PREMESSA
Anche in vista del
prossimo rinnovo contrattuale, è oggi necessario riflettere
sulla questione del Fondo Unico di Amministrazione, che ci ha
visto andare, come delegati RdB, alle contrattazioni, tentando di
aggiustare, a livello locale, ciò che non era aggiustabile.
Abbiamo tentato di gestire il Fondo Unico di Amministrazione, tentando
di applicare criteri di giustizia e di equità e ridurre la forbice
della discriminazione tra i colleghi. Oggi, molti di noi si rendono
conto che è impossibile attuare tale gestione. Gli accordi
nazionali non lasciano spazi di contrattazione alle Rsu e alle
Organizzazioni Territoriali. Le voci incluse nelle indennità sono
limitate e lasciano fuori parte del personale. I fondi assegnati sono
appena sufficienti per coprire alcune indennità, tagliando fuori il
restante personale. Abbiamo da sempre osteggiato e criticato questo
meccanismo.
DIVISIONE
A PIOGGIA?
La
nostra ferma determinazione a criticare l’istituto del salario
accessorio è supportata da motivazioni chiare, precise e, lo
sappiamo per la nostra esperienza sindacale quotidiana, ampiamente
condivise. Nel tentativo di offuscare tali motivazioni le
Amministrazioni e, purtroppo, anche le altre OO.SS., tendono a
banalizzare e ad etichettarci come “quelli che vogliono la divisione
a pioggia”, sottintendendo, con tale definizione, una sorta di irrazionalità
sindacale e di ideologia equalitarista. Sbagliano. Le
RdB non sono contrarie alla valorizzazione del personale e non sono
per un ideologico appiattimento dello stesso. Detto questo, per
fugare ogni dubbio sulle accuse di ideologia che ci sono spesso mosse,
e, di fatto, per rispedirle al mittente, cercheremo di spiegare al
meglio le motivazioni della nostra posizione.
CHE
COSA E’ IL FUA?
Nel
Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Comparto Ministeri 1998/2001,
per gli aumenti previsti per il biennio economico 1998/1999, si parlò
di aumenti medi lordi a regime di 120.000 lire lorde. In realtà i
soldi erano meno, perché, di questi,
39.600 lire venivano versate mensilmente da ogni lavoratore nel Fua.
Nel Biennio Economico 2000/2001, il Fua è stato aumentato di
un importo pari a altre 16.000 mensili pro-capite. Nel
Fua (art. 32 CCNL),
che, ricordiamo, è subentrato ai fondi e fondini degli artt.36 e 37
del contratto precedente, confluiscono,
oltre ad altre voci, come il 2%, ad esempio, “risparmi
dell’amministrazione” che portano sicuramente ad un aumento dei
carichi di lavoro, risparmi quali gli importi relativi all’indennità
di amministrazione del personale cessato dal servizio non riutilizzati
in conseguenza di nuove assunzioni, le economie conseguenti alla
trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale
(il 20% è destinata al miglioramento della produttività collettiva e
individuale), i risparmi di gestione riferiti alle spese di personale,
i risparmi derivanti dalla riduzione del personale, le risorse
relative alle ore di straordinario non utilizzate. Direttamente
o indirettamente, quindi, sono lavoratrici e lavoratori che
contribuiscono alla costituzione del FUA. C’è, inoltre,
un’evidente contraddizione tra la modalità di costituzione del
fondo, essenzialmente procapite, e la sua distribuzione, che esalta le
differenze (con colleghi, che, spesso in maniera immotivata, ricevono
dal fondo importi 10/15 volte superiori a quelli di altri).
DOPPIO
LAVORO PER I NOSTRI SOLDI?
Inoltre,
in conseguenza agli accordi di Luglio 1993, in sede di rinnovi
contrattuali non si parla di aumenti salariali, e neppure di recuperi
salariali, ma esclusivamente di recupero
dell’inflazione programmata, cioè di quella quota del
nostro stipendio che, secondo la programmazione del governo di turno,
è stata erosa dal carovita. Quei soldi, tra l’altro insufficienti, sono un recupero della perdita
del potere d’acquisto del mio stipendio. Perché non vanno nella mia busta paga ma vanno dentro i soldi
collettivi del Fua? Sono soldi miei, di fatto e di diritto: Perché
devo andarmeli a riguadagnare una seconda volta? Perché un collega
deve andarsi a prendere la mia quota di aumento contrattuale? Perché
quei soldi devono essere utilizzati per pagare le indennità di
direzione, di capo team, di rappresentanza dell’amministrazione, la
formazione e quant’altro se sono miei? Perché devono servire a
creare discriminazioni? Si tratta di importi, che anziché,
alimentare, come sarebbe stato giusto, la busta paga di ognuno di noi,
sono utilizzati per creare un Fondo che ha utilizzi disparati ed
incontrollabili. Mai,
nessuna organizzazione sindacale avrebbe dovuto firmare accordi che
legittimano questa perversione. E le RdB, non firmando tali accordi,
si sono trovate in contrasto con - non c’è alcuna polemica ma
constatazione della realtà - sindacati che hanno accettato questo sistema, e che ne sono
gli alfieri più appassionati.
QUANDO
LI PRENDIAMO?
Legare il salario al presunto calcolo della produttività fa si che si
ragioni sempre a consuntivo. Da qui l’enorme ritardo con cui i
fondi vengono corrisposti. Per cui, tra l’altro, lavoratrici
e lavoratori non capisco mai cosa stanno ricevendo. Gli anni di
riferimento si accavallano, si sovrappongono le voci di corresponsione
in cui il fondo viene diviso. Il singolo dipendente non può mai
fare affidamento su tale quota, per definizione, incerta,
nell’entità e nei tempi di corresponsione. Con questo sistema,
inoltre, si perde assolutamente il controllo della gestione dei fondi
(sfidiamo qualsiasi sindacato a dimostrarci il contrario). Più
volte l’Amministrazione, rifacendo i conti, ha trovato che del Fondo
di qualche lontano anno di riferimento, sono avanzati alcuni soldi…
PERVERSIONI E DISTORSIONI
L’attribuzione del fondo ai singoli dipendenti viene, per buona
parte di esso, di fatto, subordinata alla funzione assolta
all’interno dell’ufficio. Questo comporta una inaccettabile discrezionalità
dei Dirigenti. Le trattative svolte in ritardo, tra la blindatura
che viene imposta dagli accordi nazionali e i dati di fatto maturati
negli uffici, senza alcun coinvolgimento nelle decisioni del personale
e dei suoi rappresentanti locali, fanno si che la discriminazione
nella suddivisione degli importi sia ingiustificata sotto qualsiasi
punto di vista. Non solo, il sistema così concepito, distrugge
qualsiasi ruolo serio delle rappresentanze sindacali di posto di
lavoro che vengono private di ogni possibilità critica e ridotte
a notai che, ad anni di distanza, verificano l’organizzazione del
lavoro e certificano quanto deciso dalla Dirigenza. Inoltre la
contrattazione dei fondi di anno in anno, spesso (sempre), a
posteriori rispetto alla prestazione svolta, significa, in termini
pratici, che ognuno di noi svolge un’attività e corre dietro ad un
risultato di produttività senza sapere se e quando sarà remunerato
per questo. In questo modo salta il principio base del rapporto di
lavoro. Il rapporto tra prestazione di lavoro e corrispettivo
salariale relativo che deve essere certo in entità e tempi di
corresponsione. Infine, il sistema ci impone il ricatto della
perenzione. L’Amministrazione (sia essa Ministero, sia essa
Agenzia) che mette sul piatto con ritardi storici le cifre dovute ai
suoi dipendenti e poi li esorta a non perdere tempo in discussioni
(verifiche o approfondimenti) affermando “mi riprendo i soldi e
chissà quando li rivedrete…”
INDENNITA’ DI FUNZIONE
Possiamo provocatoriamente
affermare di esser contrari alle indennità di funzione. E lo
affermiamo nonostante il populismo di chi si spende ogni anno gli
importi “strappati” all’Amministrazione come vittorie sindacali
di prima grandezza. Perché siamo contrari?
1) l’accrescimento degli importi relativi alle singole Indennità di
Funzione, a cui non corrisponde un equivalente accrescimento degli
importi complessivi assegnati, ha svuotato di contenuti la
contrattazione locale, ridotta, come abbiamo già visto, ad una
semplice rilevazione – e certificazione delle decisioni precedenti
dei dirigenti;
2) le Indennità sono individuate a posteriori, quindi, i colleghi
lavorano senza sapere se, quando e quanto riceveranno come indennità;
3) le indennità, quindi, non sono un diritto acquisito,
contrattualmente, possono essere attribuite o tolte in qualsiasi
momento;
4) le indennità vanno a sanare a posteriori un indubbio deficit di
programmazione del lavoro. In sostanza, con il sistema delle
indennità, l’amministrazione non entra nel dettaglio
dell’organizzazione del lavoro, della revisione dei profili
professionali e quindi non riconosce ai dipendenti quanto gli è
dovuto, giuridicamente, per il lavoro svolto;
5) la quasi completa discrezionalità di assegnazione delle funzioni
indennizzabili da parte della dirigenza, crea, nei fatti, enormi
discriminazioni nell’attribuzione dei fondi. Tali
discriminazioni, per via dell’accrescimento delle figure
indennizzabili, o degli importi della singola indennità, divengono
insanabili visto che la, eventuale, somma residua, con la quale si
sarebbero potuti ipotizzare riaggiustamenti sul piano equitativo,
diviene sempre più esigua.
Le RdB propongono la revisione degli inquadramenti del personale, attribuendo
in busta paga, in via definitiva, sotto il punto di vista
giuridico ed economico, gli importi corrispondenti alle attuali
indennità, e che comunque, se di indennità bisogna parlare, queste
devono essere l’eccezione e non la regola, e comunque devono
essere preventivamente individuate, negli importi e
nell’attribuzione delle funzioni (e non ratificate a posteriori).
CHI
E’ IDEOLOGICO?
Al di là di ogni accusa di
ideologia, diviene inaccettabile che soldi di tutti vengano
utilizzati in maniera disomogenea, in una specie di gara, in cui le
disomogeneità vengono giustificate con maggiore o minore abnegazione
al lavoro o maggiore o minore responsabilità, giudizi però tracciati
a consuntivo per cui nessuno sa che gara sta correndo e quale sarà il
traguardo. Solo una volta garantito a tutti un equo stipendio –
in busta paga, al passo con l’inflazione (proponiamo una nuova scala
mobile), che garantisca una ridistribuzione della ricchezza prodotta
dal paese ed il rispetto dell’inquadramento sulla base delle
funzioni svolte - nulla osta, secondo noi, ad individuare
risorse supplementari con cui retribuire maggiormente chi, con criteri
trasparenti ed individuati preventivamente, ha contribuito
maggiormente a produrre risultati. Il ribaltamento di questo
principio produce gli “effetti collaterali” che vediamo tutti i
giorni nei nostri uffici. Le altre Organizzazioni sindacali che non
possono ignorare i dissapori e le difficoltà che tale sistema ha
prodotto e produce. Ad esse, quindi, va rispedito il giudizio di
ideologicità che spesso ci viene mosso. E’ ideologico chi, si
ostina, e continua a far finta di non vedere i danni – non ultimo la
frammentazione di una solidarietà di lavoratrici e lavoratori che
dovrebbe essere obiettivo primario delle organizzazioni sindacali -
che tale sistema ha prodotto.
CONCLUSIONI E PROPOSTE
Oggi
sono evidenti i guasti che tale sistema ha prodotto e continua a
produrre. In alcuni uffici c’è la guerra tra colleghi; in altri
uffici i direttori usano il Fua come se fosse il fondino, per cui
premiamo il loro clientelismo e servilismo; le Rsu spesso sono
snaturate e fanno da notaio agli elenchi predisposti dalla direzione.
E’ un gioco al massacro voluto dall’Aran e dalle Organizzazioni
sindacali che hanno firmato questi accordi. E’ il loro “sporco”
gioco. E allora che lo giochino loro. Le RdB non parteciperanno più
a riunioni dove si deciderà di spartire il Fua. La nostra
posizione sul FUA, deve risultare chiara ed inequivocabile. Chiediamo
la trasformazione del FUA, con il trasferimento dei fondi in busta
paga, a riconoscimento giuridico, economico e pensionabile, della
professionalità espressa e delle funzioni svolte, e la costituzione
di una quattordicesima mensilità. Per aumentare la sensibilità
di coloro che si siederanno al tavolo del rinnovo contrattuale,
lanciamo, infine, una petizione sulla nostra proposta.(SCARICA
IL FACSIMILE DELLA PETIZIONE PER LA TRASFORMAZIONE DEL SALARIO
ACCESSORIO).
Il contratto è scaduto da quasi un anno, i nostri stipendi non
bastano più e vogliamo che vengano corrette le storture che prima
abbiamo illustrato. Ci impegneremo, nel confronto con il personale
in assemblee e comunicati per rendere concreta la possibilità di
realizzazione delle nostra proposta. La nostra battaglia sul
salario sta dando i primi frutti. Nella proposta fatta al tavolo
contrattuale Pubblico Impiego la RdB/PI ha ribadito al Ministro
Frattini che gli aumenti contrattuali dovrebbero andare in maniera
preponderante nella busta paga. C’è stata un’apertura in tal
senso, smentendo e superando, l’accordo di febbraio 2002, che
prevedeva che parte consistente degli aumenti andasse a finanziare la
produttività. Non è sufficiente. I
motivi che ci hanno spinti alle lotte sono ancora sul tavolo, sono
ancora tutti validi. Rilanciamo le nostre proposte. Rilanciamo le
nostre lotte.