Il sacco bucato.n.10/2002 28 maggio 2002 |
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SPECIALE
RIQUALIFICAZIONE n.4 |
SOMMARIO
1.
Ai delegati RdB: oltre la riqualificazione / 2.
L’interrogazione parlamentare / 3.
Strumenti di pressione. Permettete una domanda? / 4. Vogliamo incontrare il
Ministro Tremonti. Iniziativa delle RdB il 29 maggio. / 5. Unità sindacale: chi
non la vuole?
1. Ai delegati RdB: oltre la riqualificazione
Si
apre la stagione contrattuale.
Le RdB, nelle Agenzie Fiscali, non sono più la Cenerentola che erano solo
alcuni anni fa. Oggi, anche grazie agli strumenti di informazione di cui ci
siamo dotati, le proposte della RdB cominciano a circolare con continuità tra
lavoratrici e e lavoratori, favorite anche dalle contraddizioni che,
quotidianamente, emergono nella gestione delle scelte, da noi non condivise,
adottate fin’ora in ambito contrattuale. La questione della riqualificazione, senza voler trovare colpevoli a tutti i
costi, è una di queste. E’ la dimostrazione che, seguendo una determinata
filosofia comportamentale, non solo non si garantiscono diritti, ma si crea un
danno a lavoratrici e lavoratori ai quali, di fatto, si nega il diritto
alla carriera
nonostante tutti i documenti dell’amministrazione, negli ultimi dieci anni di
riforme, evidenzino la polifunzionalità dei dipendenti e la conseguente
modifica strutturale dell’organizzazione del lavoro.
Non
si possono ignorare le contraddizioni emerse in questi anni nella questione del salario
con
tutte le sue sfaccettature. Ricordiamo solo: il mancato adeguamento dello
stipendio base all’inflazione reale; l’indennità di amministrazione,
ancora fortemente sperequata; le discriminazioni effettuate - attraverso indennità
e progetti – nella distribuzione – sempre con oltre due anni di ritardo
- del Fondo Unico di Amministrazione; il rischio di trasformazione del Fondo
di Previdenza in strumento per favorire la fuoruscita e/o la mobilità del
personale; la negazione di un principio salariale logico come l’istituto della
14^ mensilità…
Concludiamo
ricordando i processi di privatizzazione
e decentramento
che, nonostante le continue assicurazioni di dirigenti delle Agenzie e di
esponenti politici, continuano a destare viva preoccupazione tra lavoratrici e
lavoratori…
Si
apre la stagione contrattuale, dicevamo. E si apre all’insegna della lotta
sindacale
perché, se le contraddizioni sono forti, forte è anche la determinazione della
nostra controparte a non risolverle, anzi, ad accentuarle per continuare ad
aizzare uno contro l’altro…
Lavoratrici
e lavoratori, delegati sindacali di ogni sigla sindacale devono cambiare
atteggiamento e smettere di accettare le logiche collaborazioniste, smettere di
attendere soluzioni da entità esterne che, evidentemente, non vi è interesse a
trovare.
Ci
auguriamo, e ne parleremo più approfonditamente in seguito, che sui
contenuti
si possano trovare intese sindacali di rilievo, ma sono soprattutto i
delegati RdB
a cui ci rivolgiamo, poiché essi, più di chiunque altro, per la storia
dell’organizzazione di cui fanno parte e per la coerenza che ci ha distinto
fin’ora, devono divenire motore del cambiamento.
L’attività
sindacale,
anche nel singolo e più piccolo posto di lavoro, per il delegato RdB, sia esso
o meno nelle RSU, non può ridursi a semplice attività di routine, alla sola
gestione dei fondi locali, delle indennità, delle mobilità, della formazione,
immersi, come altri, in una logica contrattuale che, abbiamo visto, danneggia
tutti.
L’attività
sindacale nelle RdB,
ora più che mai, è distribuzione di materiale informativo, discussione con
lavoratrici e lavoratori, elaborazione di punti di vista e di proposte
alternative a quelle correnti, quando queste, evidentemente, hanno mostrato di
essere fallimentari, organizzare mobilitazioni del personale sulle questioni dei
diritti, siano esse generali, come la questione della riqualificazione, siano
esse particolari, come questioni più strettamente legate ai problemi di posto
di lavoro.
L’attività
sindacale delle RdB non si svolge ai tavoli di trattativa, ma in mezzo ai
colleghi.
Un
compito che sembra difficile, lo sappiamo, ma che va affrontato con responsabilità
e coesione.
Non
ci sono delegati inadeguati.
Dal canto nostro ci sforziamo, attraverso questo notiziario, e attraverso il
nostro sito internet, di fornire tutti gli strumenti informativi necessari…
per usarli non bisogna essere fini oratori o dirigenti nazionali. Bisogna
rimboccarsi le maniche e “buttare il cuore al di là dell’ostacolo…”
E’ la nostra forza, impariamo ad usarla fino in fondo.
2.
L’interrogazione parlamentare
Le
Rappresentanze sindacali di base hanno elaborato, oltre ad un piano di
iniziative di protesta, il testo di un’interrogazione parlamentare che
riportiamo di seguito. Si invitano lavoratrici e lavoratori a consegnare il
testo ai parlamentari locali chiedendogli l’impegno a farsi portavoce dei
quesiti in essa contenuti nell’ambito dei lavori di Camera e Senato. E’ uno
degli strumenti di
pressione
di cui abbiamo pensato fosse utile dotarci.
TESTO
INTERROGAZIONE
Al
Ministro dell'Economia
Al
Ministro della Funzione Pubblica
Premesso
che:
La
Corte Costituzionale con sentenza n. 194 del 9.5.02, ha dichiarato
l'illegittimità costituzionale dell'art 3, commi 205,206 e 207 della Legge
n.549 del 28.12.1995 (misure di razionalizzazione della finanza pubblica), così
come modificato dall'art. 22 comma i lettere a) e c) della Legge n. 133 del
13.5.99 (Disposizioni in materia di perequazione, razionalizzazione e
federalismo fiscale);
nel
1996, successivamente alla Legge 549/95 e nel 1999, successivamente alla legge
133/99, sono seguiti accordi tra le Organizzazioni Sindacali ed il Dipartimento
della Funzione Pubblica per definire le modalità di applicazione delle
disposizioni di legge per il personale dell'Amministrazione Finanziaria - oggi
Agenzie fiscali - interessato alle procedure selettive per la riqualificazione
quantificato in 60.000 unità;
la
sentenza della Corte Costituzionale proprio per le motivazioni in essa contenute
travalica il settore delle Agenzie Fiscali coinvolgendo tutto il personale
dipendente del Comparto statale interessando quindi oltre 250.000 dipendenti
avendo già partecipato alla riqualificazione in forza delle disposizioni di
legge citate oppure derivanti da disposizioni contrattuali riguardanti le
medesime procedure di riqualificazione;
che
tale situazione sta procurando preoccupazione e grave disagio tra il personale
statale interessato e che già sono state decise azioni di sciopero e uno stato
di agitazione permanente;
che
talune Amministrazioni decentrate intendono procedere motu proprio
all'applicazione della sentenza della Corte Costituzionale aggravando
ulteriormente la condizione dei dipendenti che subirebbero senza alcuna
responsabilità la retrocessione nel loro inquadramento professionale e in
obbligo di restituire le somme derivanti dal loro avanzamento professionale;
si
chiede di sapere:
se
il Ministro dell'Economia ed il Ministro della Funzione Pubblica intendono
definire
un provvedimento di legge urgente per risolvere positivamente la situazione
venutasi a creare dopo la sentenza della Corte Costituzionale, in analogia con
quanto è accaduto in passato per analogo problema per il personale dipendente
del Comparto Autonomie Locali;
convocare
le Organizzazioni Sindacali del Comparto Ministeri per illustrare le decisioni
del Governo anche al fine di rassicurare i dipendenti del Comparto Ministeri e
porre fine alle agitazioni e agli scioperi in programma.
Impartire
precise direttive all'Aran, all'apertura delle trattative per i rinnovi
contrattuali dei dipendenti pubblici, che prevedano concrete opportunità di
avanzamento professionale per i dipendenti così come accade per i dipendenti
del settore privato.
3.
Strumenti di pressione. Permettete una domanda?
In
questi giorni abbiamo svolto diverse assemblee nei posti di lavoro, presentando
le nostre soluzioni al problema della riqualificazione (e del diritto alla
carriera) e sottolineando la necessità delle iniziative di lotta.
Come
immaginavamo, abbiamo rilevato alcune difficoltà. La prima, a cui cercheremo di
rispondere in maniera più esaustiva in un articolo successivo, è riguardo
all’unità dell’azione sindacale. La seconda riguarda la difficoltà
oggettiva a varare un percorso di lotta basato sul blocco delle mansioni, visto,
ci hanno detto in molti, l’indeterminatezza della declaratoria delle mansioni
contenuta nel contratto (e fornita, con il numero 8 de “il sacco bucato”).
Ne siamo coscienti. Anzi, questo conferma la nostra analisi sulla necessaria
perfettibilità di quel contratto. E’ per questo che abbiamo fornito una
lettera di richiesta di definizione del lavoro svolto, che riportiamo nuovamente
alla fine di questo articolo.
E’
chiaro che la lettera
non risolve il problema,
che, ripetiamo, secondo noi non è risolvibile soggettivamente ma va affrontato
e risolto collettivamente
trovando il sistema di trasformare i concorsi in riconoscimento di diritti
esistenti.
Non
ci aspettiamo che nessuna delle altre iniziative varate - e che vareremo -
(blocco delle mansioni, assemblee permanenti, assemblee contemporanee il 29
maggio, presidio/assemblea al Ministero dell’Economia e delle Finanze,
interrogazione parlamentare…) singolarmente possa in essere risolutiva del
problema.
Ci
aspettiamo però che, l’azione combinata, seppur in una prima fase,
necessariamente poco coordinata, di questi strumenti di pressione possa far
emergere con forza il problema del diritto
alla carriera.
Inteso,
non come fino ad oggi qualcuno ha cercato di far apparire, ovvero come
pretesa di un privilegio, ma per
quello che è realmente: un
diritto oggettivo da riconoscere e tutelare.
Concludiamo
con una domanda a voi tutti. Domanda che facciamo precedere da una breve
considerazione.
Ad
oggi, sulla base della sentenza della Corte Costituzionale, per poter ottenere
un riconoscimento giuridico/economico, è necessario un concorso esterno, con
– parziale - riserva di posti per gli interni e che, sulla base di tale
principio, le procedure individuate nel contratto non sono applicabili.
Pensate
che ciò sia giusto e corretto oppure ritenete necessario trovare una nuova
forma di riconoscimento oggettivo di quanto (effettivamente) valete?
Se,
come crediamo, la risposta a questa domanda è ovvia, è vostro
dovere
utilizzare tutti gli strumenti possibili di pressione perché il problema emerga
in tutta la sua sostanza e perché la soluzione sia una soluzione vera e non una
nuova agonia come quella vista con i corsi/concorsi di riqualificazione.
In
tal senso questa lettera non vuole essere uno strumento contro i dirigenti,
anche se in alcuni casi sono i primi ad incassare la nostra disponibilità ed in
cambio non ci riconoscono nulla.
Presentare
questa lettera non costa nulla, ma mette
in evidenza uno stato di disagio generale sollecitando una soluzione. Compilatela e
consegnatela.
Alla Direzione
Ufficio …………….
La/il sottoscritta/o
……………………… in servizio presso l’Ufficio
……………..….……, ritenendo che il proprio inquadramento economico
possa essere non adeguato riguardo al lavoro svolto quotidianamente,
richiede alla dirigenza di codesto ufficio di evidenziare urgentemente, in maniera chiara e dettagliata, le mansioni lavorative assegnate alla/al
sottoscritta/o.
Richiede inoltre alla Dirigenza di inoltrare questa richiesta per le vie gerarchiche alla Direzione Generale del Personale.
Si intende che, in attesa di chiare
disposizioni, la/il sottoscritta/o limiterà le
proprie attività lavorative a quelle che
risultano obbligatorie sulla base dell’interpretazione della declaratoria
delle mansioni attualmente in vigore.
4.
Vogliamo incontrare il Ministro Tremonti. Iniziativa delle RdB il 29 maggio.
Come
strumento di pressione
va letta anche l’iniziativa che le RdB hanno organizzato per il 29 maggio.
A
partire dalle ore 10, una nostra delegazione terrà un’assemblea/presidio
presso la sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Finalità
di tale iniziativa è, oltre che, naturalmente di discutere con i presenti del
problema, quella di riuscire ad ottenere un incontro con il Ministro per
ottenere impegni precisi sulla volontà di trovare una soluzione utile, in prima
battuta ai 9.500
riqualificati,
ma che abbia carattere
di generalità
nella necessità di riconoscere il diritto alla carriera.
Ed
è per questo che, sottolineando la generalità del problema, abbiamo inviato al
Ministro la seguente lettera di richiesta di incontro.
Roma,
27 maggio 2002
Al
Ministro dell'Economia e delle Finanze
On.Giulio
Tremonti
Oggetto: Rinnovo contratti Pubblico Impiego -
Sentenza Corte Costituzionale. Richiesta incontro.
Con la definizione dell'Atto di indirizzo del Governo all'A.Ra.N. per il
rinnovo dei contratti collettivi per i comparti pubblici, si avvia, con forte
ritardo, la stagione contrattuale che interesserà molti milioni di dipendenti.
La situazione non è affatto tranquilla e, per ultimo, la sentenza della
Corte Costituzionale ha fatto salire ulteriormente la tensione tra i dipendenti
che si sono visti impedire qualsiasi possibilità di progressione di carriera,
bloccata da oltre 20 anni.
Le agitazioni spontanee e le iniziative di lotta programmate dalle
organizzazioni sindacali sono destinate ad acuirsi se non ci saranno tangibili
impegni del Governo per dare una risposta concreta alle legittime aspirazioni
dei lavoratori pubblici.
La RdB Pubblico Impiego ha proclamato per il 29 maggio p.v., in
concomitanza con l'apertura ufficiale delle trattative per i rinnovi
contrattuali, la mobilitazione dei lavoratori pubblici, richiede pertanto un
incontro, per tale data, con la S.V. per un confronto diretto sulle
problematiche che sono al centro del dibattito e motivo di tensione.
Si resta in attesa di un cortese cenno di riscontro.
Per
rafforzare questa iniziativa abbiamo suggerito a tutti i nostri delegati, e a
chiunque ritenesse che bisognasse con forza richiedere soluzioni adeguate, di
organizzare contemporaneamente a tale data, assemblee locali, ove possibile di livello cittadino, ove
ciò non fosse possibile, almeno nei singoli posti di lavoro.
Sappiamo
che alcune realtà si sono organizzate. Sappiamo che altre non lo hanno ancora
fatto, temendo una scarsa partecipazione del personale. Sappiamo anche che, per
alcune scelte tattiche, che le RdB non hanno condiviso, la visibilità del
problema, oggi, non è generale e che molti ritengono che si tratti solo di un
problema dei riqualificati. Noi sappiamo che non è così. Rinnoviamo il
suggerimento di momenti assembleari anche alla luce di quanto espresso nel primo
articolo. Il percorso di
lotta è lungo e difficile e non saranno certo i primi momenti ad essere
determinanti sul suo esito. Cominciamo, con coraggio, a costruire
tale percorso. Siamo forti delle nostre proposte, diffondiamole ed usiamole.
Potremmo, ad esempio, far votare in assemblea – e poi inviare al Ministro -
una mozione che abbia questo tenore:
Al
Ministro dell'Economia e delle Finanze
On.Giulio
Tremonti
Il personale dell’Amministrazione
finanziaria di (dell’ufficio) ________________ riunito in Assemblea in data
________, preso atto dell’esito della Sentenza 194/2002 della Corte
Costituzionale, richiede un’immediata soluzione che sani le procedure di
riqualificazione a cui il personale si è sottoposto con sacrificio negli anni
passati.
Richiede inoltre che il Governo, da Lei
rappresentato, impartisca precise direttive all'Aran,
all'apertura delle trattative per i rinnovi contrattuali dei dipendenti
pubblici, che prevedano concrete opportunità di avanzamento giuridico/economico
che non abbiano caratteristiche concorsuali ma che siano riconoscimento
dell’effettivo avanzamento professionale richiesto dalle rinnovate condizioni
di lavoro e, generalmente, espresso dal personale.
IL NUMERO DI FAX
DEL MINISTRO TREMONTI E’
06-4743449
Se
riusciste a farlo il 29 maggio, sarebbe meglio, altrimenti, comunque, fatelo al
più presto.
5.
Unità sindacale: chi non la vuole?
Riteniamo
che le risposte da dare in questa fase debbano essere, il più possibile,
unitarie.
Per
questo motivo riteniamo settari e inutili – se non dannosi – per il
personale, le richieste di tavoli separati o la pretesa di varare
unilateralmente iniziative che se non ben chiarite negli obiettivi possono avere
come unico risultato quello di acuire la divisione tra il personale - con i
riqualificati che si sentono coinvolti e i non riqualificati che si sentono
fuori dal problema…
Per
questo motivo, a chi ci chiede come mai non c’è unità tra le sigle sindacali,
noi rispondiamo che, nello specifico, le Rappresentanze sindacali di base hanno
sempre letto il problema del diritto
alla carriera come un problema di tutti e che coerentemente non possiamo che chiedere
soluzioni che – partendo
dall’ovvia garanzia per i riqualificati
–
superino, nel nuovo contratto la contraddizione odierna di farlo apparire un
problema di alcuni. Per carità, siamo coscienti del fatto che tra le richieste
ed il risultato finale esiste un necessario processo di mediazione… ma
pensiamo di dire cosa ovvia quando subordiniamo il risultato della mediazione
alle posizioni di partenza delle parti.
Siamo
disponibili a confrontarci e unirci sul piano sindacale con chiunque voglia
discutere, senza
pregiudizi ideologici,
con noi su questa base.
Chi
non è disponibile a farlo si deve assumere fino in fondo la responsabilità
della mancata unità sindacale e della conseguente ridotta efficacia
rivendicativa… sembra, fortunatamente, che qualcuno se ne stia già rendendo
conto…