Il sacco bucato.n.13/2002 23 luglio 2002 |
SOMMARIO
1.
Nel centro della lotta (perché le RdB hanno firmato l’accordo del 18
luglio?). Ai nostri delegati (e non solo)… / 2.
Firenze.
L’arroganza battuta dalla giustizia, ma la lotta continua! / 3.
Territorio:
soldi e solo soldi (insufficienti ed iniqui) / 4.Dogane:
la mobilità è selvaggia / 5.
Entrate:
mobilità interregionale, arbitrio o diritto esigibile da tutti? / 6.
L’accordo
sul diritto alla carriera (commentato)
1.
Nel centro della lotta (perché
le RdB hanno firmato l’accordo del 18 luglio?). Ai nostri delegati (e non
solo)…
Con
l’accordo del 18 luglio non si conclude la “questione
riqualificazione”
ma si apre – finalmente – quella dell’ordinamento professionale. Come si
evincerà dall’analisi dettagliata dell’accordo che è presente più avanti
in questo numero, è infatti chiarissimo che ci troviamo di fronte non ad un
atto finale, ma ad una tappa - indispensabile – della LOTTA
PER IL DIRITTO ALLA CARRIERA PER TUTTI.
A
fronte di una proposta – chiaramente illegittima – di una pura e semplice
sanatoria per i riqualificati la nostra controproposta era quella di inserire la
loro vicenda, nel più ampio contesto della REVISIONE
DELL’ORDINAMENTO PROFESSIONALE.
Sapevamo
che era difficile perché ampliava il fronte di lotta e, soprattutto, obbligava
le altre Organizzazioni sindacali ad ammettere di aver scelto, finora, una
strada sbagliata per il riconoscimento del DIRITTO
ALLA CARRIERA.
Ciononostante
abbiamo tenuto duro, forti di un analisi innegabile della realtà. NON
ABBIAMO MAI DETTO
che la soluzione potesse essere quella di riconoscere tout court le mansioni
superiori
a chi le avesse svolte e certificate. Sapevamo che una proposta del genere
avrebbe creato nuove discriminazioni.
ABBIAMO
SCELTO LA STRADA PIU’ IMPERVIA.
Abbiamo
sempre affermato che la riduzione
di dipendenti
e le modifiche
strutturali, organizzative e tecnologiche
sopravvenute alla costituzione dei profili professionali (1980), hanno creato
un, sempre maggiore, scostamento
tra l’inquadramento giuridico ed economico di tutti i dipendenti e le
prestazioni di lavoro da loro fornite.
In
quest’ottica abbiamo sempre criticato le procedure di riqualificazione così
come ideate (concorsi a coprire posti vacanti) non solo perché le ritenevamo
una soluzione parziale, ma perché tali procedure sottintendevano una conferma
dello statu quo ordinamentale. Nonostante questo, non possiamo fingere che
decine di migliaia di colleghi hanno comunque scelto di partecipare a tali
procedure, di fatto legittimandole sul piano politico. In sostanza, lavoratrici
e lavoratori, partecipando alle procedure di riqualificazione, pur se con esiti
finali diversi, hanno affermato di non
credere alla possibilità di una revisione dell’ordinamento professionale.
Non potevamo non tenere conto di tale realtà (visto che anche molti nostri
delegati hanno scelto di partecipare alle procedure). A questo punto è
intervenuto il ricorso della Dirstat (ora Dirpubblica) a seguito del quale la
procedura, accettata dai dipendenti, evidentemente come il minore dei mali, è
stata dichiarata illegittima
sul piano costituzionale.
E
qui ci sia consentita una digressione polemica e un po’ provocatoria. Se la
crocefissione della Dirstat (perché ha proposto ricorso) è comprensibile sul
piano emotivo, molto meno lo è sul piano
etico e sindacale.
Nel 1995, infatti, quando è partita la procedura di riqualificazione, tutti
i sindacati
(e l’Amministrazione) sapevano di varare una procedura illegittima (era ancora
caldo il cadavere di un concorso analogo bloccato per gli stessi motivi al
Ministero di Grazia e Giustizia).
La
procedura si basava, di fatto, sulla NEGAZIONE
DEL DIRITTO ALLA CARRIERA,
e sul mantenimento di un obsoleto ordinamento professionale su cui si ragionava
e si individuavano “posti da mettere a concorso”. Il fatto, ad esempio, che
i III
livelli venissero esclusi
da ogni procedura la dice lunga su quelle che erano le reali finalità.
In
sostanza, si subordinava il diritto a veder riconosciute le proprie accresciute
professionalità ad una procedura concorsuale, negando tale diritto a tutti
coloro che, pur in un sistema lavorativo che richiede a tutti pari prestazioni,
non avessero vinto il concorso.
Non
sappiamo quali fossero le loro reali intenzioni, e non vogliamo certo farci
interpreti del pensiero altrui, ma certo è che, paradossalmente,
il ricorso della Dirstat (ora Dirpubblica) ha fatto emergere la truffa… e
obbligato tutti i contendenti a modificare il piano di discussione.
Per
quanto complessa, a questo punto, la nostra proposta diveniva l’unica
praticabile.
Abbiamo
scritto il 23 maggio scorso :
“Metterci
una toppa oggi, non garantirebbe né i riqualificati (…) ne coloro che sono
rimasti al palo – il cui diritto alla carriera è negato. (…)
Se il contratto è inadeguato a risolvere i problemi del diritto alla carriera,
il contratto va cambiato (…) pretendere
l’istituzione di un’area
unica di inquadramento del personale è l’unica soluzione seriamente
praticabile. In
tal modo sarà possibile trasformare l’inquadramento del personale in livelli
retributivi superiori, in un riconoscimento
di un diritto incontestabile (…)
Tale riconoscimento può essere pure diluito nel tempo, anche se ci pare che già
molto abbiamo dovuto aspettare – partendo immediatamente da coloro che hanno
vinto i corsi/concorsi di riqualificazione, con decorrenza tale che non
debbano restituire una sola lira di quanto percepito,
e allargandosi, gradualmente, a tutto il personale.”
Il
4 luglio scorso abbiamo tenuto un’Assemblea Nazionale dei delegati RdB delle
Finanze, a cui hanno partecipato delegati dalle diverse regioni e nella quale,
tra le altre cose, si è discusso anche di come affrontare la questione. Il
mandato emerso è stato chiaro: AVREMMO
DOVUTO FIRMARE UN ACCORDO SOLO SE QUESTO AVESSE FATTO CHIARO RIFERIMENTO ALLA
QUESTIONE ORDINAMENTALE.
Il
18 luglio ci siamo trovati di fronte ad una proposta di accordo che, come
vedremo, abbiamo letto come una chiara
apertura alla nostra analisi
e che sappiamo, come abbiamo detto all’inizio, che non è la soluzione
definitiva. La stessa nota a verbale che abbiamo allegato all’accordo
trasforma lo stesso, da parte nostra, in un richiamo
alla battaglia.
Per
ora l’amministrazione e i sindacati hanno ammesso che le cose devono cambiare.
Ora comincia la fase più difficile. Con la nostra proposta, la nostra tenacia e
la nostra firma abbiamo portato le RdB NEL
CENTRO DELLA LOTTA.
Solo
la forza che ci viene dall’attività quotidiana dei nostri delegati e dal
numero degli iscritti - segno chiaro della condivisione delle nostre proposta da
parte di lavoratrici e lavoratori - potremmo evitare che il varco che siamo
riusciti ad aprire si richiuda o che, peggio ancora, venga utilizzato solo per
creare l’ennesimo
pastrocchio contrattuale.
Vogliamo
spendere, infine, qualche parola sull’importanza della questione CONSULTAZIONE
DEL PERSONALE.
Va
tenuto presente che le RdB sono l’unica organizzazione sindacale che, da anni,
inserisce nella propria piattaforma contrattuale (le proposte per i nuovi
contratti) l’obbligo di referendum
consultativi e vincolanti
in caso di accordi che, come questo, sono di particolare rilevanza sui diritti
dei dipendenti. Per l’opposizione di tutti i sindacati - anche della stessa
CGIL, che oggi la richiede sul “Patto per l’Italia” - oggi così non è.
Per
questo motivo la consultazione sull’accordo che abbiamo lanciato – pur se a
posteriori e non impegnativa sul piano dell’obbligo contrattuale - ha ancora
più valore.
Innanzitutto
sul piano
metodologico,
una forte adesione all’iniziativa dimostrerebbe la sua importanza e ci
consentirebbe di spingere nel prossimo contratto per l’introduzione di un così
importante strumento di democrazia sindacale, in secondo luogo sul piano
del contenuto,
perché un risultato negativo della consultazione, impegnerebbe politicamente,
non solo la RdB, ma tutti i sindacati, a tenerne conto, mentre un risultato
positivo dello stesso, visto che l’iniziativa è assunta da noi che abbiamo
espresso un giudizio preciso sull’accordo e sulla sua possibile (auspicata)
evoluzione, ne rafforzerebbe la sua valenza proprio nella prospettiva da noi
indicata…
Invitiamo
quindi tutti ad attivare una consultazione del personale, a compilare la scheda
della consultazione e ad inviarla alla nostra redazione (via e-mail o via fax).
ACCORDO
SU RIQUALIFICAZIONE E DIRITTO ALLA CARRIERA |
||
Ufficio e città |
||
Votanti |
Favorevoli all’accordo |
Contrari |
|
Neo
I
padroni delle ferriere della Direzione Regionale delle Entrate della Toscana
sono stati fermati dalla giustizia. La sentenza del 12.07.2002, emessa dal
giudice della sezione del lavoro del Tribunale Ordinario di Firenze, è chiara:
viene riconosciuto inequivocabilmente il comportamento antisindacale, tenuto
dalla dirigenza dell’Agenzia delle Entrate in ordine alla contrattazione
dell’orario di lavoro per gli uffici di Firenze.
L’arroganza
e la prepotenza di Pardi e dei luogotenenti degli uffici locali di Firenze sono
state fermate nell’aula di un tribunale. Fin dall’inizio del nuovo corso
pardiano, che accompagnava il trapasso verso le agenzie fiscali, era chiaro
quali sarebbero realmente state le sorti di tutti i lavoratori degli uffici
della Toscana. L’intera operazione, a costo zero per la neonata agenzia, si
sarebbe rivelata ben pesante per tutti i dipendenti degli uffici, basandosi,
essenzialmente, sulle procedure di mobilità coatta del personale. Graduatorie,
più volte riviste ad hoc, hanno portato, in spregio anche a norme vigenti (i
lavoratori cui spettano i benefici previsti dalla legge sulla tutela
dell’handicap sono stati ugualmente trasferiti e oggetto di una vera
persecuzione con controlli effettuati dalla Questura nelle loro abitazioni e
negli uffici) allo spostamento forzato di numerosi lavoratori verso sedi
disagiate. Le RdB, più volte, sia in sede di contrattazione, che sui posti di
lavoro, hanno sempre denunciato l’operato di questa dirigenza, che ha
sistematicamente calpestato i diritti dei lavoratori, con l’avallo degli altri
sindacati (vedi, per tutti, l’accordo sulla mobilità, da noi non
sottoscritto). In merito al mancato accordo sulla contrattazione dell’orario
di lavoro per gli uffici fiorentini, la richiesta di tentativo di composizione
del conflitto innanzi ai livelli superiori delle parti trattanti, veniva
spregevolmente elusa dalla D.R. che procedeva unilateralmente ignorando persino
l’art. 13 del C.C.N.L.. Questo ha portato ad un’azione legale da parte di più
sigle sindacali, noi compresi.
Abbiamo
sempre sostenuto che le lotte non si vincono solo nelle aule dei tribunali, ma
giorno per giorno nei luoghi di lavoro con la partecipazione attiva e collettiva
dei lavoratori.
La
sentenza riapre la vertenza sull’orario di lavoro, che dovrà vedere coinvolti
tutti i lavoratori, al fine di ottenere un orario realmente rispondente alle
esigenze dei lavoratori e dell’utenza.
Firenze,
16 luglio 2002
RdB
Pubblico Impiego
Coordinamento
Agenzie Fiscali Toscana
3.
Territorio: soldi e
solo soldi (insufficienti ed iniqui)
Nelle
ultime settimane sono stati sottoscritti all’Agenzia del Territorio diversi
accordi sul Fondo Unico di Amministrazione dell’anno 2001.
Gli accordi derivavano direttamente da quello del 29 ottobre scorso, che
noi non avevamo firmato. Di conseguenza non abbiamo sottoscritto alcuno di essi,
neppure quello che, con un ritardo incredibile rispetto alle altre Agenzie,
prevede la cosiddetta indennità
professionale,
che molto assomiglia alla 14^
mensilità
da noi richiesta e che chiederemo di inserire nel prossimo rinnovo contrattuale.
Nello
specifico colpisce l’accordo sulle diverse indennità – PARTICOLARI
POSIZIONI DI LAVORO -
che, pur mantenendo in pratica invariati gli stanziamenti complessivi, aumenta
– in maniera spropositata - le cifre di molte delle indennità previste. Il
risultato è quello di svuotare completamente il budget di ufficio, di gonfiare
a dismisura gli stipendi di alcuni a discapito di altri e di creare figure non
contrattabili e quindi clientelarizzabili (come il responsabile per la sicurezza
o il gestore di rete) a cui vengono garantite prebende vertiginose… Leggete
cosa scrivono in proposito i delegati dell’Ufficio di La Spezia:
“In
merito alla ripartizione del “budget d’ufficio” 2001 (art. 32 C.C.N.L.
16.02.1999), riteniamo che la contrattazione di III livello attivata in data
odierna non possa che trovare una forte opposizione sia per la tutela della
dignità di questo tavolo di contrattazione, sia per la difesa dei legittimi
interessi dei lavoratori che esso rappresenta. Rileviamo dall’allegato n°1,
infatti, che l’Amministrazione per l’anno di riferimento raddoppia, e in
certi casi triplica, rispetto allo scorso anno, le quote da assegnare alle varie
posizioni soddisfacendo così le giuste aspettative dei lavoratori, che vedono,
almeno in parte, riconosciuto il loro impegno per il raggiungimento degli
obiettivi dell’Agenzia. Quanto sopra è, però, in palese contrasto con la
realtà delle cose; l’importo assegnato all’Ufficio Provinciale della
Spezia, infatti, risulta, al lordo d’ogni ritenuta, di €. 43.427,42 pari a
£. 84.087.216, praticamente di poco superiore all’importo assegnato lo scorso
anno. Con tale budget risulterà impossibile non solo andare a remunerare le
posizioni così come indicate nell’allegato n° 1, ma anche individuarne altre
che, per responsabilità e per particolare impegno, questo tavolo ritiene
fondamentali per il funzionamento dell’Ufficio indipendentemente da quanto
deciso dall’Amministrazione centrale. Respingiamo come una provocazione e
riteniamo un insulto per i lavoratori sbandierare quote e fondi che di fatto non
possono essere assegnate e riteniamo svilente per questo tavolo di
contrattazione essere di fatto impossibilitato nel cercare di soddisfare le
giuste aspettative dei lavoratori. Inoltre riteniamo, in linea di principio, che
tutti i tipi di lavorazione, se svolti con impegno, siano necessari al
funzionamento dell’Ufficio ed utili al raggiungimento degli obiettivi. Questa
logica di estrema diversificazione delle remunerazioni o, peggio, di totale
ignoranza nei confronti di alcuni settori di lavorazione conduce soltanto
all’avvilimento morale dei lavoratori e crea screzi e contrasti all’interno
del personale con conseguenti ricadute sia sul funzionamento
dell’Amministrazione sia sul “clima” all’interno dell’Ufficio. Alla
luce di quanto dichiarato riteniamo indispensabile e preliminare ad ogni
contrattazione richiedere alla Direzione dell’Ufficio di attivarsi presso la
Direzione Compartimentale, per ricercare l’assegnazione dei fondi necessari
per l’attivazione di una seria e dignitosa contrattazione.”
L’atteggiamento
dell’Ufficio di La Spezia, nell’attuale contesto ci pare il più corretto.
Sollecitiamo quindi tutti gli Uffici Provinciali ad utilizzare tutti gli
strumenti contrattuali disponibili per chiedere l’apertura di confronti sulla
questione indennità, volti a dimostrare l’assoluta inadeguatezza del sistema.
La
nostra partecipazione alle trattative nazionali, infatti, ci conferma che la
gestione dei Fondi Unici ha due prevalenti finalità: a) quella di creare
divisioni insostenibili tra il personale; b) quella di distogliere
l’attenzione da problemi ben più importanti, come il decentramento
e la stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato,
ovvero del futuro dell’Agenzia, di cui nessuno parla più.
Dimostrare
l’inadeguatezza del sistema attuale darà più forza alle nostre richieste di
inserire in
busta
paga gli importi delle attuali indennità, come
corresponsione puntuale e certa della prestazione lavorativa (nell’ambito
della revisione dell’ordinamento professionale che si apre con l’accordo
sullo stesso del 18 luglio) e di trasformare
la parte restante del FUA in una vera 14^ mensilità.
Spostare
l’attività sindacale e l’interesse di lavoratrici e lavoratori
dall’attuale trattativa delle vacche, insita nella gestione del FUA, ad
argomenti più qualificanti non può che favorire i diritti
di tutti.
4.
Dogane: la mobilità è selvaggia
In
Piemonte, la nostra delegazione si è opposta alle procedure di mobilità della
Direzione Regionale. Come si sa, il Piemonte è in una situazione avanzata
rispetto alla costituzione degli Uffici Unici delle Dogane. Per questo motivo
lanciamo il comunicato del nostro Coordinamento Regionale del Piemonte come
proposta rivendicativa su cui unificare tutte le realtà locali. Per contatti:
Romeo Cavalli c/o Dogana Novara 3298057670.
“La
RdB-PI non ha firmato il protocollo di intesa
fra la Direzione Regionale
Dogane e OO.SS. in materia di
mobilità regionale in relazione
all’apertura degli Uffici Unici perché
se pur favorevole alla mobilità volontaria, è contraria al trasferimento
d’ufficio del personale, non ravvisando nessun argomento sindacale che lo
giustifichi.
in
sintesi:
ü
l’apertura
dei nuovi uffici dovrebbe essere successiva alla determinazione degli organici
necessari, basata su carichi di lavoro e criteri omogenei sul piano nazionale ,
oggettivi e trasparenti;
ü
il
pagamento dell’incentivazione al personale in mobilita’ non dovrebbe essere
finanziato dal fua, cioe’ in sottrazione alla retribuzione di tutto il
personale, ma dall’agenzia;
ü
la
copertura dei posti eventualmente scoperti dopo la mobilita’ volontaria (alla
quale dovrebbe partecipare tutto il personale dell’agenzia , non solo quello
in servizio in regione) dovrebbe essere realizzato attraverso: la messa a
concorso dei posti riservati al personale dell’agenzia con qualifica
inferiore; la mobilita’
volontaria da altre agenzie ed amministrazioni.
PROPONE
UN’INIZIATIVA SINDACALE CHE TUTELI I LAVORATORI E RICHIAMI L’AGENZIA ALLE
PROPRIE RESPONSABILITA’.
P. RdB-PI -ROMEO CAVALLI”
5.
Entrate: mobilità interregionale, arbitrio o diritto esigibile da tutti?
Un
comunicato che ci è giunto, ancora una volta dal Piemonte, ci offre lo spunto
per ragionare sulla questione mobilità, che affronteremo nei prossimi giorni
con i vertici dell’Agenzia. La DRE Piemonte ha, infatti, espresso nei giorni
scorsi parere favorevole al trasferimento in altre regioni (Sicilia, Puglia,
Campania, …..) di n. 32 colleghi in servizio c/o il soppresso Centro di
Servizio e altri Uffici Locali di Torino. La
risposta fornita alla richiesta di chiarimenti su eventuali normative e accordi
contrattuali legittimanti tale procedura, prontamente presentata dalla RdB
Piemonte, congiuntamente a FLP Finanze e Cisal, (e nell’assordante silenzio di
CGIL, CISL, UIL e SALFI) è stata alquanto evasiva ma esauriente quanto basta a
comprendere che:
Ø
non
vi e’ alcun riscontro normativo e contrattuale
Ø
i
criteri sono altamente arbitrari: il parere favorevole ai trasferimenti e’
stato espresso nei confronti di alcuni colleghi provenienti dal centro di
servizio e altri casi ritenuti”particolarmente meritevoli di tutela”
(in base a quali presupposti ?)
Ø
nessuna
opportunità di partecipazione è stata fornita al personale in servizio nella
regione interessato al trasferimento in altre sedi
In
spregio alle esigenze di centinaia
di colleghi che, ogni anno, presentano,
secondo le modalità previste, istanze di trasferimento in altre regioni,
partecipando alle procedure concordate a livello nazionale, la DRE Piemonte si
assume il potere di decidere quali istanze siano particolarmente meritevoli di
tutela, creando per alcuni una corsia preferenziale, forse retaggio di passate
gestioni di tipo clientelare.
A
questo si aggiunga che, nelle regioni di destinazione, tale personale, imbocca,
senza alcun tipo di contrattazione o verifica, corsie preferenziali rispetto a
personale in attesa di trasferimento su base regionale.
Noi
non siamo d’accordo. Abbiamo diffidato la DRE del Piemonte dal proseguire in
detta iniziativa chiedendo l’immediata apertura di un tavolo di confronto al
fine di definire criteri omogenei che garantiscano pari opportunità per tutti i
dipendenti della regione. Invitiamo tutti i nostri Coordinamenti regionali
a richiedere, alle rispettive DRE, tavoli di confronto sulla mobilità al
fine di ottenere l’informativa prevista dal contratto e di fornire
all’Esecutivo Nazionale informazioni atte a migliorare il nostro intervento in
sede di trattativa centrale. Nel frattempo, in Piemonte, abbiamo invitato
chiunque abbia interesse ad un trasferimento in altre regioni a inoltrare alla
DRE Piemonte domanda di trasferimento chiedendo parità di trattamento.
6.
L’accordo sul diritto alla carriera (commentato)
Forniamo
uno stralcio dei passaggi per noi più significativi dell’accordo in questione
con un commento a margine. Si rammenta che sul nostro sito è presente
l’accordo completo.
“
PREMESSO che l’amministrazione finanziaria è stata oggetto negli ultimi anni
di radicali interventi riformatori, che ne hanno mutato l’ordinamento e la
struttura organizzativa (…)
Si
contestualizza l’accordo, fornendo allo stesso la giustificazione politica e
sottolineando che le riforme (Uffici Unici in primis) sono elemento base che ha
modificato la prestazione lavorativa. Si conferma l’analisi di RdB. Le
riforme a costo zero, senza alcun riconoscimento al personale, sono cosa che
abbiamo sempre osteggiato.
CONSIDERATO
che, in una situazione di perdurante blocco o, comunque, di forte restrizione a
nuove assunzioni (…) la valorizzazione delle risorse interne ha
rappresentato negli ultimi anni una delle soluzioni necessarie per sopperire
alle carenze esistenti nelle qualifiche più elevate e, nel contempo, per
adeguare, in conformità a principi di giustizia, la situazione giuridica di
larga parte del personale alla situazione di fatto;
Altro
elemento essenziale è il blocco delle assunzioni, che affiancato al
processo di riforma, e alla carenza di personale nelle qualifiche più elevate,
fa ammettere all’Amministrazione che la situazione di fatto è – per
larga parte del personale - diversa dall’inquadramento dello stesso, e
quindi diviene necessario (come richiesto da sempre da RdB) un adeguamento
giuridico.
CONSIDERATO
che si rende comunque ineludibile una più organica e complessiva soluzione del
problema più generale della ricollocazione del personale, che tenga conto delle
nuove professionalità e dei nuovi mestieri (…) e che tale riclassificazione
dovrà avvenire anche in occasione della stipula dei contratti nazionali di
lavoro del quadriennio 2002-2005 in un nuovo e più adeguato quadro
ordinamentale;
Questo
è, secondo noi, il nodo dell’accordo, in cui si afferma chiaramente che il
problema “riqualificati” può trovare soluzione solo (e questa era, come
visto, la nostra proposta) all’interno di una riclassificazione di tutto il
personale in un nuovo e più adeguato quadro ordinamentale d attuare nei nuovi
contratti.
CONSIDERATO
che il processo di riforma dell’amministrazione finanziaria ha richiesto una più
elevata qualificazione professionale, e che pertanto l’intervenuto
percorso di riqualificazione del personale ha corrisposto a tale esigenza
prioritaria (…) che il predetto percorso, cui hanno partecipato circa 13.000
impiegati, si è articolato in procedure (…) al termine delle (quali) si è
stabilito di inquadrare provvisoriamente i dipendenti (…) per i restanti
posti disponibili accantonati, si è fatto ricorso ad assunzioni
dall’esterno in tutte le circostanze in cui ciò è stato consentito da
autorizzazioni di legge (…); che l’eventuale cessazione dell’utilizzo del
personale nelle professionalità acquisite con il processo di formazione sopra
descritto (…) avrebbe effetti gravemente negativi sul piano organizzativo e
gestionale, con conseguente lesione del principio costituzionale del buon
andamento dell’amministrazione (…) VISTO il parere dell’Avvocatura
Generale dello Stato del 4 luglio 2002 (…) che individua nella contrattazione
collettiva, attraverso la ridefinizione degli inquadramenti del personale,
nel rispetto delle procedure indicate dal decreto legislativo n. 165/2001, lo
strumento per la salvaguardia delle posizioni giuridiche ed economiche
attribuite ai dipendenti interessati; CONSIDERATO che, in attesa della
definizione del nuovo ordinamento professionale del personale del Dipartimento
per le Politiche Fiscali e delle Agenzie Fiscali, si rende necessario
confermare, per le esigenze assolutamente inderogabili sopra esposte, le
posizioni giuridiche ed economiche conseguenti ai predetti contratti individuali
fino alla definizione del nuovo ordinamento professionale del personale;
Questa parte dell’accordo lo
giustifica sul piano legale per quanto concerne i “riqualificati” che
vengono “congelati” nell’inquadramento provvisorio. Tale
“congelamento” non va letto come il termine di una procedura illegittima, ma
come un primo passaggio, selettivo e che non riguarda tutti i dipendenti,
della nuova collocazione del personale nel nuovo – da costruire –
inquadramento professionale. Come già sottolineato precedentemente, questo
ragionamento era il fulcro della proposta delle RdB.
CONVENGONO:
Le posizioni giuridiche ed economiche conseguenti ai contratti individuali
stipulati in esito alle procedure di cui in premessa sono confermate fino
alla definizione del nuovo ordinamento professionale del personale del
Dipartimento per le Politiche Fiscali e delle Agenzie Fiscali, da realizzarsi entro
sei mesi dalla data del presente accordo. Le parti convengono di aprire
dalla data odierna il tavolo negoziale per la definizione del predetto
ordinamento.
A questo punto, per noi, l’aspetto più importante dell’accordo è che la salvaguardia del personale riqualificato passa attraverso il nuovo ordinamento professionale nel quale possiamo cercare di inserire tutto il personale, proprio sulla base dei principi enunciati nell’accordo stesso e qui sottolineati dal nostro commento. E’ un inizio…