|
|
ATTENZIONE!
LA VISENTINI 94 E’ ORMAI PRESCRITTA
Il
4 aprile 2002, con sentenza depositata il 17 luglio (scaricala
cliccando qui) il TAR della Toscana ha dato ragione ad alcuni ricorrenti
in merito al diritto a ricevere l’indennità, detta Visentini, dell’anno
1994. Nel maggio del 1995, infatti, era stato firmato il primo contratto del
Comparto Ministeri che, tra le proteste di alcuni sindacati, le RdB tra
questi, di fatto, annullava la Visentini, introducendo (ricordate i vecchi
art.36 e 37?) nuove modalità di retribuzione della produttività. Il motivo
del contendere era relativo al 1994, per cui il contratto era valido per la
parte normativa, ma non per quella economica, che si dipanava, appunto dal
maggio 1995. E così, l’Amministrazione non ha corrisposto a nessuno quanto
maturato nel 1994. Qualcuno, all’epoca, denunciò questo fatto. I più, non
solo restarono in silenzio, ma cercarono di tacitare la cosa, tacciando chi si
lamentava di non comprendere la portata storica di quel contratto. Un gruppo
di colleghi decise di fare ricorso e, dopo sei anni, ha registrato una
sentenza favorevole dal TAR della Toscana. Dopo alcuni mesi, alcune
organizzazioni sindacali, all’epoca tra gli alfieri di quel pessimo
contratto, rispolverano la sentenza e propongono al personale la sottoscrizione
di una lettera per interrompere i termini di prescrizione. Peccato che, sulla
base di quanto stabilito dal Codice Civile (articoli 2948, 2955 e 2956), i
termini di prescrizione per i crediti da lavoro siano fissati a cinque anni
(dieci solo per crediti di natura contributiva). Quindi, se volete,
sottoscrivete pure le lettere per l’interruzione dei termini di
prescrizione, ma dovete sapere che si tratta di un atto inutile. Inoltre, se
non avete, già a suo tempo, come anche noi avevamo sollecitato a fare,
inviato una lettera per interrompere i termini di prescrizione, non vi fate
truffare se qualcuno intende proporvi un improbabile ricorso. Non date
soldi a nessuno perché aggiungereste al danno anche la beffa. Qualcuno ci ha
chiesto se chi propone questa iniziativa sia in errore oppure in malafede. Non
lo sappiamo. Certo è che non sarebbe difficile leggere la questione come il
tentativo, da parte di alcuni, di recuperare, in modo un po’ cialtronesco,
visibilità e credibilità, soprattutto se in una, illogica, contrapposizione
allo straordinario successo della raccolta di firme per il recupero in busta
paga del salario accessorio che, da circa un mese, sta animando gli uffici.
Poco più di un mese fa abbiamo
lanciato l’iniziativa di raccolta di firme per il recupero in busta paga del
salario accessorio. Ad oggi, da centinaia di uffici, migliaia di colleghi, il
28 % dei dipendenti, molti dei quali non hanno nulla a che fare con RdB, hanno
sottoscritto la petizione. Non ne possono più di avere uno stipendio ridicolo
e di doversi affannare per arrotondare con il salario accessorio. Chiedono di
rimettere mano all’assurdo sistema retributivo. Il risultato è ancora più
strabiliante soprattutto se si pensa che è stato conseguito su iniziativa di
un’organizzazione, RdB, che è presente, con propri delegati, in non più
del 30% dei posti di lavoro complessivi, e, soprattutto, se si considera che
diversi nostri delegati, o perché impossibilitati, o perché hanno
sottovalutato, nonostante le frequenti sollecitazioni in tal senso, la valenza
complessiva di questa operazione, non si sono, ad oggi, ancora attivati per la
raccolta delle firme. Questa raccolta di firme non è come le altre. Anche sul
piano del metodo. Per la prima volta qualcuno PRIMA di un contratto, chiede ai
colleghi cosa ne pensano su un importante istituto di cui si dovrà discutere.
Questo è il punto essenziale, tanto che si registra l’adesione, più o meno
velata, di alcune sigle sindacali all’iniziativa (che attendiamo, però, sul
tavolo di trattativa) e, l’incomprensibile, proprio perché si tratta di una
proposta “per”, non di una proposta “contro”, boicottaggio di altre,
che affermerebbero l’inutilità della sottoscrizione proprio perché sulla
loro piattaforma (dove?) ci sarebbe una proposta analoga. Questo ragionamento
stimola una considerazione sul modo di fare sindacato. Se la proposta della
trasformazione del salario accessorio e del suo riassorbimento in busta paga
(sotto qualsiasi forma, non importa) fosse veramente condivisa da tutti, tutti
dovrebbero spingere per una sottoscrizione di massa da parte del personale in
tal senso, che garantisca maggior forza e credibilità alla posizione... se
qualcuno suggerisce di non sottoscrivere la proposta, o non l'ha mai presa in
considerazione, oppure, ne parla solo ora per uscire dalla difficoltà in cui,
le firme raccolte, hanno messo il sistema di gestione salariale che, a partire
dagli accordi di luglio 1993, una parte sindacale ha fortemente voluto e
gestito... ma questa diviene dottrina sindacale o semplice dietrologia. A noi
resta aver elaborato una proposta, perfettibile, ma praticabile, ed aver
raccolto il consenso, ad ora, del 28% del personale. A lavoratrici e
lavoratori, resta, l'aver, per la prima volta nella loro storia, essersi
espressi su un importante istituto contrattuale PRIMA che questo venga discusso ed approvato... Di
questo, noi la chiamiamo democrazia, siamo fieri. A gennaio,
visto il successo dell’iniziativa, possiamo già ipotizzare un’iniziativa
forte (es. presidio nazionale e presidi regionali) per, partendo dalla
VERTENZA SALARIO, aprire una VERTENZA FINANZE sul contratto e
sull’incertezza in cui le riforme (AGENZIE → PRIVATIZZAZIONE e
DECENTRAMENTO) ci hanno cacciato.
Molti, anche a fronte degli scioperi effettuati nell’ultimo anno, ci chiedono se lo sciopero risolve i nostri problemi e se non fosse meglio cercare altre forme di lotta. Rispondiamo che le stiamo cercando. Le molte raccolte di firme varate negli ultimi tempi, ultima quella sul salario accessorio, ne sono testimonianza. Ma le raccolte di firme non possono restare fini a se stesse. Sono utili come strumento di sensibilizzazione e di coesione su un determinato problema, ma per diventare efficaci, le firme devono trasformarsi in persone in carne e ossa che continuino la battaglia che hanno cominciato apponendo la loro firma sotto una proposta. Insomma, visto che molti affermano che una firma "fa fine ma non impegna", è necessario dimostrare che l'impegno c'è, anche a costo di sacrifici personali... solo questo "spaventa", chi sta dall'altra parte della barricata che ci ha, da tempo, anche grazie alla complicità culturale di molti sindacati, inquadrati come una massa di pecoroni che belano in continuazione la loro insoddisfazione ma che poi, alla fine, non escono dal recinto che hanno intorno... Molte forme di lotta alternative, purtroppo, come il blocco delle mansioni, sono difficilmente praticabili, vista l'enorme difficoltà insita nella lettura compiuta del contratto e, perché no, vista anche la disponibilità di molti nostri colleghi a svolgere mansioni superiori solo per "darsi importanza". La stessa sensibilizzazione dei cittadini è difficile da perseguire, vista l'impossibilità che abbiamo di accedere a mezzi di comunicazione di massa, che su determinate questioni, alla faccia del bipolarismo, sono compattamente schierate. Non parliamo poi della sensibilizzazione dei politici, per cui, il discorso, fatto poc’anzi, raggiunge punte di grottesco. Sembrerebbe che siamo quindi impossibilitati a muoverci su altri fronti che non siano la lenta costruzione di un'identità comune di chi lavora attraverso il superamento della, comprensibile, crisi di rigetto verso tutto quello che si chiama sindacato, e l'aggregazione di tutti quei soggetti che, a prescindere dalla loro collocazione politica, si riconoscano nella necessità di ripartire da capo nella costruzione di un'opposizione sociale, pacifica ma determinata, a quelli che, con una frase fatta, possiamo definire i "centri di potere". Gli scioperi di questo lungo anno, sebbene, per noi che vi abbiamo partecipato, siano stati un grosso sacrificio, anche economico, oltre ad aver ottenuto reali risultati (vedi ultimo sciopero del 6 dicembre), sono serviti a questo. A far comprendere a chi era sfiduciato che, nel vuoto più assoluto, o peggio, nel "paraculismo" più profondo, qualcosa di vero esiste e che se ci compattiamo possiamo provare a tornare, come lavoratori, vincenti. Solo un'ampia aggregazione di lavoratrici e lavoratori determinati, animati da una nuova fiducia nella possibilità di lottare per i propri diritti, per il proprio salario, per non essere privatizzati, ma anche, e soprattutto, di soggetti che accettino di divenire delegati della RdB, e che lavorino, seriamente, negli uffici in quanto tali, seguendo le indicazioni e le proposte che vengono elaborate dall'Esecutivo Nazionale, che siano disponibili a partecipare all'elaborazione di tali proposte, solo questa aggregazione, dicevamo, può dare ai nostri "nemici" la rappresentazione costante di un soggetto forte e determinato e ci può servire a fare meno scioperi e a far riuscire iniziative alternative... Per intanto, registriamo che questa analisi è talmente corretta che chi, in questi lunghi anni di "potere concertativo", ha minato il diritto di sciopero alla radice, e parliamo dei sindacati "storici", di CGIL, CISL e UIL, ma ricordiamo soprattutto le dichiarazioni sulla limitazione del diritto di sciopero che vedevano nel signor Cofferati il più avanzato alfiere, sta cercando di depotenziare, con l'uso strumentale e concorrenziale dello sciopero, quanto fin qui costruito in termini di aggregazione alternativa. La vergognosa indizione di uno sciopero per il 13 dicembre, dichiarato il 26 novembre, in contrapposizione con quello del 6 dicembre del sindacalismo di base, dichiarato l’11 novembre, sta lì a dimostrarlo. Il metodo è vecchio: quando il movimento comincia a farsi forte, le istituzioni cercano di infiltrarsi per istituzionalizzarlo, per domarlo e/o per criminalizzarne le frange più "testarde"... Questa fase, infine, dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, la posizione ambigua delle altre sigle sindacali, le cosiddette autonome (SALFI, FLP, CISAL, FAS...) che, al di là dei proclami, magari anche convinti, di alcuni loro rappresentanti, dimostrano tutti i limiti di una scelta corporativa in un mondo sempre più globalizzato, finendo col dare forza alle istituzioni (sindacali e non) che affermano di combattere, o di limitarsi a visibilità o lotte di condominio, come il ricorso truffa sulla Visentini '94, a cui sempre meno abboccano... Quindi, lo Sciopero, forse non risolverà tutti i nostri problemi, ma serve, eccome. Non facciamoci scippare di questa convinzione, perché sarà allora che avremo veramente perso!
AAA. Cercasi delegati RdB
Ai delegati RdB, per andare “oltre
le colonne”, abbiamo proposto di affrancarsi da un atteggiamento burocratico/sindacale
in cui erano stati risucchiati e di ripartire dal confronto con lavoratrici e
lavoratori attraverso un primo strumento, la raccolta di firme, della cui
valenza complessiva abbiamo parlato precedentemente. Molti di loro si sono
attivati in tal senso. Non sono, però, mancate le eccezioni. Ad alcuni di loro
mancano ancora degli strumenti, che cercheremo di fornire. Forse ad altri non
è ancora chiaro che RdB non ha interesse ad agire come un clone di altri
sindacati che si accontentano di garantire piccoli spazi di cogestione
sindacale locale. Il nostro obiettivo è quello, un po’ presuntuoso, di
nobilitare l'intervento sindacale spostandolo dalle questioni di bottega e bassa
macelleria a questioni più generali. Cosa succederebbe se i soldi oggi gestiti
(virtualmente) negli uffici finissero in busta paga? Moltissimi
pseudo-sindacalisti tornerebbero nel cassetto o sarebbero costretti ad emanciparsi
e a costruire assieme nuove e più forti opposizioni... è un sogno? Può darsi.
Intanto, anche grazie a chi, non delegato o, addirittura, non iscritto, ha
deciso di prendere di petto un problema, abbiamo raccolto 17.000 firme... Al
di là dell'aspetto formale, iscritto o non iscritto, delegato o non delegato,
il sindacalismo di base si fonda, appunto, sulla base e sulla sua capacità di
ribellarsi rispetto alle imposizioni che riceve. La raccolta di firme dimostra
che la base c'è. Non approviamo quei delegati che, pur con la copertura della
nostra sigla, piuttosto che farsi portatori di istanze di quella base che chiede
il rispetto dei propri diritti, scelgono la cogestione. Cerchiamo chi è
disponibile a mettersi in gioco veramente.