Il sacco bucato - Numero 8/2001

7 settembre

 

 
 
In questo numero:
Il mio bucato è più bianco del tuo…
 
Perché chiediamo la 14^ men­silità?
 
Passaggi di livello fantasma 1. La riqualificazione
 
Passaggi di livello fantasma 2.Tra e nelle aree, super
 
Fondi Unici Amministrazione 1. Un passo avanti ma non è sufficiente
 
Fondi Unici Amministrazione 2.  Indennità: nuovo feudalesimo
 
Partiti o sindacati?

 Il mio bucato è più bianco del tuo…

E’ difficile contrastare la propaganda che, per le prossime elezioni RSU di Novembre, gli altri sinda­cati, stanno già varando, forti di centinaia di funzionari sindacali, finanziamenti dello stato (a vario titolo), ap­poggi politici, in taluni casi, della connivenza dell’Amministrazione e, diciamocelo, della sensazione di inevitabilità degli eventi che ha contagiato molti di noi. E’ la vecchia storia di Davide contro Golia. Difficile, ma non im­possibile. E’ sempre mag­giore il numero di coloro che si rendono conto che alcune operazioni (riqualificazione, po­sizioni super, soldi che ar­rivano e che vengono tolti nuovamente, solo per fare alcuni esempi) sono solo propaganda e che ci troviamo con sempre più compromessi, spesso irreversibili, tali da favorire clientelismi e smantellare ogni diritto acquisito… Sempre più concreta è la possibilità di costruire un movi­mento che affermi i diritti dei senza di­ritto. Per questo le RdB non si accontentano di operazioni di restyling ef­fettuate per non perdere terreno su (nostre) proposte quali la 14^ mensilità, la possibilità di carriera, uno sti­pendio europeo, un’organizzazione del lavoro moderna… da anni, coerentemente, ne parliamo e ora cominciano a trovare sfogo in accordi ancora parziali e talvolta mistifica­tori, ma che dimo­strano che Davide ha imposto a Golia i terreni di confronto. E’ necessario fare di più. Non ci mettiamo in concor­renza. Parliamo di diritti, della vita di migliaia di lavoratrici e lavoratori, non di chi ha il deter­sivo che lava meglio… Non abbiamo gioiose macchine da guerra, ma contenuti, su cui stiamo costruendo un nuovo modo di affrontare i problemi. Vogliamo continuare così. Da oggi l’appello è quindi ancora più pressante. Chi si ri­conosce in que­sto ragionamento non può più chiamarsi fuori… A Novembre, dice­vamo, ci sono le elezioni RSU. Quello che, come è accaduto nel 1998, cercheranno di passare sotto silenzio è che con esse, sulla base dei voti at­tribuiti ad ogni lista sindacale, si calibreranno gli equilibri di forza per le discus­sioni del nuovo contratto. E’ ora di uscire allo sco­perto! Cerchiamo candidati!  Per diffondere nei posti di lavoro le idee RdB e per rafforzare sul piano generale le nostre proposte. Contattateci al più presto, le liste vanno presen­tate entro il 20 ottobre.

 

Robespierre


Perché chiediamo la 14^ men­silità?

Perché siamo sempre più privatiz­zati. Perché l’incremento di pro­dut­tività che abbiamo sviluppato in ma­niera esponenziale negli ultimi anni è oggi completa­mente a nostro ca­rico. Cosa inten­diamo? Va, innanzi­tutto, chiarito che la cosiddetta quota fissa di salario acces­sorio sa­rebbe più che sufficiente a garan­tire il pagamento di uno sti­pendio in più a tutti. Questa scelta, oltre che pos­sibile, è giustificata anche dal fatto che, ogni anno il salario ac­cessorio ci viene attribuito sulla base di pa­rametri che, dato per ac­quisito il risultato dell’anno prece­dente, ri­chiedono incrementi. Se per acce­dere agli incentivi dove­vamo fare 100, l’anno successivo il 100 era dato acquisito e per ot­te­nere gli stessi soldi siamo stati ob­bligati a fare 110… e così via. Que­sta situazione è inac­cettabile, per­ché scollega comple­tamente il sala­rio dalla prestazione e ricorda una delle più elementari modalità con cui i “padroni” sfrut­tano i sottopo­sti, accumulando plu­svalore, o pa­gandoli di meno o fa­cendoli pro­durre di più allo stesso costo. Nel nostro caso, oltre a farci produrre di più, ci pagano anche meno. Chiun­que può constatare l’erosione del potere d’acquisto del nostro sti­pendio (compresi gli incentivi) dal varo della politica dei redditi (1992-1993). Nulla di strano quindi se chie­diamo, oltre ad aumenti sala­riali veri, e di questo riparleremo al prossimo contratto nazionale, anche una riconfigurazione del salario at­tuale. Innanzitutto attraverso la “storicizzazione” di quota del sala­rio di produttività. Se, come af­fermato, la base su cui si calcolano gli aumenti di produttività è cre­sciuta ogni anno, non altrettanto è cresciuto lo stipendio base. Per questo ha senso chiedere che una quota dei soldi oggi ad appannaggio del salario ac­cessorio (la quota fissa, ovvero quella certa tutti gli anni), possa essere distribuita come 14^ mensilità, equilibrando in parte il dislivello tra lavoro base svolto e stipendio base ottenuto. Inoltre le mutate modalità di maturazione dei fondi del salario accessorio nelle Agenzie suggeriscono di superare gli incredibili progetti e progettini. Nella convenzione con il Ministero, l’Agenzia acquisisce i fondi del sala­rio accessorio solo al raggiungi­mento comune degli obiet­tivi gene­rali programmati. Assume, quindi, un significato concreto affermare che di­viene molto complesso, se non strumen­tale, scorporare i singoli obiettivi dandogli pesi diversi nell’ambito di quelli generali. Se è ovvio che al rag­giun­gimento degli obiettivi generali hanno contribuito tutti è altret­tanto ovvio che a tutti debbano an­dare i fondi matu­rati. Non una vel­leità ma un ragio­na­mento.

 

Passaggi di livello fantasma 1. La riqualificazione

Chi ci ha seguito, sa che di riquali­ficazione ne par­liamo da anni, sei o sette, e sa cosa ne pensiamo. Sa degli scontri, tal­volta feroci, che abbiamo avuto con chi diceva ai colleghi di stare buoni ed accettare supinamente ogni cosa, mentre noi continuavamo a dire che bisognava arrabbiarsi se per ottenere il rico­noscimento di quanto da anni svol­gevamo avevamo (e non è ancora fi­nita) dovuto sot­toporci all’insulto di partecipare a procedure concor­suali che definire folli è un compli­mento.

Va rilevato che il taglio dei posti a disposizione, a seguito delle diverse sentenze contrarie alla procedura concor­suale sta diventando fortis­simo. E’ solo il caso di ricordare che le sen­tenze contrarie alla riqualifi­cazione sono forti in un punto, sot­tolineato dalle RdB fino dal 1995, ma che tutti hanno voluto ignorare: se il concorso si fosse basato sul ricono­scimento dei diritti acquisiti non ci sarebbero stati problemi.

Oggi la Direzione del Personale emana i decreti per l’assegnazione dell’VIII livello (stiamo attendendo gli altri).

Nel decreto, in sostanza, scrive che i singoli dipendenti devono sotto­scrivere un nuovo contratto provvi­sorio (rinun­ciando a quello prece­dente?) e che in caso di sentenza contraria della Corte Costituzionale questo con­tratto decadrebbe e nei confronti dei singoli l’Amministrazione prov­vederebbe al, citiamo testualmente, “recupero dei maggiori assegni cor­risposti”.

L’Amministrazione avrebbe, quindi, intenzione di assumere provvisoriamente nella nuova qualifica i vincitori riservandosi di sciogliere il contratto e chiedere indietro i soldi.

Molti colleghi, si sono preoccupati, sia riguardo alla reintegrazione nel livello di partenza, sia riguardo alla questione dei soldi da restituire. Su questi due argomenti abbiamo in­viato una richiesta di incontro alla Direzione Generale del Personale.

Vogliamo essere certi che in caso di sentenza negativa ci sia un pieno reintegro nelle funzioni precedenti (e nell’ufficio prece­dente, in caso di mobilità) e na­turalmente, che nessuno debba restituire una lira.

Sarebbe, infatti, buffo che, visto che sulla base dell’art.56 del D.Lvo 29/1993, a fronte dello svolgimento di mansioni superiori a quelle di in­quadramento, l’Amministrazione deve corrispondere la differenza retributiva, le mansioni svolte nel periodo di inquadramento al livello superiore, seppur provvisorio, fos­sero considerate valide sotto il piano giuridico (e quindi per la rile­vanza verso l’esterno) e non sul piano economico (e quindi sullo sti­pendio di chi le svolge).

Un’annotazione “malvagia”. Nel de­creto di assegnazione la Direzione del Personale dice che è autoriz­zata a far questo ragionamento da­gli, anche qui citiamo testualmente, “accordi intervenuti in data 12 aprile 2001 tra le OO.SS. e l’Amministrazione.”

Ricordiamo che le RdB non hanno sottoscritto tale ac­cordo, e che, da subito, hanno de­nunciato il danno che si aggiungeva alla beffa.

In sostanza, il paradosso è che, per salvarsi la faccia, i sindacati che, diversi anni fa hanno accettato questo tipo di riqualificazione, hanno, via via, concordato la ridu­zione – a più riprese – dei posti a disposizione, hanno accettato che fossimo sottoposti ad un percorso concorsuale incredibile – sia sul piano dei contenuti che della ge­stione (vedi la questione incontri e spostamenti fuori dell’orario di la­voro), che fossimo obbligati a sot­tostare a esami umilianti e degra­danti ed ora cercano di costringerci a rinunciare a diritti che ci sono ri­conosciuti dalla legge...  e magari qualcuno avrà anche il coraggio di spen­dersi questa “vittoria” nella campa­gna elettorale per le pros­sime ele­zioni RSU…

 

Passaggi di livello fantasma 2.Tra e nelle aree, super

Inquieta che le proce­dure di pas­saggio tra e nelle aree siano pres­soché identiche a quelle messe in campo per la riqualifica­zione, tanto è vero che il TAR, nell’ultima sen­tenza, ipotizza anche la incostitu­zionalità di queste… I bandi, inol­tre, sono pieni di errori e differen­ziazioni tra le diverse Agenzie. Un esempio: per il passag­gio da B1,B2 e B3 verso la C1(amministrativo-tri­butari), il Ter­ritorio richiede di­ploma di scuola secondaria supe­riore di du­rata quinquennale,le Entrate il di­ploma di scuola secon­daria supe­riore, il Demanio nessun diploma.

Non è inoltre facile – è pressoché impossibile - capire i posti disponi­bili in ogni regione e per ogni pro­filo, in modo che si possa, ove desi­derato, fare domanda per altra re­gione. La situazione è talmente in­garbugliata che le Dogane hanno già annunciato il ritiro del bando e una sua riedizione rivista e corretta. E’ un film già visto. Pro­cedure quan­tomeno discutibili va­rate con lo scopo ben preciso di al­lungare i tempi il più possibile… a proposito, le procedure per i Super, come pre­visto, sono ancora in alto mare. Ed erano molto più facili di quelle che si stanno varando ora. La spiace­vole sensazione è che ci tengano tutti buoni con le pro­messe, di pas­saggi di livello e di maggiori sti­pendi. Che queste si­tuazioni ser­vano più a chi vuole ga­rantirsi visi­bilità e stabilità sinda­cale, che a chi effettivamente vor­rebbe il ricono­scimento di un pro­prio diritto.

 

Fondi Unici Amministrazione 1. Un passo avanti ma non è suf­ficiente

Durante l’estate sono stati sotto­scritti diversi accordi sull’utilizzo dei Fondi Unici di Am­ministrazione, i FUA. Ac­cordi sul 2000 in alcune Agenzie, già sul 2001 in altre. In essi, parte del FUA, seppure con aberranti di­stin­zioni, viene attri­buito a tutti i di­pendenti. E’ una grande vittoria delle Rappresen­tanze sindacali di base che, a se­guito del ragiona­mento fatto nel primo articolo di questo numero, da tempo, chiedono la 14^ mensilità.

E’ una vittoria che, ovviamente, non afferisce esclusivamente alla bontà della nostra proposta, ma resa pos­sibile dalle decine di migliaia di firme che sono giunte, da centinaia di uffici, sotto la peti­zione da noi varata la scorsa primavera.

E’ la dimostrazione che le battaglie sindacali si vincono solo se si crea coesione tra il personale.

Coesione che non si può certo cre­are alimentando il mito della pro­duttività individuale che sottin­tende a tutte le suddivisioni diffe­renziate del salario accessorio. Mito secondo il quale ci sono buoni e cattivi e debbono essere in com­petizione tra loro. Mito secondo il quale gli accordi sindacali devono evidenziare – ed esaltare - tali dif­ferenze per “pre­miare” chi lavora sul serio, a disca­pito di chi lavora per finta… Mito che, purtroppo, no­nostante i passi avanti, è ancora presente ne­gli accordi firmati quest’estate.

E’ chiaro quindi, che proprio in vista delle elezioni RSU, da cui dipende­ranno i rapporti di forza tra i sin­dacati nella nuova tornata contrat­tuale è impossibile cadere nella trappola del contentino. Gli accordi sul FUA 1999 prevedevano 3 milioni lordi conguagliabili, quelli sul FUA 2000, 2,700 lordi non conguaglia­bili, seppur da utilizzare in parte come conguaglio sul FUA 1999, l’accordo sul FUA 2001 delle En­trate prevede circa 4 milioni lordi procapite non conguagliabili in nes­sun modo… è chiaro che la strada da noi tracciata sta diventando percorribile… è altret­tanto chiaro che questo è il mo­mento di non ab­bassare la guardia.

 

Fondi Unici Amministrazione 2. Indennità: nuovo feuda­lesimo

Oltre ai progetti individuali e col­lettivi, che l’Amministrazione ha sempre utilizzato per il cosiddetto recupero dell’arretrato e che tante differenze retributive hanno cre­ato negli uffici, un altro elemento di forte contrasto tra noi e l’Amministrazione (e di conseguenze di differenza tra noi e gli altri sin­dacati) è la questione delle Inden­nità. Qui il discorso si fa più com­plesso per chi scrive, proprio per­ché le Indennità ven­gono viste come un diritto e parlare contro le Indennità può apparire una provo­cazione. In realtà, come vedremo, si tratta, piuttosto, della negazione di un diritto.

Chiunque abbia, come il sottoscritto nella propria RSU nelle Entrate, partecipato all’applicazione delle Indennità per il 1999 (calcolo che serviva al conguaglio dei famosi 3 milioni lordi), si è reso conto che con esse si creano differenze re­tributive enormi, spesso a vantaggio di chi ha già stipendi più alti. Non solo, la gestione ad anni di distanza della questione delle Indennità, ne garantisce, diciamo, un utilizzo “al­legro”, in cui le differenze econo­miche possono essere esaltate, in un sistema economico, badate bene, chiuso, nel senso che i fondi da di­stribuire sono quelli, per cui, se do a qualcuno tolgo a qualcun altro…

In tal senso è evidente che le In­dennità non sono un diritto contrat­tuale ma un diritto contrattato e rivisitato – con anni di ritardo - a tutti i livelli.

Obiettivo delle RdB è invece che a prestazione di lavoro corri­sponda retribuzione tempestiva e certa.

In tal senso, la questione delle In­dennità si intreccia con quella dell’inquadramento professionale. Oggi, in uffici dove l’organizzazione del lavoro è per processi, non ha più senso parlare di individuazioni di posizioni di lavoro particolari, ha piuttosto senso rivedere gli inqua­dramenti, riconoscendo la maggiore professionalità di tutti attraverso un idoneo inquadramento, e, di con­seguenza ad uno stipendio base (non accessorio) realmente correlato con la prestazione svolta.

Creare decine di Indennità – spesso anche sostanziose sul piano econo­mico - crea, invece, un sistema nel quale, non solo, possono esserci le aberrazioni di cui parlavamo prima, ma nel quale l’utilizzo del personale diviene estremamente flessibile e diviene non indifferente stare alle Verifiche (25.000 lire al giorno) piuttosto che in Segreteria (niente), solo per fare un esempio alle Entrate, ma valido concettual­mente per tutte le agenzie. Cosa questa che crea sacche di privilegio e conflitti quotidiani tra i diversi settori degli uffici e che è inaccet­tabile nella logica di coesione di cui parlavamo precedentemente. Un nuovo feudalesimo in cui il “signo­rotto locale”, assegnando un inca­rico piuttosto che un altro, crea enormi differenze retributive tra i vari vassalli, i valvassori e i servi della gleba…

 

Partiti o sindacati?

Alle Entrate “silurano” Romano. Frattini (Funzione Pubblica) dice che le Agenzie sono inutili, che bi­sogna accelerare la privatizzazione, senza creare doppioni… Sono i primi segnali, riportati recentemente dalla stampa, del cambio della guar­dia politico – se ignoriamo, come merita, la ridicola polemica estiva Tre­monti/Visco sul “buco” delle en­trate. Approfittiamo di questo per sottolineare che le posi­zioni di RdB non sono, e mai sa­ranno, prone alle posizioni di alcun partito politico.  La no­stra opposizione si genera quando chi governa – chiunque esso sia – assume provvedimenti che rite­niamo danneggino chi rappre­sentiamo. Sia chiaro, un sindacato (RdB) fa politica (da polites = citta­dino), perché agisce nel sociale. E lo fa associando e difen­dendo gli inte­ressi di chi lavora (o di chi un lavoro lo cerca), che sono, fino a prova contraria, in conflitto con quelli di coloro che il lavoro lo danno. In questo senso sottolineiamo ancora l’importanza della nostra partecipa­zione, pacifica e numerosa, alle manifestazioni contro il G8.

Chi ci ha seguito sa che non siamo stati affatto teneri con i prece­denti governi di CentroSinistra che, riteniamo, abbiano, nelle loro scelte, spesso praticato la politica del “meno peggio”. Ma siamo comun­que preoccupati quando viene sosti­tuito un dirigente e chi lo sostitui­sce gli riconosce, di fatto, i meriti sul piano dell’efficacia. In più di un occasione abbiamo, infatti, sottoli­neato che la componente che più temevamo, della logica dell’economicità dell’intervento pubblico (D.Lvo 29/1993) fosse, più che l’aumento del prodotto, la ridu­zione dei costi (del personale)… Spesso alle Entrate, abbiamo con­flitto sui temi dei diritti del perso­nale, con il dirigente che, pare, debba essere sostituito. Ora te­miamo che, anche in questo caso, il “meno peggio” abbia preparato al “peggio” e che l’esigenza di una nuova dirigenza sia dettata proprio dal fatto che nel settore dei costi da ridurre, ci debba essere ancora più “efficacia”. Nel contempo, guar­deremo con una certa diffidenza coloro che, dopo aver appoggiato il lavoro preparatorio, fatto da par­titi “amici”, dovessero attaccare le conseguenze delle proprie scelte solo perché applicate da partiti “nemici”.