuare, attraverso
l’iscrizione a queste sigle e l’attività sindacale onesta di posto di
lavoro nelle loro fila, ad alimentare questi giochi di potere.
Invitiamo
tutti a farsi spiegare come è possibile vantarsi dopo aver firmato accordi da
154.000 lire e contestualmente dire che 280.000 lire sono poche.
Le
Rappresentanze sindacali di base, sulla questione del salario, hanno già
fatto uno sciopero generale del pubblico impiego il 13 ottobre. Sciopero a cui
hanno partecipato migliaia di dipendenti e che si basava sulla richiesta di
500.000 lire al mese per tutti (non solo per gli insegnanti).
Per
dare continuità e coerenza alla
protesta, allarghiamo lo sciopero già dichiarato dal sindacalismo di base nella
scuola per il 7 dicembre a tutto il Pubblico Impiego.
Per
noi, come la mobilità, la questione del salario è basilare. Solo con salari
bassi possono privarci della nostra dignità, ricattandoci ed imponendoci i
progetti finalizzati che hanno come unico scopo quello di separarci.
Le
contraddizioni rilevate prima sono il segnale di un possibile varco rispetto al
muro delle compatibilità con cui le rivendicazioni salariali si sono sempre
andate a scontrare.
Riteniamo
dovere di un’organizzazione sindacale indipendente, quale noi siamo, dare a
chi lavora la possibilità di provare ad incunearsi in questo varco.
Per
questo vi chiediamo di confermare ed allargare la protesta del 13 ottobre e
partecipare in massa allo sciopero da noi indetto per il 7 dicembre.
Di
circolare in circolare 1. Permessi personali articolo 18
In
questo quadro fosco, l’amministrazione prova ad assestare piccoli colpi
stravolgendo normative e obbligando tutti a rincorse per la difesa dei
diritti.
Il
primo esempio è sulla questione relativa ai tre giorni di permessi personali
ex.art.18 del contratto – che secondo l’ARAN, prontamente ripresa
dall’Amministrazione Finanziaria – che, “comunque richiesti, sia a giorni
sia in ore, non possono superare il tetto massimo di n.18 ore complessive
nell’anno”.
NON
E’ VERO.
La lettura letterale del contratto firmato nel 1995 (art.18 comma 2) definisce
chiaramente che i permessi sono di tre giorni. Quanto scritto
nell’art.34, comma 1 del Contratto firmato nel 1999, ovvero la possibilità
di usufruire dei permessi su base oraria per un massimo di 18 ore, non
sostituisce il comma citato precedentemente ma lo integra.
E’
chiaro quindi che ancora una volta l’Amministrazione ci prova.
L’applicazione
corretta del contratto è che se i giorni vengono richiesti per intero restano
tre (a prescindere dalla durata dell’orario lavorativo delle singole giornate)
se vengono richiesti ad ore esiste il tetto delle 18 ore.
Ogni
interpretazione difforme è, seppur dalla fonte autorevole dell’ARAN,
interpretazione unilaterale e proprio in base a quanto scritto nel contratto non
applicabile.
Vi
invitiamo a segnalarci tutte le posizioni assunte dall’Amministrazione in
maniera difforme da quanto scritto sul contratto.
In
caso di dubbi interpretativi, sono entrambe le parti contraenti che possono
scioglierli – a meno che altri abbiano già dato sottobanco l’assenso ad
un’interpretazione restrittiva…
Di
circolare in circolare 2. Orario di lavoro, e di sportello, nessuna modifica
senza garanzie
Una
chiacchierata, più o meno informale, un assenso non dichiarato da parte dei
soliti amici sindacali ed ecco uscire dal cilindro di Romano, futuro boss
dell’Agenzia delle Entrate, una circolare (203 del 6/11/2000) che, di
fatto, inverte la tendenza degli ultimi anni. Chi ha svolto attività
sindacale nei posti di lavoro sa infatti quanto sia stato complicato riuscire a
trovare le soluzioni per migliaia di colleghi (spesso donne) che avevano negli
anni usufruito della cosiddetta “settimana lunga” e di sventare i molteplici
tentativi – a volte riusciti, come in Toscana, di chiudere gli uffici il
sabato. Negli ultimi anni migliaia di persone sono state obbligate dalle
scelte dell’Amministrazione, a modificare le proprie abitudini di vita.
Ora
l’Amministrazione ci ripensa, e dice alle stesse persone che gli uffici si
devono riaprire il sabato. Non solo, si fissa l’allargamento a due ore di
apertura al pubblico nella fascia pomeridiana – che in molti casi è
limitata ad un ora, e a quattro l’apertura di sportello al mattino, che in
molti casi è di tre ore.
Ora,
pur sottolineando che la scelta di allargare l’orario di sportello non può
essere scelta unilaterale in quanto – incidente sull’organizzazione del
lavoro- e quindi oggetto di contrattazione, ci corre l’obbligo di fare
alcune precisazioni.
Aumentare
il servizio al pubblico è cosa che certo non ci vede contrari, ma riteniamo
che, anche in questo caso, si cerca di fare il “miglioramento” a nostre
spese.
L’ampliamento
dell’orario di sportello pomeridiano comporterebbe l’impossibilità a
gestire l’orario su 7 ore e 12 minuti – senza pausa e con rinuncia a buono
pasto - che per molti è stata una soluzione alternativa ai due rientri lunghi
pomeridiani.
Inoltre
l’ampliamento dell’orario di sportello (in alcune realtà, secondo la
circolare, di ben 12 ore settimanali) avrà una notevole ricaduta sulla produttività,
su cui, l’amministrazione e i suoi complici, calibrano la maturazione
del salario accessorio.
Risulta
chiaro a tutti che se in un ufficio vengono aumentati i tempi a disposizione
di un’attività non consuntivata nel raggiungimento degli obiettivi, vengono
ridotte in maniera equivalente le possibilità di raggiungimento degli stessi
e quindi la possibilità di accesso al salario accessorio.
Quindi,
consigliamo alle nostre strutture di operare al fine di verificare che la
circolare non venga applicata
senza la necessaria contrattazione e che in quest’ultima non venga accettata
alcuna modifica della situazione attuale senza adeguata assicurazione a
chi lavora di poter scegliere l’orario di lavoro più confacente da quelli
individuati dal contratto e senza equivalente riduzione dei carichi di
lavoro dell’ufficio e adeguati compensi, anche come riposo
compensativo – un ora e mezza ogni ora - per coloro che, a turnazione,
dovessero ricoprire il servizio del sabato.
La
riduzione del personale non può andare a braccetto con l’ampliamento dei
servizi. Se lo Stato e le agenzie vogliono dare un servizio migliore, devono
aumentare le risorse e il personale, ogni manovra alternativa è solo
sfruttamento di chi lavora e propaganda di facciata.
Prepensionamenti
ed altro : il documento ”fantasma” (parte III)
Concludiamo
questo ricco numero (anche nel numero delle pagine) terminando la
pubblicazione di quello che avevamo chiamato il documento fantasma. La sua
pubblicazione è stata un successo perché siamo riusciti nel nostro intento
di far conoscere nei posti di lavoro come si lavora dietro le quinte alle spalle
di chi lavora. Siamo riusciti a far conoscere a tutti chi è l’autore del
documento (secondo quanto dichiarato dalla CISL – i Finanziari n.134): il
SALFi. Siamo riusciti a far pronunciare i sindacati sui contenuti del documento.
Tirando le somme di quanto è emerso sull’argomento sembrerebbe che il SALFi
abbia scritto il documento, sottoponendolo ai sindacati soci, i quali, senza
dire nulla a nessuno, lo avrebbero discusso. Solo a seguito della pubblicazione
dello stesso da parte de “Il sacco Bucato” il dibattito è divenuto pubblico
obbligando al chiarimento chi nell’ombra discuteva.
Saremmo
sicuramente arroganti se affermassimo che il nostro timore era proprio quello
dell’appropriamento del Fondo di Previdenza e che forse il nostro intervento
ha sventato questo tentativo.
Oggi
la CISL dice che del Fondo se ne vuole fare un fondo di previdenza integrativo
– gestito da chi? Da UNIPOL (CGIL) o da UNIONVITA (CISL)?
A
noi non piace né l’ipotesi del Fondo di Solidarietà – presente nel
documento – né quella del Fondo Integrativo – oggi posizione ufficiale dei
Confederali., per bocca CISL, ma per ora non abbiamo sentito smentite.
Noi
chiediamo il mantenimento del Fondo, con le caratteristiche attuali e in
alternativa la sua liquidazione
del Fondo a tutti gli aventi diritto che ne facciano richiesta.
Concludiamo
la pubblicazione, ricordando peraltro che il testo integrale è presente sul
nostro sito internet www.rdbcub.it
(Federazione Pubblico Impiego / RdbStatali / Ministero finanze).
Art.8
L'accesso alle prestazioni di cui all'art
6 è subordinato all'espletamento delle procedure contrattuali previste per i
processi che comportano ricadute sulle condizioni di lavoro del personale e
sui livelli occupazionali, nonché alle ordinarie procedure di concertazione previste
dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro in vigore e da quelli che saranno
stipulati per le Agenzie fiscali, oltre al disposto del D. Lgs. 29/1993, come
modificato dal D. Lgs. 80/98.
Art.9
1.
Ai sensi di quanto previsto dalla l.n. 223/1991, art.5, comma 1, in quanto
applicabile, l'individuazione dei lavoratori in esubero – ai fini del
presente Accordo - concernerà, in relazione alle esigenze tecnico-produttive e
organizzative del complesso di ciascuna Amministrazione, anzitutto il personale
che, alla data stabilita per la risoluzione del rapporto di lavoro, sia in
possesso dei requisiti di legge previsti per aver diritto alla pensione di
anzianità o vecchiaia, anche se abbia diritto al mantenimento in servizio.
2.
L'individuazione degli altri lavoratori in esubero ai fini dell'accesso ai
benefici di cui all'art.6, avviene adottando in via prioritaria il criterio
della maggiore prossimità alla maturazione del diritto a pensione a carico
dell'assicurazione generale obbligatoria, ovvero della maggiore età.
3.
Per ciascuno dei casi di cui ai comma che precedono, ove il numero dei
lavoratori in possesso dei suddetti requisiti risulti superiore al numero
degli, esuberi, si favorirà in
via preliminare - la volontarietà, che andrà esercitata dagli interessati nei
termini e alle condizioni contrattualmente concordate, e ove ancora risultasse
superiore al numero dei lavoratori in possesso dei requisiti di cui sopra
rispetto al numero degli esuberi - si terrà conto dei carichi di famiglia.
Art.10
1.
Gli assegni straordinari di sostegno al reddito, di cui al precedente art. 7,
non sono cumulabili con i redditi da lavoro dipendente o autonomo,
eventualmente acquisiti durante il periodo di fruizione degli assegni medesimi,
derivanti da attività lavorativa prestata a favore di altri soggetti in
posizione di conflitto di interessi con il datore di lavoro pubblico presso cui
prestava servizio l'interessato.
2.
Contestualmente all'acquisizione dei redditi di cui al comma che precede,
cessano di essere corrisposti gli assegni straordinari di sostegno al
reddito, nonché il versamento dei contributi figurativi.
3.
Gli assegni straordinari di sostegno al reddito sono cumulabili entro il
limite massimo dell'ultima retribuzione mensile, ragguagliata ad anno, percepita
dall'interessato, secondo il criterio comune richiamato dal presente Accordo,
con i redditi da lavoro dipendente, eventualmente acquisiti durante il periodo
di fruizione degli assegni medesimi, derivanti da attività lavorativa prestata
a favore di soggetti diversi da quelli di cui al comma 1.
4. Qualora il cumulo tra detti
redditi e l'assegno straordinario dovesse superare il predetto limite, si
procederà ad una corrispondente riduzione dell’assegno medesimo.
5. I predetti assegni sono
cumulabili con i redditi da lavoro autonomo, derivanti da attività prestata a
favore di soggetti diversi da quelli di cui al comma 1 (compresi quelli derivanti
da rapporti avviati, su autorizzazione dell'Amministrazione, in costanza di
lavoro) nell'importo corrispondente al trattamento minimo di pensione e per il
50% dell'importo eccedente il predetto trattamento minimo.
6. La base retributiva imponibile,
considerata ai fini della contribuzione figurativa, nei casi di cui sopra, sarà,
ridotta in misura pari all'importo dei redditi da lavoro dipendente o autonomo,
con corrispondente riduzione dei versamenti figurativi.
7. Il lavoratore che percepisce l'assegno
straordinario di sostegno al reddito si impegna, all’atto dell'anticipata
risoluzione del rapporto di lavoro, a dare tempestiva comunicazione all'ex
datore di lavoro pubblico ed al Fondo Speciale dell'instaurazione di successivi
rapporti di lavoro dipendenti o autonomi, con specifica indicazione del nuovo
datore di lavoro, ai fini della revoca totale o parziale dell'assegno stesso
e della contribuzione figurativa, nonché della cancellazione dalle liste di
cui all'articolo successivo.
Art.11
1. E' istituita presso il Ministero
delle Finanze l'Anagrafe dei lavoratori che percepiscono l'assegno straordinario
di sostegno al reddito, sulla base dei dati trasmessi dalle singole
Amministrazioni nel rispetto della Legge n. 675/1996.
2. I soggetti che si avvalgano
della collaborazione di coloro che percepiscono l’assegno straordinario,
stipulando con essi rapporto di lavoro dipendente o autonomo, sono tenuti a
darne comunicazione al Ministero delle Finanze, per la cancellazione
dall'Anagrafe di cui al comma 1, ed al Fondo Speciale per la revoca dell'assegno
e la cessazione della contribuzione figurativa.
3. Ai trasgressori si applicano le
sanzioni previste dall'art.58 del D. Lgs. 29/93, come modificato dal D. Lgs.
80/98, e dalle norme in esso richiamate, in quanto applicabili.
Art.12
1. Gli interventi in favore della
creazione di nuova occupazione, previsti dall'art.6, comma 1, lettera b), del
presente Accordo, ed ogni ulteriore aspetto non espressamente regolamentato
dal presente Accordo, formeranno oggetto di apposita contrattazione fra le
parti, finalizzata, nel caso di specie, alla ripartizione delle risorse
disponibili sulla base delle specifiche esigenze territoriali, per profilo
professionale e per tipologia di assunzione, e che dovrà aprirsi entro giorni
trenta dalla data di stipulazione del presente accordo, e concludersi entro i
successivi sessanta giorni.
2. Gli interventi di cui al comma 1
saranno avviati entro sei mesi dalla stipula del presente Accordo e dureranno
per i successivi settanta due mesi.
3. La gestione delle attività
finanziarie del Fondo potrà essere affidata, previa procedura concorsuale e
prestazione delle più ampie garanzie, ad un istituto di credito nazionale di
primaria importanza.
Art.13
Le
parti stipulanti si impegnano ad attivare le fonti istitutive delle forme di
previdenza complementare del settore, affinché i relativi trattamenti
riguardanti i lavoratori che fruiscono delle prestazioni straordinarie del Fondo
Speciale, siano armonizzati, per quanto possibile, con le previsioni contenute
nel presente accordo.
Art.14
Il diritto dei lavoratori che
fruiscono dell'assegno straordinario di sostegno al reddito a proseguire il
versamento dei contributi sindacali a favore della Organizzazione sindacale di
appartenenza sarà salvaguardato all'atto della risoluzione del rapporto di
lavoro con la sottoscrizione di apposita clausola inserita nell'atto di
accettazione del trattamento speciale.
Art.15
1. E' fatta salva l'esistenza ed il
funzionamento del Fondo di Previdenza di cui al D.P.R. del 21 dicembre 1984, n°1034,
che resta attivo per il perseguimento delle proprie finalità statutarie sino a
trasformazione in fondo-pensione ai sensi della vigente normativa di settore.
2. Da quella data, le sue finalità
statutarie saranno assunte a regime dal Fondo speciale di cui al presente
Accordo.
Art.16
1.
Sull'attuazione e l'interpretazione del presente Accordo sovrintenderà
apposito comitato paritetico, alla cui formazione le parti procederanno entro
quindici giorni dalla stipula.
2.
Ove dovessero intervenire modifiche normative in materia durante la vigenza
dell'Accordo, le parti si incontreranno per valutarne gli effetti e per
concordare eventuali modifiche ed iniziative congiunte nei confronti dei
competenti Organi istituzionali.
3.
Le parti convengono che il Fondo bilaterale debba essere altresì impiegato, in
una fase successiva e previa apposita contrattazione, al fine di finanziare a
regime la formazione continua del personale come da contratto integrativo di
pertinenza.
Art.17
1.
Il presente Accordo vincola le parti dall'atto della sua sottoscrizione.
2.
Esso verrà successivamente pubblicato, al solo scopo di favorirne la
diffusione, sulla Gazzetta Ufficiate della Repubblica Italiana.
3. L’Amministrazione stipulante si
impegna affinché il contenuto di esso venga trasposto e reso esecutivo, entro
giorni novanta dalla data della stipulazione, nella forma di dècreto
interministeriale emanato a cura dei competenti Dicasteri.
4. L'Amministrazione stipulante autorizza
il Fondo bilaterale ad impegnare tutte le risorse indicate nel presente Accordo
per il perseguimento delle finalità ivi indicate.
5. Il decreto di cui al comma 3 sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il giorno successivo alla sua emanazione, ed entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione.