Il Sacco bucato
n.15/2001
19 dicembre
SOMMARIO
1.
La sporca
guerra, la globalizzazione e i diritti umani: per salvare Safya dalla
lapidazione
2.
Agenzia delle
Entrate. Abbiamo veramente passato il segno
3.
Legge 104 e Agenzia
delle Entrate: una querelle senza fine
4.
Demanio.
Ottenuti i soldi. Riaperto l’accordo di luglio.
5.
Demanio. Il
governo Berlusconi, per mantenere (forse) qualche promessa, ci manda in mezzo
ad una strada.
6.
Territorio. La
difficile questione del decentramento e lo sfruttamento degli LSU.
7.
Venerdì a
Firenze iniziativa RdB su il Fisco Giusto per tutti (per i cittadini e per i
dipendenti)…
8.
Articolo 18.
Più che un simbolo.
9.
La Finanziaria
di guerra contro i lavoratori.
1. La sporca guerra, la globalizzazione e i diritti umani: per salvare Safya dalla lapidazione.
Abbiamo sentito il dovere di sottoporre anche alle vostre coscienze, una questione simbolo di quanta ipocrisia regni nel nostro patinato, pre-natalizio, mondo occidentale. Tutti abbiamo sentito parlare di liberazione delle donne dall’orrendo regime talebano. Era solo propaganda bellica per giustificare il massacro di civili alla ricerca di un uomo solo – non ancora trovato - visto che nei filmati dell’Afghanistan “liberato” si continuano a vedere sempre e solo uomini? La questione donne-islam è, una questione seria, che non deve essere usata per creare unanimismo verso il “nemico”. Safya Husseini Tungar-Tudu è una ragazza nigeriana di trent’anni, senza marito. Ha avuto un bambino e dunque, per la legge fondamentalista islamica fra meno di un mese sarà posta in una buca, seppellita sino al seno e poi lapidata a morte dalla gente del suo villaggio. Chiusa nella sua capanna, in questi giorni allatta il suo bambino. Lo potrà tenere al seno per qualche settimana, poi la trascineranno nella fossa e la massacreranno. Non si tratta di stabilire quale cultura sia superiore. Qualsiasi società, come anche quella americana, sia “costretta” ad usare la pena di morte, o la guerra come strumento di pace, è una società che ha fallito il suo compito. Il “contratto sociale” (ricordate Rousseau?) locale o globale che sia, è valido solo quando è riconosciuto da tutti, se una parte deve usare la forza per farlo rispettare c’è qualcosa che non funziona… e la storia, anche quella di Safya, insegna che non sempre chi viene punito o perseguito secondo le leggi è nel torto. Nel caso specifico ci troviamo di fronte all’aggravante di un atto che discrimina le donne, solo perché di sesso diverso. Inaccettabile, da chiunque, non solo dalle donne, abbia un minimo senso di coscienza civile. Non bisogna bombardare la Nigeria, anche se siamo certi, che se qualcuno ci raccontasse che un Bin Laden qualsiasi fosse nascosto nella savana, non ci sarebbero esitazioni (difficile: in Nigeria non si coltiva oppio e non devono passare oleodotti). La soluzione passa per i G8. A cui dobbiamo rinnovare la richiesta di globalizzare i diritti e non solo le economie. Ci hanno detto che il Movimento, a Genova come a Seattle, non aveva compreso e che “loro” si vedevano proprio per limitare i danni dell’economia globale. Allora, perché l’Italia, per dimostrare che un mondo migliore è possibile, non si fa immediatamente portavoce di una globalizzazione dei diritti, facendo pressione sui membri del G8 per costruire in tempi rapidi una richiesta unitaria al governo Nigeriano? Scriviamo il seguente testo - l’invio, grazie alle privatizzazioni, non è più gratuito - al Presidente della Repubblica - Palazzo del Quirinale, 00187 Roma oppure - via email - presidenza.repubblica@quirinale.it. LA SOTTOSCRITTA / IL SOTTOSCRITTO ……………… CHIEDE CHE LA REPUBBLICA ITALIANA INTERVENGA IMMEDIATAMENTE, SOLLECITANDO GLI ALTRI MEMBRI DEL G8 A FARE ALTRETTANTO, PRESSO IL GOVERNO NIGERIANO AL FINE DI SALVARE LA VITA DI Safya Husseini Tungar-Tudu CONDANNATA ALLA LAPIDAZIONE PERCHE’ E’ UNA RAGAZZA MADRE.
Infine, per non alimentare dubbi tra un sano giacobinismo
dei costumi e un giustizialismo, in cui certo non ci riconosciamo, da oggi non useremo più la
firma “Robespierre”. Gilgamesh
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2.
Agenzia delle Entrate. Abbiamo veramente passato il segno
Il giorno 3 dicembre, l’ufficio
relazioni sindacali dell’Agenzia delle Entrate ha inviato ai sindacati
un’informativa sulla questione Centri di Servizio. Informativa su cui è stato,
come previsto dal contratto, chiesto un incontro. Il 7 dicembre il Direttore
dell’Agenzia, Massimo Romano, senza confronto alcuno, ha firmato un decreto sulla
questione, i cui contenuti sono, tra l’altro, diversi dall’informativa. Il 17
dicembre c’è stato l’incontro richiesto, in cui siamo stati messi al corrente
di quanto accaduto… tutte le sigle sindacali si sono ribellate per
l’inqualificabile atteggiamento chiedendo l’immediata sospensione del decreto
e la riapertura del confronto sulla questione. La malafede dell’Agenzia delle
Entrate sulla questione Centri di Servizio e’ ormai datata. Da anni chiediamo
un incontro serio e definitivo che ci viene sempre rimandato… ora siamo a
dieci giorni dalla chiusura di Milano, Palermo, Pescara, Roma e Venezia e
l’Agenzia si muove unilateralmente per “via dei tempi ristretti”… l’Agenzia, in
evidente difficoltà, dovrà rendere conto del decreto (che potete scaricare in
formato .tif dal nostro sito internet). Noi, pur se contrari alla logica
perversa che porta alla chiusura dei Centri di Servizio a pochi anni dalla
loro costituzione, continueremo a chiedere:
ü
l’apertura di un terzo
ufficio delle entrate a Bari
ü
l’apertura di un
secondo ufficio delle entrate a Salerno
ü
possibilità di mobilità
volontaria extraregionale, che per alcuni casi, come Trento, pare l’unica
possibilità per “collocare” il personale
ü
chiarezza sugli
organici degli uffici da costituire (call center e centri operativi)
ü
chiarezza sulla
ricaduta sugli uffici locali della chiusura dei centri di servizio
ü
chiarezza sulle
professionalità nei call-center con l’istituzione di una nuova figura
professionale, adeguatamente retribuita: non più indennità (contrattate tutti
gli anni, sottratte a tutti dal FUA, e sempre in ritardo) ma stipendi adeguati
alla professionalità espressa.
Ci troviamo, infine, di fronte all’ennesimo
paradosso. In poche parole, se pur riuscissimo, in questa fase, ad ottenere la
tutela delle lavoratrici e lavoratori dei Centri di Servizio – cosa che ci
impegneremo senz’altro a fare - siamo certi che questo passaggio aprirà
ulteriormente la strada a procedure analoghe, nei confronti di uffici non
produttivi, ad esempio, o che non fanno, comunque, più parte delle scelte
strategiche dell’Agenzia.
Dobbiamo iniziare ad affrontare le questioni, in
maniera più matura, non limitandoci a ragionare sulla tutela di lavoratrici e
lavoratori, ma ad allargare il nostro orizzonte alla tutela dei loro diritti,
come valore oggettivo, che prescinde dai soggetti e che deve sopravvivere a
loro. Forse lo scollamento voluto tra sindacati nazionali e RSU aveva proprio
questo fine. Le RSU, in una certa prospettiva, dovrebbero limitarsi a cercare
soluzioni specifiche (e tecniche) ai problemi, senza poter mettere lingua
sulle scelte che i problemi hanno creato. Secondo noi, così non deve essere.
Lotteremo per avere, a partire dai nostri delegati, RSU consapevoli e
partecipi.
3. Legge
104 e Agenzia delle Entrate: una querelle senza fine
Sempre a firma Massimo Romano (?!?), ci è stata consegnata una circolare con la quale l’Agenzia delle Entrate intende gestire la questione della legge 104/92. Nello specifico, interpreta l’articolo 33, quello che prevede l’avvicinamento ai familiari portatori di handicap. La circolare, è pubblicata integralmente nel nostro sito www.rdbfinanze.too.it, ma qui ne commentiamo alcuni passaggi.
Le Entrate, per dimostrare la loro bonarietà, alquanto ridicola, dicono che vogliono superare, in meglio, la sentenza della Corte Costituzionale n.325/1996. Secondo loro, tale sentenza escluderebbe dai benefici le situazioni patologiche per le quali la necessità di assistenza sia sorta successivamente all’instaurazione del rapporto di lavoro. Mistificante. Questo è quanto dice la Corte Costituzione (nel suo sito internet):
SENT. 325/96. Non è fondata la questione di
legittimità costituzionale dell'art. 33, comma 5, della l. 5 febbraio 1992, n.
104, sollevata, in riferimento all'art. 3 della Costituzione, nella parte in
cui tale norma, nel riconoscere il diritto del lavoratore dipendente, che
assiste con continuità un familiare o affine sino al terzo grado portatore di
handicap, di scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più vicina al proprio
domicilio, richiede come condizione che il lavoratore sia convivente con
l'handicappato, in quanto la maggior tutela in tal modo accordata all'ipotesi
in cui il portatore di handicap riceve già assistenza rispetto all'ipotesi,
altrettanto meritevole di tutela, ma diversa dalla precedente, in cui
l'esigenza sorge quando il lavoratore non è convivente, e si rende quindi
necessario il suo trasferimento per attendere alle cure del congiunto, lungi
dal rappresentare una discriminazione ingiustificata, costituisce una scelta
discrezionale del legislatore, non irragionevolmente finalizzata alla
valorizzazione dell'assistenza familiare del disabile, soltanto quando
corrisponde ad una modalità di assistenza già in atto, la cui speciale salvaguardia
valga ad evitare rotture traumatiche e dannose alla convivenza. red.: F.
Mangano
In ogni caso le Entrate dicono che non vogliono interpretare così duramente la normativa e che concederanno i benefici anche in caso di sopravvenute patologie…ci sovviene il fantozziano: “come è buono Lei”. In modo grottesco, si mistifica il contenuto della sentenza, peraltro superata dalle recenti modifiche alla legge che hanno escluso l’obbligo di convivenza, solo al fine di preparare il campo alle successive restrizioni presenti nella circolare.
Le Entrate, infatti, si sbizzarriscono sul nodo della questione. Il beneficio secondo la norma si applica “ove possibile”. Secondo l’Agenzia questo “ove possibile” significherebbe:
1.
presenza
complessiva di personale in servizio presso l’ufficio di appartenenza del
richiedente in percentuale non inferiore al 45% della relativa dotazione
organica;
2.
adeguata
sostituzione dell’interessato mediante dipendente dello stesso o di altro
profilo professionale;
3.
esistenza
del posto disponibile nella sede richiesta.
Secondo le Entrate, sembrerebbe che il legislatore abbia fissato una normativa valida solo nel Pubblico Impiego. Ma visto che la legge è per tutti, ”ove possibile” sarebbe facilmente interpretabile in altra ottica. L’impossibilità nascerebbe nel caso di aziende con sedi sul territorio meno capillari dell’Agenzia delle Entrate. E’ un’interpretazione? Anche quella delle Entrate lo è. Tra l’altro, volendo scendere nel dettaglio. Come si fa a inserire quei criteri vista la totale assenza di piante organiche, o in presenza di distacchi e spostamenti di personale spesso non giustificati, proprio dalle sedi in cui viene negato il diritto ai richiedenti e tutelati dalla legge 104? Chiederemo queste cose alle Entrate.
4. Demanio. Ottenuti i
soldi, riaperto l’accordo di luglio
L’intervento delle RdB sulla questione salario accessorio/demanio è stato determinante. E’ stata fissata, come nelle altre Agenzie, una quota del FUA 2001 da distribuire a tutti. Inoltre, il 7 di gennaio ci incontreremo nuovamente con l’Agenzia per chiarire cosa accadrà con gli eventuali residui delle contrattazioni sulle indennità (accordo 31/7/2001, non sottoscritto da RdB). E’ emerso chiaramente che gli stanziamenti FUA 2001 relativi alle indennità erano molto elevati, e nulla si definiva in caso di sopravanzo. Secondo noi va chiarito che gli importi restino agli uffici e che vadano distribuiti equamente tra tutto il personale. Sui prossimi numeri maggiori dettagli.
5. Demanio. Il governo
Berlusconi, per mantenere (forse) qualche promessa, ci manda in mezzo ad una
strada.
Già diverso tempo fa – cfr. Il Sacco bucato n.10/2001 -abbiamo denunciato quanto contenuto nel decreto sulla cartolarizzazione dei beni immobiliari dello stato. Ora la questione diviene concreta. Il Demanio ha ricevuto l’incarico di vendere. Ci ha, infatti, preannunciato che per il 2002 avrebbe intenzione di varare progetti per incentivare la vendita del patrimonio.
1) le scelte economiche del Governo Berlusconi tendono ad un evidente smantellamento di tutto ciò che è pubblico ed una sua attribuzione – magari a basso costo – ai privati;
2) pur ammettendo, che in macroeconomia questo processo sia utile (cosa di cui permetteteci di dubitare), è ovvio che lungo la strada si faranno molte vittime.
Ci chiediamo, il governo Berlusconi, e l’Agenzia del Demanio, hanno già pensato come tutelare i 1.600 dipendenti pubblici che hanno, oggi, come lavoro la gestione del patrimonio dello stato quando questo patrimonio non esisterà più?
Questa è la partita che si giocherà nei prossimi anni. Stiamo attenti a non farci troppo distrarre da altre questioni, importanti ma non vitali.
6. Territorio. La
difficile questione del decentramento e lo sfruttamento degli LSU.
Le Rappresentanze sindacali di base sono contro le Agenzie e contro il Decentramento. Lo siamo da subito, lo siamo in maniera motivata. Questi aspetti ci hanno caratterizzato in tutti gli anni ’90, in maniera talmente marcata, che le altre sigle sindacali hanno cercato di emarginarci, chiedendo, proprio a causa di questo, per anni i tavoli di trattativa separati.
Oggi, quelle scelte effettuate si rivelano scellerate e si è perso ogni controllo sia sulle garanzie per i cittadini, che per quelle per i dipendenti. La situazione che si è creata è difficile. Noi stessi, per un lungo periodo, abbiamo dovuto abbozzare visto il silenzio che copriva tutta l’operazione e il disinteresse che sembrava animare la maggioranza dei nostri colleghi sulla stessa.
Così, accantonando per un attimo la ferma opposizione al progetto, ci siamo trovati a doverne arginare gli effetti: accordo maggio 2001. L’accordo era nato per arginare la questione di S.Giovanni in Persiceto, dove, a maggio, l’Agenzia aveva provato a fare quello che sta ripetendo ora, ma senza il minimo confronto con nessun organismo sindacale né nazionale né locale. Nell’accordo parlava di una fase sperimentale coinvolgente 9 sedi provinciali e un massimo di 40 dipendenti e obbligava l’Agenzia al confronto con i sindacati locali. L’accordo è stato stravolto dall’Agenzia che ha ripreso, seppur confrontandosi con i sindacati locali, ad allargare la sperimentazione fino a farla divenire un modello di gestione. Fortunatamente, pur se gli interessi di vertice, gettando continuamente acqua sul fuoco, hanno portato alla situazione attuale, nella base sindacale, finalmente, qualcosa si sta muovendo. Quasi tutti i delegati RSU – non solo quelli eletti nelle liste RdB - delle prime sedi coinvolte si stanno ribellando, in alcuni casi rigettando la sperimentazione. Questa situazione ci consente di riprendere le nostre originarie rivendicazioni. Quanti sono i colleghi che, oggi, dopo la prova dei fatti, sono ancora convinti che le Agenzie, fossero quella chimera che alcuni avevano disegnato? Quanti colleghi del Territorio sono tranquilli di fronte ad un processo di decentramento, che nato sotto il governo del centro-sinistra potrebbe finire nella deriva della devolution bossiana o, peggio, verso quell’esternalizzazione dei servizi, che sempre in più comprendono essere perdita del posto pubblico?
Ritroviamo nei documenti che circolano, stilati dalle diverse RSU degli Uffici del Territorio, ultime Modena, Reggio Emilia e, soprattutto, La Spezia, proprio le analisi che da anni facciamo. La situazione è troppo pericolosa per cadere nel gioco delle parti. Contro il decentramento, proporremo a breve a tutte le RSU dell’Agenzia del Territorio di formulare assieme una piattaforma di tutela dei colleghi.
Per quanto riguarda gli ex-LSU, sappiamo che molti colleghi li vedono come fumo negli occhi, nel timore che possano privarli di qualcosa… ma sappiamo che empre di più comprendono che si tratta di soggetti a cui il sistema sociale non garantisce nulla e che la presenza di ampie fasce di non tutelati (siamo attorno al 15% del personale) rende complicata ogni richiesta di tutela. La richiesta di assunzione degli ex-LSU, controcorrente rispetto allo smantellamento in atto, è, di fatto, una vera tutela anche per coloro che oggi sono assunti a tempo indeterminato. Dobbiamo chiedere tutti assieme il rilancio del ruolo pubblico e statale nella gestione del territorio, unica garanzia di un fisco equo e di quei posti di lavoro pubblici necessari in una società civile.
7. Venerdì a Firenze
iniziativa RdB su il Fisco Giusto per tutti (per i cittadini e per i dipendenti)…
Venerdì 21 dicembre si inaugurano gli Uffici delle Entrate di Firenze, a cui si è giunti in una situazione igienico sanitaria al limite della denuncia (e forse anche oltre tale limite), come sempre, senza una programmazione di formazione, salvo qualche affiancamento dell’ultimo minuto. Anche a Firenze i contribuenti si troveranno di fronte la nuova faccia del Fisco, ed anche a Firenze scopriranno che è una brutta faccia. La disorganizzazione del lavoro, la mancata programmazione delle comunicazioni ai contribuenti anche a Firenze farà si che alla metà di Febbraio, con i prossimi avvisi bonari (ancora in lire?) i contribuenti, a fronte di una pubblicità martellante si troveranno di fronte ad una triste realtà fatta di code e di esasperazione. Queste situazioni, in cui i dipendenti sono vittime tanto quanto i contribuenti, trovano spesso soluzioni palliative, che se tutelano gli uni penalizzano gli altri. In molti uffici, ad esempio, le RdB hanno ottenuto il numero chiuso, ma siamo coscienti che è una soluzione sbagliata, perché è incivile obbligare soggetti, spesso anziani, a file all’alba per prendere il numero… Il fisco è stato sempre disegnato come nemico anche perché si è sempre avuta la sensazione – spesso fondata - che fosse forte coi deboli e debole con i forti. Le RdB stanno provando ad ottenere ciò che nessuno ha mai neppure provato a fare, a stringere un’alleanza tra contribuenti e dipendenti per richiedere veri investimenti nel settore. A Firenze, faremo un sit-in, un’assemblea, raccoglieremo firme di colleghi e di cittadini, le consegneremo al Prefetto. L’iniziativa che vuole costruire un nuovo rapporto di solidarietà tra cittadini e dipendenti pubblici è ottusamente osteggiata dal Direttore Regionale della Toscana, dott.Pardi, che, in una lettera dell’ultimo momento, richiama i dipendenti tutti, alla necessità di una generica continuità di prestazioni che lui stesso si è ben guardato di garantire quando, per il passaggio agli Uffici delle Entrate, ha chiuso il servizio senza darne adeguata comunicazione alla cittadinanza. Raccogliendo firme in tutta Italia vogliamo obbligare il Governo, il Governo, ad affrontare seriamente, non solo con frasi di propaganda, entro la prossima scadenza di Febbraio, il problema del rapporto tra fisco e contribuenti, per farlo migliorare in parallelo con il rapporto tra il fisco e i suoi dipendenti.
8. Articolo 18. Più che un
simbolo.
In questi ultimi giorni molto si è mosso per la tutela dell’articolo 18 legge 300/70. Le Rappresentanze sindacali di Base hanno svolto, con altre forze sindacali di base, sabato 15 dicembre, una manifestazione a Milano sull’argomento. Non abbiamo partecipato allo sciopero del 14 dicembre, ricordiamo ancora l’eco dell’autunno 1994, quando oltre un milione di persone, erano scese in piazza, ufficialmente, contro la riforma delle pensioni del primo Governo Berlusconi. Allora il Governo era caduto e si era creato un asse rafforzato governo/sindacati. Quanto accaduto dopo lo hanno visto tutti, nella riforma delle pensioni, varata, pressoché identica dopo sei mesi, nei contratti e nei silenzi a fronte di finanziarie ancora meno prodighe di quella attuale per i dipendenti pubblici. Perché solo ora? Perché le esternalizzazioni vanno bene sulle finanziarie di Prodi, D’Alema, Amato e non su quella di Berlusconi? Le esternalizzazioni, lo smantellamento del pubblico impiego, la sottrazione di risorse economiche ai poveri per aumentare la ricchezza di pochi sono fenomeni che non ha inaugurato Berlusconi… temiamo, di trovarci di fronte ad una riedizione (seppur in chiave minore e borghese, a Roma l’Ergife e non le piazze) di quanto già visto. Anche nel 1994 la gravità dell’attacco aveva mosso molti, che pensavano di entrare nel fronte della protesta ed allargarlo con altri temi. L’unico risultato ottenuto fu quello di legittimare i vari D’Antoni & C. Oggi l’articolo 18, sembra, come allora le pensioni, essere intoccabile. Speriamo di sbagliarci, ma sulla stampa si parla già di merce di scambio… Inoltre sollecitiamo a non confondere il significato con il significante (come si direbbe in semiologia). La televisione, mezzo di comunicazione per eccellenza, per sua natura, tende ad alimentare questo equivoco. Parlare di articolo 18 in maniera così assoluta tende a focalizzare l’attenzione su di esso, facendo dimenticare che si tratta solo della punta dell’iceberg di una serie di provvedimenti di flessibilizzazione del lavoro già approvati (dai governi di centro-sinistra e con il bene-placet dei sindacati) e operativi (anche nel pubblico impiego). Questo fenomeno, sotto gli occhi di chiunque voglia guardare, alimenta la sensazione che solo di scambio si tratta. Solo fuori da quel circo, da quel vortice comunicativo, si può provare seriamente, anche se non c’è alcuna garanzia di riuscita, ad affermare principi e concetti originali. All’interno di esso tutto viene appiattito. Un’ultima considerazione. Perché non cominciamo comunque a pensare seriamente ad un referendum abrogativo di un’eventuale norma che, seppur in via sperimentale, modifichi l’art.18?
9. La
Finanziaria di guerra contro i lavoratori
L’aula di Montecitorio ha dato il “via libera all’art. 29 che prevede le norme per la determinazione delle eccedenze di personale nella Pubblica Amministrazione. L’articolo dispone che le amministrazioni pubbliche apportino variazioni in diminuzione alle proprie forze in organico a seguito delle iniziative di esternalizzazione” previste dalla Finanziaria. (Roma, 15 dicembre – fonte: Adn Kronos)