Oltre le colonne

n.3 - 12 dicembre 2002

CONCORRENZA SLEALE

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ATTENZIONE! LA VISENTINI 94 E’ ORMAI PRESCRITTA 


Il 4 aprile 2002, con sentenza depositata il 17 luglio (scaricala cliccando qui) il TAR della Toscana ha dato ragione ad alcuni ricorrenti in merito al diritto a ricevere l’indennità, detta Visentini, dell’anno 1994. Nel maggio del 1995, infatti, era stato firmato il primo contratto del Com­parto Ministeri che, tra le proteste di alcuni sindacati, le RdB tra questi, di fatto, annullava la Visentini, introducendo (ricordate i vecchi art.36 e 37?) nuove modalità di retribuzione della produttività. Il motivo del contendere era relativo al 1994, per cui il contratto era valido per la parte normativa, ma non per quella economica, che si di­panava, appunto dal maggio 1995. E così, l’Amministrazione non ha corrisposto a nessuno quanto maturato nel 1994. Qualcuno, all’epoca, denunciò questo fatto. I più, non solo restarono in silenzio, ma cercarono di tacitare la cosa, tacciando chi si lamentava di non comprendere la portata storica di quel contratto. Un gruppo di colleghi decise di fare ricorso e, dopo sei anni, ha registrato una sentenza favorevole dal TAR della Toscana. Dopo alcuni mesi, alcune organizzazioni sindacali, all’epoca tra gli alfieri di quel pessimo contratto, rispolverano la sentenza e propongono al personale la sottoscri­zione di una lettera per interrompere i termini di prescrizione. Peccato che, sulla base di quanto stabilito dal Codice Civile (articoli 2948, 2955 e 2956), i termini di prescrizione per i crediti da lavoro siano fissati a cinque anni (dieci solo per crediti di natura contributiva). Quindi, se volete, sottoscrivete pure le lettere per l’interruzione dei termini di prescrizione, ma dovete sapere che si tratta di un atto inutile. Inoltre, se non avete, già a suo tempo, come anche noi avevamo sollecitato a fare, inviato una lettera per interrompere i termini di prescrizione, non vi fate truffare se qualcuno intende proporvi un improbabile ricorso. Non date soldi a nessuno perché aggiungereste al danno anche la beffa. Qualcuno ci ha chiesto se chi propone questa iniziativa sia in errore oppure in malafede. Non lo sappiamo. Certo è che non sarebbe difficile leggere la questione come il tentativo, da parte di alcuni, di recuperare, in modo un po’ cialtronesco, visibilità e credibilità, soprattutto se in una, illogica, contrapposizione allo straordinario successo della raccolta di firme per il recupero in busta paga del salario accessorio che, da circa un mese, sta animando gli uffici.

 

 

17.000 FIRME E OLTRE… Chiamatela, se volete, DEMOCRAZIA

 Poco più di un mese fa abbiamo lanciato l’iniziativa di raccolta di firme per il recupero in busta paga del salario accessorio. Ad oggi, da centinaia di uffici, migliaia di colleghi, il 28 % dei dipendenti, molti dei quali non hanno nulla a che fare con RdB, hanno sottoscritto la petizione. Non ne possono più di avere uno stipendio ridicolo e di doversi affannare per arrotondare con il salario accessorio. Chiedono di rimettere mano all’assurdo sistema retributivo. Il risultato è ancora più strabiliante soprattutto se si pensa che è stato conseguito su iniziativa di un’organizzazione, RdB, che è presente, con propri delegati, in non più del 30% dei posti di lavoro complessivi, e, soprattutto, se si considera che diversi nostri delegati, o perché impossibilitati, o perché hanno sottovalutato, nonostante le frequenti sollecitazioni in tal senso, la valenza complessiva di questa operazione, non si sono, ad oggi, ancora attivati per la raccolta delle firme. Questa raccolta di firme non è come le altre. Anche sul piano del metodo. Per la prima volta qualcuno PRIMA di un contratto, chiede ai colleghi cosa ne pensano su un importante istituto di cui si dovrà discutere. Questo è il punto essenziale, tanto che si registra l’adesione, più o meno velata, di alcune sigle sindacali all’iniziativa (che attendiamo, però, sul tavolo di trattativa) e, l’incomprensibile, proprio perché si tratta di una proposta “per”, non di una proposta “contro”, boicottaggio di altre, che affermerebbero l’inutilità della sottoscrizione proprio perché sulla loro piattaforma (dove?) ci sarebbe una proposta analoga. Questo ragionamento stimola una considerazione sul modo di fare sindacato. Se la proposta della trasformazione del salario accessorio e del suo riassorbimento in busta paga (sotto qualsiasi forma, non importa) fosse veramente condivisa da tutti, tutti dovrebbero spingere per una sottoscrizione di massa da parte del personale in tal senso, che garantisca maggior forza e credibilità alla posizione... se qualcuno suggerisce di non sottoscrivere la proposta, o non l'ha mai presa in considerazione, oppure, ne parla solo ora per uscire dalla difficoltà in cui, le firme raccolte, hanno messo il sistema di gestione salariale che, a partire dagli accordi di luglio 1993, una parte sindacale ha fortemente voluto e gestito... ma questa diviene dottrina sindacale o semplice dietrologia. A noi resta aver elaborato una proposta, perfettibile, ma praticabile, ed aver raccolto il consenso, ad ora, del 28% del personale. A lavoratrici e lavoratori, resta, l'aver, per la prima volta nella loro storia, essersi espressi su un im­portante istituto contrattuale PRIMA che questo venga di­scusso ed approvato... Di questo, noi la chiamiamo democrazia, siamo fieri. A gennaio, visto il successo dell’iniziativa, possiamo già ipotizzare un’iniziativa forte (es. presidio nazionale e presidi regionali) per, partendo dalla VERTENZA SALARIO, aprire una VERTENZA FINANZE sul contratto e sull’incertezza in cui le riforme (AGENZIE → PRIVATIZZAZIONE e DECENTRAMENTO) ci hanno cacciato.

SCIOPERO E CONCORRENZA (scioperare risolve i nostri problemi?)

Molti, anche a fronte degli scioperi effettuati nell’ultimo anno, ci chiedono se lo sciopero risolve i nostri problemi e se non fosse meglio cercare altre forme di lotta. Rispondiamo che le stiamo cercando. Le molte raccolte di firme varate negli ultimi tempi, ultima quella sul sala­rio accessorio, ne sono testimonianza. Ma le raccolte di firme non possono restare fini a se stesse. Sono utili come strumento di sensibilizzazione e di coesione su un determinato problema, ma per diventare efficaci, le firme devono trasformarsi in persone in carne e ossa che continuino la battaglia che hanno cominciato apponendo la loro firma sotto una proposta. Insomma, visto che molti affermano che una firma "fa fine ma non impegna", è necessa­rio dimostrare che l'impegno c'è, anche a costo di sacrifici personali... solo questo "spaventa", chi sta dall'altra parte della barricata che ci ha, da tempo, anche grazie alla complicità culturale di molti sindacati, inquadrati come una massa di pecoroni che belano in continuazione la loro in­soddisfazione ma che poi, alla fine, non escono dal recinto che hanno intorno... Molte forme di lotta alternative, purtroppo, come il blocco delle mansioni, sono difficilmente praticabili, vista l'enorme difficoltà insita nella lettura compiuta del contratto e, perché no, vista anche la disponibi­lità di molti nostri colleghi a svolgere mansioni superiori solo per "darsi importanza". La stessa sensibilizzazione dei cittadini è difficile da perseguire, vista l'impossibilità che abbiamo di accedere a mezzi di comunicazione di massa, che su determinate questioni, alla faccia del bipolarismo, sono compattamente schierate. Non parliamo poi della sensibilizzazione dei politici, per cui, il discorso, fatto poc’anzi, raggiunge punte di grottesco. Sembrerebbe che siamo quindi impossibilitati a muoverci su altri fronti che non siano la lenta costruzione di un'identità comune di chi lavora attraverso il superamento della, comprensibile, crisi di rigetto verso tutto quello che si chiama sindacato, e l'aggregazione di tutti quei soggetti che, a prescindere dalla loro collocazione politica, si riconoscano nella necessità di ripartire da capo nella costruzione di un'opposizione sociale, pacifica ma determinata, a quelli che, con una frase fatta, possiamo definire i "centri di potere". Gli scioperi di questo lungo anno, sebbene, per noi che vi abbiamo partecipato, siano stati un grosso sacrificio, anche economico, oltre ad aver ottenuto reali risultati (vedi ultimo sciopero del 6 dicembre), sono serviti a questo. A far comprendere a chi era sfiduciato che, nel vuoto più assoluto, o peggio, nel "paraculismo" più profondo, qualcosa di vero esiste e che se ci compattiamo possiamo provare a tornare, come lavoratori, vincenti. Solo un'ampia aggregazione di lavoratrici e lavoratori determinati, animati da una nuova fiducia nella possibilità di lottare per i propri diritti, per il proprio salario, per non essere privatizzati, ma anche, e soprattutto, di soggetti che accettino di divenire delegati della RdB, e che lavorino, seriamente, negli uffici in quanto tali, seguendo le indicazioni e le proposte che vengono elaborate dall'Esecutivo Nazionale, che siano disponibili a partecipare all'elaborazione di tali proposte, solo questa aggregazione, dicevamo, può dare ai nostri "nemici" la rappresentazione costante di un soggetto forte e determinato e ci può servire a fare meno scioperi e a far riuscire iniziative alternative... Per intanto, registriamo che questa analisi è talmente corretta che chi, in questi lunghi anni di "potere concertativo", ha minato il diritto di sciopero alla radice, e parliamo dei sindacati "storici", di CGIL, CISL e UIL, ma ricordiamo soprattutto le dichiarazioni sulla limitazione del diritto di sciopero che vedevano nel signor Cofferati il più avanzato alfiere, sta cercando di depotenziare, con l'uso strumentale e concorrenziale dello sciopero, quanto fin qui costruito in termini di aggregazione alternativa. La vergognosa indizione di uno sciopero per il 13 dicembre, dichiarato il 26 novembre, in contrapposizione con quello del 6 dicembre del sindacalismo di base, dichiarato l’11 novembre, sta lì a dimostrarlo. Il metodo è vecchio: quando il movimento comincia a farsi forte, le istituzioni cercano di infiltrarsi per istituzionalizzarlo, per domarlo e/o per criminalizzarne le frange più "testarde"... Questa fase, infine, dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, la posizione ambigua delle altre sigle sindacali, le cosiddette autonome (SALFI, FLP, CISAL, FAS...) che, al di là dei proclami, magari anche convinti, di alcuni loro rappresentanti, dimostrano tutti i limiti di una scelta corporativa in un mondo sempre più globalizzato, finendo col dare forza alle istituzioni (sindacali e non) che affermano di combattere, o di limitarsi a visibilità o lotte di condominio, come il ricorso truffa sulla Visentini '94, a cui sempre meno abboccano... Quindi, lo Sciopero, forse non risolverà tutti i nostri problemi, ma serve, eccome. Non facciamoci scippare di questa convinzione, perché sarà allora che avremo veramente perso!

AAA. Cercasi delegati RdB

Ai delegati RdB, per andare “oltre le colonne”, abbiamo proposto di affrancarsi da un atteggiamento burocra­tico/sindacale in cui erano stati ri­succhiati e di ripartire dal confronto con lavoratrici e lavo­ratori attraverso un primo strumento, la raccolta di firme, della cui valenza complessiva abbiamo parlato preceden­temente. Molti di loro si sono attivati in tal senso. Non sono, però, mancate le eccezioni. Ad alcuni di loro mancano ancora degli strumenti, che cercheremo di for­nire. Forse ad altri non è ancora chiaro che RdB non ha interesse ad agire come un clone di altri sindacati che si accontentano di garantire piccoli spazi di co­gestione sindacale locale. Il nostro obiettivo è quello, un po’ presuntuoso, di nobilitare l'intervento sindacale spostandolo dalle questioni di bottega e bassa macelleria a questioni più generali. Cosa succederebbe se i soldi oggi gestiti (virtualmente) negli uffici finissero in busta paga? Moltissimi pseudo-sindacalisti tornereb­bero nel cassetto o sarebbero costretti ad emanci­parsi e a costruire assieme nuove e più forti opposizioni... è un sogno? Può darsi. Intanto, anche grazie a chi, non delegato o, addirittura, non iscritto, ha deciso di pren­dere di petto un problema, abbiamo raccolto 17.000 firme... Al di là dell'aspetto formale, iscritto o non iscritto, delegato o non delegato, il sindacalismo di base si fonda, appunto, sulla base e sulla sua capacità di ribellarsi rispetto alle imposizioni che riceve. La raccolta di firme dimostra che la base c'è. Non appro­viamo quei delegati che, pur con la copertura della nostra sigla, piuttosto che farsi portatori di istanze di quella base che chiede il rispetto dei propri diritti, scelgono la coge­stione. Cerchiamo chi è disponibile a mettersi in gioco veramente.