Il sacco bucato.n.11/2002 7 giugno 2002 |
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SPECIALE
RIQUALIFICAZIONE n.5 |
SOMMARIO
1. La questione chiave / 2.
Richiesta delle mansioni / 3. Interrogazione parlamentare / 4. Una risposta dal
Governo / 5. Frammentazione sindacale, unità dei lavoratori / 6. Da che parte?
/ 7. La proposta delle RdB
1. La questione chiave
Con
questo numero si
conclude lo speciale riqualificazione. Il sacco bucato ha dedicato al problema ben cinque numeri
nei quali abbiamo elaborato l’analisi della questione, abbiamo ipotizzato un
percorso di lotta finalizzato alla salvaguardia del diritto alla carriera per
tutti – con primi, naturalmente, coloro che hanno già terminato il percorso
di riqualificazione.
Con
questo numero, oltre a riprendere le fila del discorso, concludiamo elaborando
una proposta su come, secondo noi, si può intervenire sul problema.
Qualcuno,
nel frattempo, ci ha contattato per dirci che abbiamo trascurato tematiche
specifiche dando eccessivo peso ad un problema che hanno percepito come non
proprio.
La
realtà è che la questione del diritto alla carriera, nell’analisi che
abbiamo effettuato, è la questione
chiave. Negare
la progressione economica ai dipendenti – e
quindi negare il diritto ad una corretto inquadramento giuridico/economico
- ha riflessi, più o meno diretti, sul salario, sull’organizzazione del
lavoro, sui sistemi di valutazione del personale, sui processi di
esternalizzazione, di decentramento, sulle piante organiche, sui processi di
mobilità, sull’assunzione del personale (vedi LTD), sull’attribuzione del
fondo unico di amministrazione, delle indennità, sulla partecipazione a
progetti…
Se
non si risolve la questione del corretto
inquadramento del personale ogni ragionamento su altre questioni assume un valore
parziale, sia in termini di tempi che di contenuti.
In
tal senso va letta come una forma ulteriore di protesta la scelta effettuata dal
Coordinamento Regionale
RdB-Finanze del Lazio di astenersi da qualsiasi trattativa fintanto alla questione del diritto alla
carriera non vengano date risposte chiare ed esaustive.
Una
forma di protesta che, in linea con quanto affermato precedentemente, non
possiamo che approvare ed auspicarci che si
diffonda al più presto.
La
sentenza della Corte Costituzionale, in questo senso, fa da spartiacque. Il
dovere del delegato RdB,
crediamo, sia anche quello di favorire questa analisi, cercando di creare unità
tra il personale dove altri, artificiosamente, creano divisione. E’
necessario, proprio per sottolineare
questa differente impostazione, moltiplicare gli sforzi… i primi risultati delle nostre
proposte cominciano a vedersi.
2.
Richiesta delle mansioni
Abbiamo
più volte affermato, ma riteniamo necessario sottolinearlo ancora una volta,
visto anche la perplessità che in diversi casi ha sollevato, che la lettera
ai Dirigenti di richiesta delle mansioni non è certo uno strumento per ottenere – improbabili -
riconoscimenti soggettivi.
Non
è con il riconoscimento delle mansioni superiori - peraltro bloccato in termini
giuridici dal Decreto legislativo 165/2001 - a pochi intimi che pensiamo di
risolvere il problema. Non si tratta di risolvere il mansionismo.
Quella
lettera è uno strumento
di pressione verso i vertici delle Agenzie che, come vedremo, devono essere
assolutamente coinvolti nella ricerca di una soluzione. Quella lettera è un
modo di affermare che, in maniera generalizzata, il personale del Ministero
delle Finanze (in distacco presso le Agenzie) presta un’attività lavorativa
professionalmente superiore al proprio livello di inquadramento
giuridico/economico. Non ci aspettiamo risposta dai dirigenti degli uffici, ci
aspettiamo che la inoltrino per le vie gerarchiche ai dirigenti superiori. Dove
ciò è già accaduto con maggiore frequenza, ad esempio in Campania, forte è
stata la preoccupazione dell’amministrazione, ben cosciente di avere tra le
mani una patata più che bollente.
Poi
può succedere anche che, come in un ufficio
delle Entrate, in cui si sono create condizioni favorevoli – si trattava di tutti
B2 inquadrati a B3 dalla riqualificazione - in cui al personale dell’area
controllo, che aveva bloccato il lavoro, è stata consegnata una lettera in cui
si afferma che svolgono (e svolgevano) “attività di controllo sostanziale cioè
esame Processi Verbali della Guardia di Finanza, dell’Ufficio etc, emissione
atti di accertamento e di contestazione”…
Attività
che, per quanto il mansionario sia di difficile interpretazione, non sono certo
afferenti nè al livello B2, nè al livello B3.
Oppure,
come è successo in un ufficio
doganale dove il dirigente, in un documento di risposta alla richiesta di
specificare le mansioni, ammette che gli A1 sono impiegati da tempo in mansioni
tipicamente attribuibili a B1, dando ragione a chi aveva formulato la richiesta
e in contraddizione con se stesso, ottusamente, minacciando, più o meno
velatamente, di sostituzione nel ruolo e di ritorsioni chi lo aveva obbligato ad
ammettere che l’Amministrazione (non lui) aveva sfruttato il personale.
Ne
vedremo delle belle.
3.
Interrogazione Parlamentare
Negli
ultimi giorni alcuni parlamentari hanno già presentato in aula il testo
dell’interrogazione da noi elaborato (On.Cento, On.Pistone, On.Russo Spena).
Il Governo, pur in maniera vaga, ha cominciato a dare alcune risposte,
assicurando che si occuperà del problema – vedi Il sole 24 ore di giovedì 6
giugno.
A
proposito, va rilevato, che nonostante il testo dell’interrogazione
parlamentare presentata sia quello elaborato da RdB (andate a vedere gli atti
parlamentari), ancora una volta la stampa censura la nostra presenza…
E’
chiaro che più parlamentari saranno coinvolti più “toccheremo il tempo” al
Governo che, al pari dei vertici delle Agenzie, deve essere assolutamente
coinvolto nella soluzione del problema.
Non
è una questione politica, è una questione
di diritto, per cui ci aspettiamo la disponibilità a sollecitare il Governo ad
una risposta da parte di parlamentari di ogni parte politica, non solo
dell’opposizione, come accaduto finora.
Sollecitiamo
quindi tutti i colleghi che, per qualsiasi motivo, avessero contatti con
parlamentari a spingere per la presentazione del testo di interrogazione.
4.
Una risposta dal Governo
Con
lo stesso spirito dell’Interrogazione parlamentare, sollecitiamo tutti ad
inviare al Ministro Tremonti il testo della mozione che chiede di risolvere il
problema.
Come
vedremo, al di là di improbabili leggine per salvare i riqualificati, che
sarebbero sempre sotto scacco di eventuali nuovi ricorsi, la soluzione del
problema non può che passare per un atto politico.
Per
la scelta di riconoscere le progressioni di carriera come un diritto e non come
l’accesso a posti ritenuti vuoti
(principale motivo di incostituzionalità delle procedure, secondo la Corte).
Il
29 maggio scorso a Roma, mentre in molte altre parti d’Italia tenevamo
iniziative analoghe, di particolare rilevo l’assemblea itinerante di Padova,
durante un’assemblea/presidio presso il Ministero dell’Economia e delle
Finanze abbiamo incontrato lo staff del vice-ministro Baldassarre.
Abbiamo
sottolineato con forza che, pur ritenendo valido il principio costituzionale che
un posto pubblico, qualora rilevato disponibile, debba essere assegnato con
concorso pubblico e non riservato al personale interno, non può essere
sottaciuto che il personale tutto dell’Amministrazione Finanziaria era
“congelato” nelle qualifiche funzionali di appartenenza fin dal 1980.
Non
può essere ignorato che, nel frattempo, l’organizzazione del lavoro e
l’introduzione di nuove tecnologie hanno mutato profondamente le condizione
professionali operative all’interno degli Uffici Finanziari al punto di creare
una enorme disparità tra l’inquadramento giuridico/economico dei dipendenti e
l’effettiva professionalità espressa.
Abbiamo,
inoltre sottolineato che debba essere tenuta in debita considerazione, quindi,
che, qualsiasi forma abbia assunto – o assumerà - la procedura di
avanzamento del personale, in realtà la stessa, piuttosto che configurarsi come
assegnazione di nuovi posti resisi disponibili, e come tale soggetta al corretto
giudizio di incostituzionalità, debba, più correttamente, essere considerata
come riconoscimento delle mutate condizioni di lavoro e del diritto alla
carriera dei dipendenti coinvolti nelle procedure.
5.
Frammentazione sindacale, unità dei lavoratori
Abbiamo
più volte richiamato le diverse organizzazioni sindacali presenti ad un
confronto unitario sulla questione del diritto alla carriera.
Abbiamo
a più riprese ricordato che i nostri obiettivi erano e restano:
1)
un’immediata
soluzione che sani le
procedure di riqualificazione a cui il personale si è sottoposto con sacrificio negli
anni passati;
2)
che il Governo impartisca precise direttive all'Aran,
all'apertura delle trattative per i rinnovi contrattuali dei dipendenti
pubblici, che prevedano, a vantaggio di tutto il personale, concrete
opportunità di avanzamento giuridico/economico che non abbiano
caratteristiche concorsuali ma che siano riconoscimento dell’effettivo
avanzamento professionale richiesto dalle rinnovate condizioni di lavoro e,
generalmente, espresso dal personale stesso.
Su questo volevamo confrontarci e unirci con altri. CGIL-CISL-UIL
e SALFI hanno scelto di isolarsi dalle altre sigle. Non vogliamo farci
interpreti del loro pensiero, che peraltro ci appare piuttosto ermetico. Quello
che ci risulta chiaro è che non sono d’accordo con le nostre richieste.
Che
la pensano diversamente. Come?
Sono loro che devono dirlo!
Certo
è che in diverse loro assemblee, hanno, non solo rigettato l’unitarietà, ma,
addirittura, scelto la strada dell’attacco alle RdB, ree, secondo loro, di
gioire della situazione e di, sempre secondo loro, di voler artificiosamente
allargare il problema.
Non
possiamo che rispondere che voler difendere a tutti i costi le scelte effettuate
in un contratto sbagliato porta al paradosso di dividere il personale tra
riqualificati e non riqualificati. Far finta che un problema non esista non aiuta certo a
risolverlo.
A
noi non interessa dire che qualcuno ha sbagliato. Il nostro problema è risolvere l’empasse in cui, a seguito
di tali errori, tutto il personale è stato fiondato.
Sottolineiamo
che quando parliamo di tutto il personale lo facciamo a ragion veduta. Si tratta
della triste constatazione che tutti, in maniera egoistica, sono coinvolti dal
problema. Chi afferma il
contrario sbaglia.
Basta
leggere parte dell’ordinanza del TAR del 18
ottobre 2000 (pubblicata nel gennaio 2001) per comprenderlo:
Si
deduce in tale ottica anche l’illegittimità del Contratto Collettivo
Nazionale del comparto Ministri – 1998/2001 – nella parte in cui – artt.
da 15 a 20 ed art. 26 – possa ritenersi che abiliti lo svolgimento di
procedure di avanzamento all’interno delle aree e tra aree differenti,
prescindendo dal principio concorsuale. Questione subordinata di costituzionalità
per violazione ed eccesso di delega legislativa.
Basta
sapere che già diverse amministrazioni, che avevano concluso le procedure dei
passaggi tra le aree e nelle aree, a seguito della sentenza della Corte
Costituzionale, hanno
sospeso l’inquadramento.
6.
Da che parte ?
Nessuna
polemica. Siamo stati e restiamo disponibili ad ogni confronto costruttivo con
gli altri soggetti sindacali, ma gli eventi degli ultimi giorni hanno dimostrato
che esistono due modi
diversi di interpretare il ruolo sindacale.
Visto
che esistono organizzazioni sindacali che dicono cose diverse, che pensano cose
diverse, che propongono cose diverse, è ora che lavoratrici e lavoratori
decidano da che parte stare.
Sia
nelle iniziative di lotta, per le quali devono pretendere chiarezza
negli obiettivi
per cui sono chiamati a schierarsi, sia in termini di iscrizioni ad un sindacato
piuttosto che ad un altro.
Se
pensano che le cose, come hanno proceduto fin’ora, vadano bene, è giusto che
continuino a dare il loro appoggio ai sindacati che hanno sempre detto che le
cose andavano bene.
Se
pensano che le cose debbano essere modificate è ora che si schierino
apertamente con chi, come noi, da anni, propone strade alternative.
Chi
non si schiera, visto l’attuale sistema di conteggio del “peso” sindacale,
favorisce la maggioranza (oggi rappresentata da CGIL-CISL-UIL e SalFI).
Il
segnale che può derivare da centinaia di iscrizioni ad un’organizzazione
sindacale che propone aumenti di salario, 14^ mensilità, revisione
dell’ordinamento professionale, recupero dei soldi del fondo unico in busta
paga… è, in questa fase delicata, in cui il contratto è scaduto e bisogna
fare un contratto nuovo, un chiaro
segnale,
a Governo e Amministrazione, su ciò che lavoratrici e lavoratori vogliono.
Non
significa ottenere tutto. Ma significa almeno chiederlo… se poi lavoratrici e
lavoratori pensano che sia meglio non chiedere nulla aspettando che qualcuno, un
bel giorno, si accorga di come siamo trattati male… noi siamo nati combattenti ed andremo avanti così.
Neo
7.
La proposta delle RdB
E’
chiaro che si è venuta fin qui sviluppando una situazione complessa, che
richiede una soluzione senza facili scorciatoie destinate a portare tutti fuori
strada.
Le
Rappresentanze sindacali di Base hanno cercato, anche in incontri avuti al
Dipartimento Politiche Fiscali o con i vertici delle Agenzie, di sottolineare la
propria chiave di lettura del problema.
Riteniamo
che il problema possa essere affrontato efficacemente attraverso la combinazione
di due accordi:
1.
uno col vertice delle Agenzie e del Dipartimento delle Politiche Fiscali,
come già accaduto per accordi a stralcio del contratto integrativo – in cui i
vertici dell’amministrazione assumano chiari
impegni presenti e futuri rispetto alla questione dell’ordinamento
professionale
(e quindi sulla posizione degli attuali riqualificati);
2.
uno, successivo, con il Governo, in cui, sull’ordinamento
professionale, possa essere concordato un atto di indirizzo per prossimi
contratti come già accaduto in passato (ultimo quello del 4 febbraio u.s.).
La
caratteristica pattizia di tali atti, nel sistema di privatizzazione
(contrattualizzazione) del rapporto di lavoro, potrà consentire, ove accettatao
da Amministrazione e Governo, una lettura della questione ordinamento
professionale, diritto alla carriera e procedure di riqualificazione, tale da
salvaguardare tutti i dipendenti pubblici.
Per
questo motivo abbiamo invitato tutti a premere verso le Agenzie, verso il
Ministero e verso il Governo, con gli strumenti che abbiamo fornito nei giorni
scorsi. Per questo vi chiediamo di continuare a farlo, se possibile, con
maggiore intensità.
Oggi
abbiamo formulato una richiesta di incontro alle singole Agenzie, al
Dipartimento Politiche Fiscali, al Ministro. Questa è la copia della nostra
richiesta.
A
Dipartimento Politiche Fiscali
Dott.Tino
Dott.Tagliaferri
Agenzia Entrate
Dott.Ferrara
Dott.Pastorello
Agenzia Territorio
Dott.Picardi
Dott.Imbucci
Agenzia Dogane
Dott.Guaiana
Dott.Mancini
Agenzia Demanio
Dott.ssa Spitz
Dott.Storto
Roma, 7 giugno 2002
Oggetto: Sentenza Corte Costituzionale
194/2002 – Diritto alla Carriera personale amministrazione finanziaria –
Richiesta di incontro
La scrivente Organizzazione Sindacale, a
seguito di quanto contenuto dalla sentenza della Corte Costituzionale 194/2002,
e delle ricadute che, dalla stessa potrebbero derivare, direttamente sulle
procedure di riqualificazione del personale che vi ha preso parte, nonchè sul
diritto alla carriera di tutto il personale, richiede, un incontro urgente al
fine di giungere ad accordi che consentano la tutela del diritto alla carriera
del personale dell’amministrazione finanziaria.
RdB-PI
Finanze e Agenzie
Fiscali