Il Sacco bucato n. 3/2001 – 20 febbraio
In
questo numero:
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Entrate
– Orario di Sportello 1 – UE ROMA5 : numero chiuso
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Entrate
- Orario di sportello 2 - Le segreterie regionali della Liguria chiedono il
ritiro della circolare 203/E del 6/11/2000
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Anzianità
di servizio o giudizio del dirigente? Livelli super e passaggi nelle aree e
tra le aree a rischio.
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Riqualificazione : l’ordinanza del TAR.
Bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?
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Perequazione
con le dogane. Vi ricorda qualcosa?
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I
tavoli separati : quale democrazia? La questione Centri di Servizio
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PER SAPERNE DI PIU’
: Molestie morali di Marie-France Hirigoyen |
Entrate – Orario di Sportello
1 – UE ROMA5 : numero chiuso
Importante
accordo stilato a Roma5. Già nei numeri passati avevamo informato delle
mobilitazioni che i colleghi di Roma5 avevano varato per limitare l’afflusso
del pubblico che portava ad un decadimento del servizio nonché ad una
colonizzazione degli orari, spesso ben al di là dell’orario di pertinenza dei
singoli dipendenti. Scioperi, proteste, assemblee in orario frontale hanno
condotto ad un accordo che fissa il numero massimo di pratiche che possono
essere accettate in una giornata. E’ un primo passo. Senza i carichi di lavoro
definiti ogni rivendicazione sindacale diviene priva di significato. Potete
effettuare richiesta dell’accordo in oggetto sia via fax, al nostro numero 06233200763, che per posta elettronica all’indirizzo ilsaccobucato@libero.it.
Entrate - Orario di
sportello 2 - Le segreterie regionali della Liguria chiedono il ritiro della
circolare 203/E del 6/11/2000
Sulla
stessa lunghezza d’onda l’intervento RdB in Liguria. In
un incontro in Direzione Regionale sono stati infatti concordati, per tutti
gli uffici della Liguria, i seguenti punti:
1.
La
contrattazione di posto di lavoro è sovrana in materia di orario di lavoro;
2.
In
nessun modo la modifica degli orari di sportello dovrà condizionare il diritto
alle scelte effettuate dai singoli dipendenti in merito alla tipologia di
orario desiderata;
3.
In
nessun modo tale modifica dovrà condizionare le possibili scelte future dei
dipendenti in ordine alla tipologia di orario desiderata;
4.
In
nessun modo la modifica degli orari di sportello, quindi, potrà incidere
sull’orario di compresenza in ufficio che resta quello fissato;
5.
L’eventuale
apertura pomeridiana potrà avvenire solo a seguito di chiara individuazione, da
parte della contrattazione di ufficio di un numero massimo di pratiche
effettuabili durante le ore di sportello. Tale numero (numero chiuso) andrà
definito sia per l’apertura antimeridiana che per quella pomeridiana.
6.
Eventuali
aggiustamenti dell’orario dei singoli – solo su base volontaria – al fine di
garantire l’orario di sportello ampliato, aumentano la flessibilità degli
stessi – ad esempio se faccio 7 ore e 12 minuti, per garantire lo sportello
posso anche fare di più recuperando i minuti supplementari in qualsiasi altro
momento - e in nessun caso comportano la rinuncia al buono pasto, anche nei
giorni in cui usufruisco del riposo compensativo.
Inoltre,
in una lettera, inviata sia al Dott. Romano (fax 06 59648842) che al Direttore
del Personale, dott. Pastorello (fax 06 50544049) le segreterie regionali di
RdB, CGIL, CISL, UIL, SALFI/UNSA, CISAL e FAS hanno scritto quanto segue.
Genova, 20 febbraio 2001
Le scriventi OO.SS. stigmatizzano l’atteggiamento
assunto dalle SS.VV. in merito all’oggetto.
Tale circolare ci pare riproporre i metodi più
burocratici esistenti nel modo di operare dei Ministeri.
La rigidità della stessa espropria, di fatto, alla
contrattazione locale il diritto di decidere dell’orario di lavoro, che viene
condizionato, senza dubbio, dall’orario di servizio.
Ne
chiediamo quindi l’immediato ritiro ed una sua eventuale riformulazione che
definisca il numero minimo di ore di apertura degli uffici lasciando
però libera la contrattazione di livello territoriale - più vicina certo alle
esigenze sia di chi lavora che dell’utenza.
Invitiamo tutte le RSU, tutti i
delegati di posto di lavoro a fare altrettanto, usate questo testo e riempite
di fax la scrivania del Direttore Romano… devono capire che con i diritti di
chi lavora non si scherza. Dal canto nostro noi chiederemo un incontro sulla
questione, sperando che le migliaia di fax che certo invierete mettano la
Direzione dell’Agenzia delle Entrate dell’”umore” giusto per lo stesso.
Anzianità di servizio o giudizio del dirigente?
Livelli super e passaggi nelle aree e tra le aree a rischio.
A parte la facile critica sulle procedure varate.
Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Basti citare, una per tutte la follia
che in una procedura paraconcorsuale nazionale si debba essere sottoposti al
metro di giudizio del proprio dirigente. Ipotizzando uffici dove i dirigenti,
(intelligenza o ignavia?), decidano di dare il massimi punteggio possibile a
tutti, e uffici, li abbiamo visti, dove i dirigenti, (abnegazione o
stupidità?) siano particolarmente rigidi nell’assegnazione del punteggio. E’
chiaro che questo su base nazionale finisce col favorire alcuni uffici a discapito
di altri. E’ inoltre chiaro che l’unico criterio oggettivo è e resta l’Anzianità di servizio. Lo
stesso Consiglio di Stato ha emesso una chiara sentenza in cui evidenzia il carattere
oggettivo dell’anzianità. Non solo, nella sentenza viene affermato che le
anzianità prestate presso diverse amministrazioni debbano essere equiparate.
Come si conciliano con questo le procedure delle posizioni super e i presunti
passaggi tra le aree, e nelle stesse, in cui gli amanti della meritocrazia
hanno voluto differenziare le due anzianità? In tutti gli accordi di cui
sopra, infatti, chi li ha sottoscritti ha barattato i nostri anni di
anzianità in cambio di procedure in cui la valutazione del dirigente fosse
pregnante. La presunzione è quella che un’amministrazione moderna si basa sul
merito e non sull’anzianità. Per questo hanno – undici anni fa – spazzato via
la retribuzione di anzianità introducendo in cambio la retribuzione per merito
dell’attuale Fondo Unico di Amministrazione - versione riveduta e (s)corretta
dei vecchi artt. 36 e 37.
Oggi la sentenza del Consiglio di Stato e quella analoga
del Tribunale di Trapani – disponibili per chi ne faccia richiesta alla nostra
redazione - dicono che le anzianità sono tutte uguali,
sottolineando in tal modo l’importanza degli anni di servizio nei confronti di
qualsiasi altro titolo meritocratico.
Speriamo si giunga ad un immediata correzione delle
procedure, nel senso da noi da sempre auspicato, per evitare che le stesse
siano impugnabili.
Il bis del caso riqualificazione – di cui parleremo
nel prossimo articolo – non lo vogliamo proprio.
Riqualificazione : l’ordinanza del TAR. Bicchiere mezzo vuoto o mezzo
pieno?
Finalmente c’è. Solo che non è una sentenza. E’
un’ordinanza. Il TAR, non si capisce (o forse si capisce troppo bene) come mai
dopo 4 mesi, finalmente si pronuncia sul ricorso della DIRSTAT (ora
DIRPUBBLICA). Al di là delle interpretazioni di parte resta il dato oggettivo
di quanto scritto sull’ordinanza:
Il Collegio ritiene che la modifica legislativa
intervenuta a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale non sia conforme
ai principi più volte affermati dalla giurisprudenza costituzionale, secondo
cui alla regola del pubblico concorso per l’assunzione del personale nei ruoli
della pubblica amministrazione sono ammissibili deroghe da parte del
legislatore sono nei limiti segnati dall’esigenza di garantire il buon
andamento dell’amministrazione o di attuare altri principi di rilievo
costituzionale destinati a garantire la peculiarità degli Uffici di volta in
volta considerati. Peraltro la Corte Costituzionale, nella citata sentenza n.
1/99, aveva ribadito che al regime del pubblico concorso, funzionale al buon
andamento della pubblica amministrazione, non si sottraggono i passaggi ad una
fascia funzionale superiori, nel quadro di un sistema, come quello in vigore
delle qualifiche funzionali, che non prevede carriere o le prevede entro
ristretti limiti nell’ambito dell’Amministrazione. Da ciò discende che anche in
tali passaggi è stata ravvisata una forma di reclutamento, che esige anch’essa
un selettivo accertamento delle attitudini, da non rivolgere di regola al solo
interno della stessa Amministrazione, al fine di evitare di reintrodurre in
modo surrettizio il modello delle carriere (cfr. Corte Cost. n. 314/94).
Considerato, pertanto, che la procedura prevista
dalla legge n. 133/99 non fa altro che confermare le procedure già previste
dalla precedente normativa di cui alla legge 549/95, dichiarata
incostituzionale, deve rimettersi alla Corte Costituzionale la questione di
legittimità della nuova normativa che nella sostanza viola il giudicato
costituzionale confermando disposizioni dichiarate illegittime. Infatti la modifica
legislativa, oggetto di esame, prevedendo una procedura di selezione interna
con una riserva di posti per il personale esterno alla pubblica amministrazione
nella misura del 30%, appare in contrasto con i principi costituzionali di
concorsualità (art. 51), di parità di trattamento (art. 3) e di buon andamento
ed imparzialità dell’Amministrazione tramite la scelta del migliore (art. 97).
Così come la previsione della possibilità per tutto
il personale interno di partecipare ai corsi di riqualificazione pur non
avendo svolto, neppure di fatto, le mansioni superiori, appare in contrasto
con i principi costituzionali di cui agli artt. 3, 51 e 97 Cost., in quanto
crea una ingiustificata disparità di trattamento tra personale interno ed
esterno, mentre, d’altro canto, consente l’accesso alla qualifica superiore a
coloro i quali non solo non hanno mai svolto mansioni superiori, ma non hanno
nemmeno il titolo di studi richiesto per l’accesso a tale qualifica.
Appare, pertanto, non manifestamente infondata la
questione di legittimità costituzionale della normativa in esame per contrasto
con gli artt. 3, 51 e 97, primo e terzo comma, della Costituzione.
Va disposta, di conseguenza, ai sensi degli artt.
134 Cost., 1 della legge costituzionale 9 febbraio 1948, n. 1 e 23 della legge
11 marzo 1953 n. 87, la sospensione del presente giudizio e la trasmissione
degli atti alla Corte Costituzionale, oltre agli adempimenti di legge
specificati in dispositivo.
Seppur sia chiaro che le procedure non sono state
sospese, ci si chiede: come mai il TAR ci ha messo quattro mesi a pronunciarsi
(in mezzo c’è il fatidico passaggio alle Agenzie)? come mai l’Amministrazione
di fatto, si tiene “di riserva” alcuni corsi appositamente per non finire il
tutto e per non procedere al reinquadramento del personale? Come mai dopo aver
pagato con il nostro fondo di previdenza tutta questa macchina – costruita apposta
per afflosciarsi, si continua a gettare acqua sul fuoco, tranquillizzando
colleghi che, al di là dell’esito definitivo della questione hanno mille motivi
di infuriarsi.
La rabbia è fortissima. Primo perché abbiamo
partecipato a procedure incredibili, secondo perché le hanno fatte pagare a
noi, terzo perché abbiamo dovuto correre fuori dall’orario di lavoro, quarto,
e forse più importante, perché tutto questo ci era dovuto. Salvo alcune
eccezioni, che, come sempre, confermano la regola, infatti, la maggior parte di
noi da sempre svolge mansioni superiori, anche perché le proprie sono ormai indistinte
e spesso non individuabili. Grottescamente il TAR afferma che la procedura
avrebbe avuto legittimità se fosse stato un riconoscimento di questo dato.
Incredibile! Quello che le RdB dicono da, ormai lunghi anni.
Oggi sarebbe troppo facile prendersela con la
DIRSTAT, che, paradossalmente, afferma un principio: le carriere devono essere
aperte e non si deve sottostare a folli procedure concorsuali.
Semmai bisogna prendersela con chi, vede in questi
meccanismi il seme della modernità… correndo il rischio di barattare la nostra
carriera con questo miraggio.
Perequazione con le dogane. Vi ricorda qualcosa?
Un altro “miraggio” è la perequazione con le Dogane.
Croce di coloro che da anni, svolgendo un lavoro analogo, spesso identico,
vedono i propri colleghi guadagnare diversi milioni in più all’anno.
Illegittimo. Questo era quello che emergeva da diverse sentenze. Ed allora?
Semplice, si istituisce un fondo per la perequazione con le dogane. Ma, come
accade spesso in questo paese, fatta la legge, trovato l’inganno. Di fatto, pur
mantenendo in vita il fondo, e quindi assolvendo all’obbligo di tentare il
riequilibrio delle due retribuzioni, veniva chiuso il rubinetto… ora che
succede? Il decreto 29 dicembre 2000 – quello di istituzione delle Agenzie –
dice testualmente (ART.5, comma 1) :
TUTTO il personale del ministero delle finanze, in servizio alla
data del 31.12.2000, è inserito, a decorrere dal 1° gennaio 2001, nel ruolo
speciale provvisorio previsto dall’art.74, comma 1, del Decreto legislativo 30
luglio 1999 n.300.
Certo, si tratta di interpretazioni, ma, secondo la
nostra interpretazione qui c’è scritto che siamo tutti inquadrati nello stesso
ruolo… e allora come mai questa differenza di retribuzione?
Invitiamo ogni dipendente del Ministero delle
Finanze, temporaneamente distaccato presso le Agenzie delle Entrate, del
Demanio e del Territorio a produrre istanza con la richiesta della
corresponsione di quanto dovuto al fine di riallineare le retribuzioni del
personale appartenente allo stesso ruolo, seppur temporaneamente distaccato a
distinte Agenzie.
Indirizzate la richiesta al dott. ONORI, della
Direzione Generale degli Affari Generali e del Personale (FAX 06 50267270).
I tavoli separati : quale democrazia? La questione Centri di Servizio
La settimana scorsa,
abbiamo assistito ad un tentativo, secondo noi, molto stupido, messo in atto
da alcune organizzazioni sindacali (le solite CGIL, CISL, UIL e SALFI) di tagliare
fuori dalla trattativa l’unica sigla, le RdB, che aveva presentato una
proposta alternativa all’amministrazione. Avevano chiesto i tavoli separati, e,
ci è parso, che abbiano anche spinto per spostare la nostra riunione al giorno
dopo.
E’ un impressione? Può
essere.
Spesso si parla di tavoli
separati, ci siamo resi conto che è il caso di chiarire di cosa si tratta. E’
un meccanismo secondo il quale una o più sigle sindacali dichiarano di non
voler discutere allo stesso tavolo con gli altri sindacati. L’amministrazione,
a fronte di questa richiesta deve organizzare trattative separate. E’ chiaro
che questo tipo di percorso è un tentativo, neppure tanto velato, di delegittimare
– mediante meccanismi notarili - coloro che hanno acquisito la rappresentanza
con il confronto reale con chi lavora e non con adesioni spesso frutto di
utilitarismi di basso profilo.
La questione Centri di
Servizio insegna come, pur di garantirsi la platea, alcune sigle finiscono col
fare il danno di chi lavora – facendo il bis della questione “lettori ottici”
dove, per non affiancare lavoratrici e lavoratori nella lotta e sponsorizzando
sempre la soluzione “contrattuale” hanno finito col fare il danno peggiore
possibile: non c’è stato riconoscimento dei diritti conquistati sul campo e
come “contentino” hanno creato una forte discriminazione con tutti gli altri
III livelli nell’attribuzioni delle posizioni super. Un vero capolavoro!
Se qualcuno afferma che bisogna
rispettare il “loro” 80% dimentica che la democrazia è basata sul confronto…
oppure forse immagina un parlamento in cui la maggioranza chiede le sedute
separate dalla minoranza…
Inoltre, in questo caso,
come in altri, la maggioranza e la minoranza, sul piano politico -sindacale, è
un concetto flessibile.
Chi scrive ha fatto diverse
assemblee nei Centri di Servizio, e può testimoniare un’adesione sempre
massiccia. L’appoggio alle proposte RdB è stato fortissimo. Ne sono
dimostrazione gli scioperi del personale a Venezia, Bari e Roma, il risultato
ottenuto a Genova. I risultati di Milano, Salerno, Pescara, non sono da meno…
La lotta aperta a Bologna dove il Direttore PIRANI, sulla strada della mobilità
coatta trova, in pratica solo le RdB…
Chi rappresenta chi? E
soprattutto come?
Se noi diciamo che :
a)
in
caso di soppressione dei Centri di Servizio il personale deve essere destinato
agli uffici di suo gradimento;
b)
la
proposta, nello specifico, è quella di far esprimere al personale due opzioni,
ciascuna per un singolo ufficio, di cui una può essere anche fuori della
regione sede del Centro di Servizio in cui il dipendente lavora;
c)
l’Amministrazione
deve destinare i dipendenti sulla base di tali opzioni, anche in soprannumero
rispetto alle (presunte) piante organiche degli uffici richiesti;
d)
vanno
verificate le possibilità di mobilità (sempre volontaria) verso altre Agenzie,
e verso altre Amministrazioni;
e)
vanno
chiariti tempi e modalità di sviluppo, il personale va immediatamente
assegnato alle sedi richieste, salvo poi distaccarlo presso i Centri di
Servizio fino al termine dello svolgimento delle procedure operative residue.
scopriamo documenti delle
RSU che ricalcano queste proposte, scopriamo che centinaia di lavoratrici e
lavoratori sono d’accordo, magari inviando raccolte di firme
all’amministrazione.
Demagogia? Le battaglie si
vincono avendo chiaro l’obiettivo, poi si può anche ripiegare su un obiettivo
secondario, ma non si vincono certamente stando in trincea e aspettando
l’attacco del “nemico”.
Il valzer del “conto più io di te” è un ballo che a chi sta nei posti di lavoro non piace. Confrontiamoci sulle proposte. Se ne avete.
PER SAPERNE DI PIU’
Molestie
morali
di
Marie-France Hirigoyen
Grandi
Tascabili Einaudi – L.24.000
Non consiglierei la lettura di questo libro ai miei
figli, se ne avessi, eppure sono qui a proporlo a voi.
Come una medicina per il fegato.
Amara e rivoltante.
Hirigoyen è una psicologa francese che si occupa di
mobbing, sia quello che si pratica nei posti di lavoro, sia quello domestico.
Forse, se fosse una persona accomodante, di quelli con
il sorriso sempre pronto, avrebbe potuto addolcire le sue pagine, rendere meno
scabroso il racconto di una realtà che dolce proprio non è.
E invece pare proprio che sia una gran rompiballe, una di
quelle persone che battono i coperchi e
urlano per far sentire forte che loro non ci stanno, che non si accodano al
gregge.
La precisione e l’esattezza con cui descrive e analizza i
vari processi, con cui tratteggia i lineamenti dei persecutori e delle vittime,
gli derivano sia dalla sua preparazione scientifica sia da una profonda
conoscenza del problema.
Problema che non è, e sottolineo non, un problema di
pochi sfortunati, ma un fenomeno di massa, di cui veniamo a conoscere solo i
casi più eclatanti, quelli che fanno notizia sulla stampa.
M.F. Hirigoyen ci ridà una prospettiva diversa, entra nel
quotidiano di ognuno di noi e ci mostra i piccoli episodi che ci vedono
vittime e torturatori, in modi sottili e sfuggenti.
Credo che questo libro, nonostante si presenti indigesto
da un punto di vista emozionale, sia realmente una parola chiarificatrice per
tutti, una piccola luce nella nebbia montante.
“Molestie morali”, un libro
per masochisti, un libro che, se riuscirete a digerirlo, non potrà che farvi
del bene.
Carlo Canepa