IL
SACCO BUCATO N. 6/2001 – 19 APRILE
In
questo numero:
|
CHIRURGIA ESTETICA
|
|||||||||||||||
|
Salario accessorio 1.Una proposta chiara: 14^ mensilità
|
|||||||||||||||
|
Salario accessorio 2. Indennità varie: truffa legalizzata
|
|||||||||||||||
|
Salario accessorio 3. Operazione trasparenza: come viene gestito il
salario accessorio?
|
|||||||||||||||
|
Organizzazione del lavoro: è il vero punto di partenza per
l’ordinamento professionale
|
|||||||||||||||
|
I regolamenti delle Agenzie: pericolosa deregulation
|
|||||||||||||||
|
Fondo di previdenza: vogliamo i nostri soldi
|
|||||||||||||||
|
Agenzia del territorio: si comincia a parlare di esuberi
|
|||||||||||||||
|
Riqualificazione: non ci crediamo, vogliamo una soluzione vera
|
|||||||||||||||
|
E i contratti dei dirigenti?
|
|||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||
|
Salario
accessorio 1. Una proposta chiara: 14^ mensilità
Fulcro degli accordi
sindacali sono i soldi, sempre meno e sempre più difficili da ottenere.
Così si dimostra
fallimentare la gestione del salario accessorio, che prima si chiamava art.36
e 37, ed ora si chiama Fondo Unico di Amministrazione (FUA, per gli amici).
Come avevamo denunciato all’epoca del contratto, la sostanza non cambia. Una
sempre più ampia fetta del nostro stipendio, anziché andare in busta paga,
viene dirottato verso fondi da distribuire come incentivi. Prodotti da tutti
ma non distribuiti a tutti, e a seguito di estenuanti contrattazioni che
possono partire solo dopo l’individuazione della cifra esatta. Va notato che
una quota di tale fondo (oltre la metà) è quota certa. Le contrattazioni
però non partono finché non si conosce l’importo complessivo fino
all’ultimo centesimo. E così, anche quest’anno ci avviamo all’estate
senza che siano ancora stati neppure contrattati i fondi dello scorso anno ...
così anche quest’anno, chi ha concertato questo sistema si
indigna…
Nella trattativa da
aprirsi presto (grande vittoria sindacale) si dirà che per riprendere i nostri
soldi dovremo raggiungere obiettivi, lavorare fuori dell’orario di lavoro,
smaltire un arretrato con tempi di lavorazione tre volte più veloci di quelli
ordinari, correre a fare i lavori che garantiscono indennità aggiuntive…
Questo è quello che viviamo negli uffici. Questo è quello di cui ci siamo
stancati.
Oggi, l’unico
modo che abbiamo per avere i nostri soldi è chiedere la distribuzione a
tutti della quota certa del Fondo Unico di Amministrazione. La chiamino come
vogliono: salario di professionalità oppure 14^ mensilità… l’unica
cosa importante è che ci diano i nostri soldi. A breve invieremo negli uffici una petizione per appoggiare questa
proposta.
Salario
accessorio 2. Indennità varie: truffa legalizzata
Con la questione
delle indennità, stanno di fatto, smantellando ogni rivendicazione
professionale.
Pensiamo ai lettori
ottici, ai call-center, alle indennità di posizione… con questo sistema
nessuno è più inquadrato per il lavoro che svolge, ciascuno fa delle cose ed
in cambio (chissà quando) ottiene un’indennità.
La prima
contraddizione che balza agli occhi è che non esiste più corrispettività
tra lavoro svolto e salario: oggi io svolgo una prestazione e non so se e,
soprattutto quando, ne otterrò il corrispettivo.
La seconda
contraddizione si fonda sulla temporaneità delle indennità, che vengono
lasciate alla discrezionalità dei dirigenti ed attribuite spesso con metodi
clientelari.
La terza
contraddizione è anche quella da cui trae origine la nostra proposta. I lavori
che prevedono indennità non vengono, per garantire la flessibilità
dell’uso del personale, identificati con relative figure professionali.
Noi chiediamo che
ciò avvenga e che l’indennità sia automaticamente inserita nello stipendio
di coloro che tali figure vanno a ricoprire. In questo modo, i soggetti che ricoprono incarichi professionali
specifici – pensiamo agli sportellisti degli uffici delle entrate -
lo faranno a seguito di corsi professionali che ne favoriranno il reinquadramento
economico verso l’alto, assecondando così quanto oggi accade – senza
alcun riconoscimento giuridico - nella realtà e - soprattutto – mese
per mese avranno il corrispettivo del lavoro prestato.
Salario
accessorio 3. Operazione trasparenza: come viene gestito il salario accessorio?
Straordinario,
incentivi, indennità, concorsi a premi… il salario accessorio è, per
scelta, non per necessità, una fetta sempre più consistente di quanto
guadagniamo.
Attraverso la
gestione del salario accessorio tutti i nostri diritti vengono in qualche modo
mercificati e ridotti. Si rinuncia a qualcosa – ad esempio si allunga
l’orario di lavoro, o al riconoscimento giuridico dell’inquadramento ad un
profilo diverso - in cambio di un indennità o di un premio – che di fatto
servono solo a mantenere quasi invariato il valore d’acquisto del nostro
salario.
Chi parla di merito
dimentica che abbiamo contribuito a formare il fondo rinunciando ad aumenti di
stipendio decenti. Ma c’è di peggio. Dopo un anno, il dato viene considerato
dall’amministrazione come acquisito, e per ottenere gli stessi soldi bisogna
“dare di più”…
A questo si aggiunge
che i ritardi con cui vengono corrisposte queste cifre sono spaventosi.
Tutto questo rende
difficilmente controllabile l’effettiva gestione dei fondi, che spesso
all’interno degli uffici vengono distribuiti ai singoli dipendenti senza
neppure una distinta che qualifichi le cifre, evidenzi i versamenti
contributivi sulle stesse.
Non solo, spesso non
veniamo messi in grado di comprendere quanto e come è stato corrisposto al
nostro collega, sia esso del nostro ufficio, sia esso di altri uffici.
E’ giusto? Visto
che ciascuno di noi contribuisce a formare il Fondo Unico di Amministrazione è
obbligo delle Dirigenze (a tutti i livelli) mettere tutti in grado di capire
chiaramente come tali cifre sono state distribuite. Come cittadini abbiamo
inoltre il diritto di sapere come sono stati spesi i soldi dello stato. Non
c’è privacy che tenga. Dalla gestione del salario accessorio, non è
possibile in alcun modo scoprire dati sensibili ai sensi della legge 675/1996
che all’art.22 specifica: “ i dati personali idonei a rivelare
l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di
altro genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti, sindacati, associazioni
o organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale,
nonché i dati personali idonei a rilevare lo stato di salute e la vita
sessuale…”
E’ chiaro
quindi che in questo caso nulla osta all’applicazione della legge 241/90. Abbiamo
quindi deciso di varare un’iniziativa nazionale, richiedendo il dettaglio
della gestione dei fondi di salario accessorio per ciascun ufficio e per ciascuna
Direzione Regionale e/o Compartimentale. Invitiamo i delegati locali –
soprattutto i delegati RSU - a rilanciare questa richiesta.
Organizzazione
del lavoro: è il vero punto di partenza per l’ordinamento professionale
Da diverso tempo si
discute negli uffici di organizzazione del lavoro, di carichi di lavoro e
affini… è una discussione che procede da anni senza alcun reale risultato
tangibile. Si mantiene quindi sommersa la realtà, che è quella di uffici
che funzionano sulla base di mansioni molto diverse da quelle per cui i singoli
dipendenti sono stati assunti e sono pagati. Non solo. Su questa base,
mistificata, si effettuano tutti i conteggi relativi ai possibili passaggi di
livello previsti dal contratto integrativo. Si mettono a concorso posti
“vacanti” basando tale definizione su una fotografia distorta della
situazione. Gli Uffici Unici delle Entrate, sono forse l’esempio più
clamoroso. La polifunzionalità dei dipendenti, è dato dichiarato. Ed
infatti vediamo colleghi che dall’A1 al C3, vengono, nei fatti suddivisi in al
massimo 4/5 funzioni ben definite, lasciando il resto all’improvvisazione
quotidiana.
Possiamo citare ad
esempio la situazione degli sportelli dove personale spesso di livello inferiore
al C1, sottoscrive atti con rilevanza esterna... Vogliamo che questa realtà
emerga.
Le Direzioni
degli uffici devono fornire ai delegati sindacali locali, su richiesta,
l’elenco del personale dell’ufficio con a fianco le funzioni che ogni
singolo dipendente svolge.
E’ solo il primo
passo per ottenere un reale riconoscimento del lavoro. E’ solo il primo passo
per dimostrare come realmente sono organizzati oggi gli uffici.
Oggi i
fantomatici passaggi di livello, anziché riconoscere il lavoro svolto, sono
subordinati a incredibili procedure concorsuali.
Va
rilevato una volta di più che questo è il motivo principale secondo il TAR
per cui la riqualificazione potrebbe essere inficiata.
I regolamenti
delle Agenzie: pericolosa deregulation
Incredibile ma vero,
i regolamenti delle agenzie davano forte potere autonomo alle stesse, superando
nei fatti la contrattazione di pubblico impiego e minando così sia la difesa
dei diritti dei dipendenti, che il ruolo richiesto dalla Costituzione alla
gestione delle imposte.
Abbiamo già in più
di un occasione rilevato che, paradossalmente, diviene importante chiedere
l’applicazione del Decreto Legislativo 29/93 che dava maggiori garanzie
rispetto a quanto scritto nei regolamenti.
Il Ministro, l’ARAN,
il SECIT, l’AIPA, con motivazioni forse diverse, erano tutti dello stesso avviso
delle RdB.
I vertici delle Agenzie
e i sindacati (cgil, cisl, uil e salfi) no. Per i primi si comprende la volontà
di non avere le mani legate, i secondi invece continuano la loro azione servente
minacciando addirittura uno sciopero in caso di modifica dei regolamenti.
Mano libera alle agenzie, purché parlino con “loro”. Quali garanzie
abbiamo?
Fondo di
previdenza: vogliamo i nostri soldi
Ricordiamo, la
scorsa estate, la questione relativa al fondo di previdenza. Avevamo
“rinvenuto” uno studio, poi risultato di paternità salfi – ma discusso
con tutti gli altri compari – che mirava a trasformare il fondo di previdenza
in un fondo di solidarietà (che finanziasse mobilità, cassa integrazione,
lavoro precario etc.) A lungo si è discusso e molti si sono dissociati da
quel documento. Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Ma ora più che
mai la questione del Fondo di Previdenza diviene attuale. La trasformazione
del nostro contratto (teoricamente a fine anno) farà si che potremmo non
avere più diritto – giuridicamente – a quanto contenuto nel fondo. Prima di
trovarci in quella situazione, o prima che a qualcun altro venga in mente di
usare quei soldi chissà a che scopo, ne chiediamo l’immediata
liquidazione agli aventi diritto.
Agenzia del
territorio: si comincia a parlare di esuberi
I cosiddetti
progetti dell’Agenzia del Territorio, su cui abbiamo prodotto specifico
materiale, sono un primo esempio di quanto potrà accadere grazie alla
deregulation dei regolamenti di Agenzia. In realtà non si tratta di progetti
come siamo abituati ad intenderli, ma della prima parte del piano triennale di
recupero arretrato facente parte della convenzione tra ministero ed agenzia. Si
dice in sostanza che l’Agenzia avrà diritto a fondi accessori solamente a
seguito del raggiungimento di obiettivi generali che non sono oggetto di
contrattazione ma che dovranno essere svolti dal personale. Obiettivi
strategici, nei quali il ruolo che il sindacato si è ritagliato è, non quello
del leone, ma quello del lenone. Le riunioni decentrate dei sindacati servono
solo a favorire la “partecipazione consapevole e costruttiva, dei
lavoratori”. Il ruolo è quindi quello di convincere lavoratrici e lavoratori
che è uno sporco lavoro ma che qualcuno deve pur farlo. Le conseguenze?
La prima è lo sfruttamento
degli LSU che a partire dal 2 maggio saranno assunti per un anno - a
tempo determinato - solo per smaltire l’arretrato – naturalmente senza alcun
premio…
La seconda
l’abbiamo già vista in alcuni Compartimenti (anche del Nord Italia). Si
definisce il numero di persone che deve svolgere il lavoro ordinario e di
conseguenza quello che può essere adibito, assieme agli LSU, al lavoro di
recupero dell’arretrato. Si ipotizza già l’individuazione nominativa di
tali soggetti ai quali verrà assegnata, come agli LSU, una chiave di accesso
al sistema nella tipologia RA (la stessa assegnata agli LSU).
Una domanda sorge
spontanea. Se gli LSU sono assunti a tempo, proprio perché devono recuperare
l’arretrato (almeno così si dice), quando quel tempo scadrà, saranno mandati
via? E quelli che con loro si occuperanno di questo “sporco” lavoro?
Riqualificazione:
Non ci crediamo. Vogliamo una soluzione vera
L’ultimo accordo
cgil,cisl,uil,salfi e amministrazione dice che entro luglio 2001 il 50% dei
posti a disposizione alla fine del 1998 sarà assegnato provvisoriamente. A
parte la solita tortuosità del ragionamento, ci appare chiaro il tentativo di
prendere tempo e superare lo scoglio elezioni.
Le procedure
concorsuali sono praticamente terminate dappertutto, perché aspettare luglio?
Il problema è
checché se ne dica, l’ordinanza del TAR – a seguito del ricorso Dirstat
(ora Dirpubblica) - dice chiaramente che le eccezioni di incostituzionalità
della procedura non sono infondate. Nessuno, in questo governo, si vuole
assumere la responsabilità di inquadrare migliaia di dipendenti ad un
livello superiore sulla base di procedure (forse) incostituzionali. Così si
passa tutto al prossimo governo… la manovra politica dietro tutta
l’operazione è talmente chiara che non è neppure il caso di soffermarsi
oltre. E’ solo il caso di evidenziare come, per molti sindacati, le logiche di
partito siano prevalenti sulla difesa di chi lavora. Le RdB, che non hanno
governi amici - ne ora ne dopo le elezioni - ora e dopo chiederanno:
a)
Immediata revisione dei profili professionali sulla base della realtà
– e non delle compatibilità economiche.
b)
Inquadramento del personale nei nuovi profili (con avanzamento di
carriera) a partire da coloro che hanno superato le procedure di
riqualificazione.
c)
Coinvolgimento nel processo di tutto il restante personale
d)
Periodicizzazione di tale procedura al fine di garantire costanti
avanzamenti di carriera
e)
Individuazione di fondi “freschi” da parte del Ministero del
Tesoro, per garantire i passaggi di livello che non devono essere pagati
con soldi nostri.
E i contratti dei
dirigenti?
Non potevamo
chiudere questo numero senza un breve cenno alla vergognosa questione degli
stipendi.
A giorni – con lo
stipendio di aprile, pochi giorni prima delle elezioni - arriveranno i nostri
“aumenti”. Non facciamoci impressionare… ci sono gli arretrati da luglio
2000. I reali aumenti sono un elemosina, visto soprattutto che è da gennaio
2000 che non “vediamo una lira”. Nel frattempo gli stessi sindacati che, a
fronte di un inflazione galoppante, hanno ritenuto più che sufficienti
questi aumenti (?!?) hanno sottoscritto un contratto per la dirigenza che
erogherà fino ad 80 milioni annui di aumenti… anche in questo caso ogni
ulteriore commento ci pare superfluo.
CI SCUSIAMO CON COLORO CHE NON HANNO TROVATO SPAZIO. VI PUBBLICHEREMO AL PIU’ PRESTO. CONTINUATE A SCRIVERCI.
ilsaccobucato@libero.it
fax - 06 233 200 763