IL SACCO BUCATO N. 5/2001 – 7 marzo

 

 

 

 

In questo numero:
CENTRI DI SERVIZIO e NON SOLO

PREMESSA

 
a)    I quattro musicanti
b)    Muoia Sansone con tutti i Filistei

c)    Cronaca di un accordo annunciato

d)    Il testo dell’Accordo

e)    La lettera dell’Amministrazione sulla rappresentatività

f)    Referendum sull’accordo

g)    Dedicato ai colleghi di Bari

 


PREMESSA

Il 6 marzo CGIL – CISL – UIL e SALFI, hanno sottoscritto un’ipotesi di intesa sul reimpiego del personale dei Centri di Servizio.

Ipotesi di intesa è un metodo per non dire che hanno fatto un ac­cordo, ma di fatto di accordo si tratta e quindi, da ora in poi, così lo chiameremo.

A fronte delle decine di telefonate che abbiamo ricevuto ci è corso l’obbligo di preparare questo nu­mero straordinario de “Il sacco bu­cato” che sarà certamente condi­zionato dall’ora tarda in cui è stato preparato, dalla fretta di inviare immediata comunicazione sui fatti e dalla rabbia per come sono andate le cose. Ci scusiamo di sbavature e imperfezioni. Nei prossimi giorni approfondiremo meglio il problema.

 

a) I quattro musicanti

La questione è stata la lampante dimostrazione della pochezza poli­tico-sindacale di chi si ostina a chiedere tavoli separati, gioca a rimpiattino, cercando di avere riu­nioni prima delle altre sigle sinda­cali. Vogliono poter dire che sono arrivati primi, che sono i primi della classe.

Noi siamo felici di non essere come loro, di essere un sindacato che fa proposte e che non interiorizza passivamente le scelte dell’amministrazione, magari indi­cando la strada migliore per inca­strare le lavoratrici ed i lavoratori e suona, nella concertazione, una marcia funebre per i diritti di chi lavora  - di cui ha scritto anche lo spartito.

Sulla questione Centri di Servizio, come per altre questioni (vedi Let­tori Ottici e Livelli A1 SUPER), per l’ansia di dimostrare a tutti di es­sere quelli che guidano le danze, hanno finito col creare danni enormi. Come vedremo, anziché ri­solvere il problema, lo hanno esteso con la pessima logica del mal co­mune mezzo gaudio.

L’amministrazione, come già in altre occasioni, gli ha tirato la volata e loro hanno vinto. Bravi. Siete i più forti.

Molti penseranno : a noi che ci im­porta? Si tratta di problemi tra voi sindacati.

Il problema è che a perdere non è stata la RdB. Questi giochetti rica­dono sulle spalle di chi negli uffici ci lavora.

Nessun rispetto. Solo la necessità di favorire le Agenzie, il progetto Agenzie a cui tutti gli attori di que­sta farsa sono legati mani e piedi.

Dopo tutti questi anni, in cui sono venuti a dirci come sono belle le Agenzie è evidente che ora obiet­tivo primario è non creare problemi.

Per queste persone un problema è anche quello di avere scomodi te­stimoni.

Le RdB, che non hanno nulla da na­scondere, portano soggetti esterni al tavolo sindacale.

I burocrati sindacali – pronti a fa­vorire in tutto l’amministrazione – fanno di quel luogo un sancta santo­rum, dove solo loro “professionisti” possono sedere. Ne sanno qualcosa i colleghi CGIL e UIL di Bari, che dopo una notte in pulmann, e un rimpiattino tra una sede e l’altra, durante l’incontro del 6 marzo, sono stati tenuti accuratamente nella stanza a fianco.

Tavoli separati dagli altri sindacati e stanze separate dai lavoratori.

Che cosa possiamo aspettarci?

Abbiamo visto, a danno della demo­crazia, a danno della parità di di­ritti di chi è iscritto ai diversi sin­dacati, giochi e sponde reciproche, di fronte alle quali quelle del pe­riodo del peggiore consociativismo impallidiscono.

L’arroganza di chi è convinto di avere il potere e lo usa contro chi dice di voler rappresentare.

La menzogna più bieca al servizio dell’astuzia sindacale di chi, nella migliore delle ipotesi viene a rac­contarci che era il “miglior accordo possibile” o addirittura  che si “è giunti ad una grande vittoria del sindacato”.

 

a)     Muoia Sansone con tutti i Fili­stei

Una delle cose più gravi che balza all’occhio leggendo il “loro” accordo è che nei processi di mobilità, che vengono accettati – seppur in via volontaria (per ora) – vengono coin­volti soggetti che nella proposta iniziale dell’amministrazione erano tenuti fuori. L’accordo parla chiaro, nella mobilità vengono coinvolti tutti gli uffici. Non che questo con­cettualmente sia sbagliato. Ma qui semmai la logica è che non deve esi­stere mobilità. Deve esistere un di­ritto di chi lavora presso strutture che sono dismesse di scegliere l’ufficio di servizio. Non è di nessun sollievo pensare che una volta ac­cettatoli meccanismo della mobilità, questa coinvolge tutti. E’ una bella vittoria del “cavolo”.

E’ vero. Siamo nell’ambito della vo­lontarietà, ma abbiamo imparato che una volta fissate regole e prin­cipi si fa molto (troppo) presto a ri­vedere la loro applicazione.

Il principio che emerge chiara­mente in questo accordo è che a fronte di un problema organizzativo dell’amministrazione, determinato da scelte sbagliate della stessa, la soluzione è quella di farsi carico del problema.

La posizione RdB era - ed è - chiara.

Bisognava, ove possibile, lavorare in funzione della riconversione degli immobili. Contemporaneamente po­tevano partire meccanismi di attri­buzione di nuove sedi di lavoro che però dovevano essere esclusiva­mente quelle scelte da chi si spo­stava. Una mobilità che doveva es­sere un’opportunità di trovare il luogo di lavoro più vicino alle singole esigenze. Non doveva in nessun caso esserci legame con gli organici, che in questa fase sono e devono re­stare un problema dell’Amministrazione, di CUI I SINDACATI NON DEVONO FARSI CARICO COSA CHE INVECE CHIARAMENTE FANNO NELLA PRIMA FRASE DELL’ACCORDO.

Si doveva inoltre specificare chia­ramente la posizione dell’amministrazione riguardo a mo­bilità verso altre agenzie o verso altre amministrazioni.

Nell’accordo non c’è nulla di tutto questo.

Il quadro che si prospetta è quello di una trattativa locale che individui le eventuali carenze nei singoli uf­fici. Tali carenze dovranno essere coperte con “volontari”, al limite adeguatamente incentivati con avanzi del fondo unico del 1999.

Soldi nostri di due anni fa che avanzano e che, oggi, le Agenzie, nate nel 2001, grazie all’OK dei loro consociati, recuperano e mettono sul piatto della bilancia.

Dopo tutto il processo che accade? I posti individuati – assieme ai sin­dacati locali - come vacanti reste­ranno tali o ci sarà un nuovo tenta­tivo di riempirli? E chi potrà a quel punto dire di no dopo aver accet­tato tutti i passaggi precedenti?

Questi sono principalmente i motivi che ci inducono a giudicare non po­sitivamente l’accordo.

Non vediamo, a scadenze medie, al­cuna garanzia.

 

b)     Cronaca di un accordo annun­ciato

Sulla questione Centri di Servizio, ovvero sul problema mobilità, CGIL – CISL – UIL e SALFI erano in grossa difficoltà, la loro rappresen­tanza era in crisi.

Solo le Rappresentanze sindacali di base si erano infatti presentate ai colleghi – fin da ottobre 2000 - con una proposta alternativa (che tra l’altro è rimasta l’unica ufficiale sul tavolo delle trattative).

All’epoca, questi signori, racconta­vano ancora ai colleghi che i Centri non avrebbero chiuso.

Il “loro“ deficit rappresentativo era chiaro ed era loro necessità re­cuperarlo. Hanno cominciato cer­cando di ammorbidire le posizioni più intransigenti, spesso addirittura di loro delegati, infine hanno otte­nuto la sponda dell’amministrazione che gli ha concesso la “ribalta” in esclusiva.

Per giustificarsi l’amministrazione si è arrampicata sugli specchi met­tendo in dubbio  visto, secondo loro, lo scarso numero dei nostri iscritti, la nostra titolarità a trattare (seb­bene non abbia avuto il coraggio di scrivere che ci cacciava via).

Così oggi loro sono quelli che hanno firmato l’accordo, sono quelli “im­portanti” perché firmano tutto. Si tratta di un accordo che va letto e soppesato parola per parola.

E nei posti di lavoro, accettiamo passivamente?

E’ chiaro, l’accordo, oggi, doveva es­sere migliorativo rispetto alle posi­zioni iniziali del 7 novembre espresse dall’amministrazione, e, in parte ci pare che sia così. Ma que­sto risultato, comunque, nessuno se lo può attribuire. E’ merito solo di chi nei posti di lavoro ha continuato a crederci e a spingere per un ac­cordo veramente di tutela. Semmai quello che possiamo dire è che se ci fosse stato un atteggiamento più conflittuale da parte di chi l’accordo lo ha sottoscritto le cose sarebbero andate meglio.

 

d) Il testo dell’Accordo

Le modifiche normative introdotte con i provvedimenti, emanati in base alle deleghe contenute nella legge 662/1996, hanno profondamente modificato lo scenario che aveva previsto l’istituzione dei Centri di Servizio, determinando a regime, le modifiche degli attuali assetti or­ganizzativi. Ciò comporterà la ne­cessità, in un apposita sessione di concertazione con le OO.SS. Na­zionali, di un potenziamento degli attuali assetti organizzativi degli Uffici locali dell’Agenzia, con parti­colare riferimento alle attività oggi svolte dai Centri di Servizio (liqui­dazione 36/ter, rimborsi art.38, ecc.) assistenza e consulenza al contribuente, con conseguente ri­modulazione delle dotazioni organi­che degli uffici locali.

Il superamento dell’esperienza dei Centri di Servizio va effettuato con criteri di gradualità che ter­ranno conto degli effettivi carichi di lavoro tuttora giacenti e deve rappresentare un occasione di mi­glioramento dell’efficienza degli uffici territoriali, nonché un reale accrescimento delle professionalità dei lavoratori interessati.

Le parti concordano che tale pro­cesso deve essere supportato dal ricorso ad una nuova formazione tendente all’accrescimento di cono­scenze e professionalità determi­nandone, d’intesa con le OO.SS. na­zionali, percorsi, programmi e pro­getti.

A tal fine sono anche previste ido­nee iniziative di formazione tecnico tributaria, orientate a fornire no­zioni sugli aspetti diversi da quelli oggetto della precedente espe­rienza professionale ed in partico­lare a fornire le conoscenze neces­sarie all’impiego del personale nell’attività di accertamento.

Tutto ciò premesso, ed al fine di fornire un idoneo quadro di riferi­mento ai soggetti negoziali territo­riali, le parti convengono quanto se­gue:

1.     i lavoratori dei Centri di Servi­zio sono formalmente assegnati, in una prima fase, agli uffici dell’Agenzia delle entrate siti nella città sede del Centro di Servizio con provvedimento del Direttore Regionale, sulla base di criteri, da adottarsi, previa intesa con le OO.SS. territo­riali;

2.    successivamente, e comunque prima della definitiva cessa­zione delle attività dei Centri di Servizio, sarà attivata, con le OO.SS. territoriali, un’apposita sede di contrattazione che do­vrà definire un’intesa per la co­pertura dei posti disponibili in ambito regionale. Tale mobilità, esclusivamente su base volonta­ria, interesserà tutto il perso­nale dell’Agenzia in servizio nella regione secondo modalità e criteri territorialmente indi­viduati;

3.    ove tale procedura non consen­tisse la copertura dei posti di­sponibili in sedi particolarmente disagiate, sarà attivata – previa intesa con le OO.SS. territo­riali – una procedura di mobilità volontaria incentivata, riservata a tutto il personale dell’Agenzia in servizio nella regione, se­condo criteri e modalità di ero­gazione che terranno conto, ai fini della stessa incentivazione, delle carenze di organico e del disagio logistico. Tali criteri sa­ranno definiti in sede di con­trattazione nazionale entro quindici giorni dalla sottoscri­zione del presente accordo. Le risorse finanziarie occorrenti a tale forma di incentivazione sa­ranno garantite dai residui del FUA 1999 pari a lire 1.887.000.000 lorde (1.422.004.521 al netto dei con­tributi a carico dello Stato), nonché, ove necessario, da ulte­riori risorse individuabili nel FUA 2000. Nel caso di mobilità volontaria incentivata i lavora­tori che ne fruiranno si impe­gnano a permanere nella sede scelta per almeno tre anni si effettivo servizio. Resta inteso che, qualora a conclusione delle procedure di cui ai punti 2 e 3, i lavoratori dei Centri di Servizio non trovassero collocazione nelle sedi volontariamente indi­viduate, o non avessero effet­tuato scelte opzionali, manter­ranno il diritto a permanere ne­gli uffici siti nella città sede del Centro di Servizio.

4.    dopo le procedure, di cui ai punti 2 e 3, le parti concordano di attivare una procedura di mobilità nazionale, straordina­ria e volontaria, riservata a tutto il personale dell’Agenzia delle Entrate, per la copertura dei posti rimasti disponibili in sedi particolarmente disagiate secondo criteri che saranno de­finiti con apposita intesa di li­vello nazionale.

 

e) La lettera dell’amministrazione sulla rappresentatività

Il tentativo di delegittimazione delle RdB – e quindi di tutti coloro che in questi mesi di lotta hanno scioperato con noi, hanno parteci­pato alle nostre iniziative, si sono iscritti al nostro sindacato – è stato totale. Ad un certo punto, quando abbiamo sottolineato la scorrettezza di essere giunti ad un accordo a tavoli separati - ci hanno presentato un testo già sotto­scritto e, di fatto, immodificabile – ci hanno addirittura posto un pro­blema di legittimità a trattare visto che, come tutti saprete, al mo­mento c’è aperta una discussione all’ARAN sulla questione.

Quando abbiamo chiesto di met­terci per iscritto questa posizione ne è uscito questo aborto:

In merito all’incontro, tenutosi in data odierna, per discutere sul reimpiego del personale dei Centri di Servizio, si comunica che, conte­stualmente alla presente nota, è stata inviata alla Direzione Gene­rale del Personale una richiesta di conferma circa la attuale inammis­sibilità delle Organizzazioni sinda­cali in indirizzo al tavolo della trat­tativa, in attesa di un definitivo pronunciamento dell’ARAN sulla questione delle rappresentatività sindacali.

E’ chiaro che qui non c’è scritto nulla, se non che c’è un dubbio sulla situazione attuale che, comunque,  si ammette deve essere chiarita da un definitivo pronunciamento dell’ARAN. E nel frattempo l’accordo con gli altri?

Il dott. Pastorello, Direttore del Personale, che non ha avuto il buon gusto di sottoscrivere questa nota, mentre ha sottoscritto l’accordo con CGIL – CISL – UIL e SALFI, a che gioco sta giocando? Alle En­trate vogliono la guerra?

 

f) Referendum sull’accordo

E’ chiaro che l’accordo definitivo che, secondo RdB, deve passare al vaglio dei colleghi. Non con vota­zioni più o meno bulgare per alzata di mano in assemblea, di cui tutti conosciamo le dinamiche.

Oggi - e da oggi - è necessario che gli accordi di questa  portata va­dano approvati dal personale coin­volto prima di essere applicati.

Per questo motivo intendiamo atti­vare un referendum consultivo sull’accordo.

Invitiamo da subito i nostri delegati in ogni cen­tro di predisporre una scheda di espressione sull’accordo. Un SI o un NO che è diritto di tutti esprimere chiaramente. Se il SI dovesse es­sere espressione della maggioranza, anche per noi l’indicazione sarà chiara, se dovesse, invece, preva­lere il NO, sarà un modo per pre­sentare il conto a chi ha firmato l’accordo.

Ed allora questi signori (c’è anche una signora, Stefania Silveri della CISL) dovranno o rivedere le loro posizioni o dirci che non gli frega niente di tutto ciò che lavoratrici e lavoratori dicono.

Poi ognuno trarrà le proprie conclu­sioni.

 

g) Ai colleghi di Bari

Un pensiero particolare va speso a favore dei colleghi di Bari, che ieri hanno fatto un pulmann per venire a Roma all’incontro. Tre di loro, ve­nuti al tavolo con RdB e con la FAS, hanno vissuto, crediamo, tutto il peso della situazione che si è ve­nuta a creare per il consociativismo amministrazione-sindacati.

Oltre loro, nessun’altro ha avuto l’onore di presenziare alla riunione. Abbiamo già ricordato l’appartheid a danno dei rappresentanti CGIL e UIL obbligati a stare nella stanza accanto a quella in cui si discuteva. Ai colleghi, che erano venuti a Roma per chiedere la riconversione della sede dove oggi è il Centro di Servi­zio, è stato raccontato che l’accordo offrirebbe questa possi­bilità.

A richiesta precisa in merito ci è stato risposto che nell’accordo non è prevista alcuna modifica di quanto già stabilito per i singoli Centri. Quindi la struttura di Bari do­vrebbe chiudere. L’ennesima presa per i fondelli? E’ il momento di sce­gliere di chi fidarsi. Di non perdere più tempo e di schierarsi.