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       LO
      SCIOPERO GENERALE DI OGGI E LA COSTRUZIONE DI QUELLO DELLA PROSSIMA SETTIMANA | 
    
      
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       CI
      E’ GIUNTA – DA UN NOSTRO ISCRITTO - QUESTA E-MAIL : Continuando a pagare la delega che ho sottoscritto, confidando che
      nonostante abbiamo consentito l'uso delle basi e dello spazio aereo agli
      USA l'Italia rimene un paese di libero pensiero ed espressione dei
      singoli, ho l'onesta di dichiarami dissente a questa Vs. iniziativa
      sterile di significato , e considendo che in cuor mio e nel
      rispetto delle mie idee APPROVO L'AZIONE DEL GOVERNO. IO NON
      SCIOPERO. QUESTA
      LA NOSTRA RISPOSTA:  Per
      fortuna siamo (ancora) in un paese libero in cui chiunque ha il
      diritto di non aderire ad iniziative che ritiene sterili di significato.
      Vorremmo essere certi di trovarci, tra qualche tempo, ancora in un paese
      libero dove oltre al diritto a non partecipare continui ad essere garantito
      il diritto di partecipare. Sulla necessità che un sindacato
      ha di schierarsi in situazioni come questa, vorremmo ricordare quanto, nel
      2000, per un nostro sciopero del 1999 contro il Governo D'Alema che era
      sceso in guerra nel Kossovo, aveva scritto, come motivazione per la nostra
      assoluzione dall'accusa di aver violato le norme sulla regolamentazione
      degli scioperi, la Commissione di Garanzia sui servizi minimi essenziali: "che l’evento
      ha carattere eccezionale ed è innegabile fatto che azioni di lotta in
      difesa della pace rientrano storicamente nella tradizione dei sindacati". Per noi, che siamo un sindacato, un’associazione di
      lavoratrici e lavoratori, la guerra non ha bandiere di partito. Noi, oggi
      come nel 1999, non pensiamo che la guerra sia “una contingente necessità”,
      come invece, purtroppo, affermavano allora Cofferati, D’Antoni e Larizza.
       La guerra è guerra. E’ una catastrofe. E
      in quanto tale danneggia sul piano dei diritti e sul piano
      economico soprattutto coloro che noi rappresentiamo: chi lavora. Come si fa a non pensare che se il problema (che
      condividiamo) è togliere di mezzo il tiranno Saddam Hussein, forse,
      l'intelligence americana avrebbe potuto (dovuto) farlo in un altro modo?
      Senza distruggere la credibilità degli organismi internazionali? Con una
      operazione di polizia internazionale? E magari quindici anni fa, anzichè
      armarlo per combattere contro l'IRAN e prima che, con quelle armi,
      sterminasse, al pari degli "alleati" TURCHI, i curdi? Non ci
      piace vedere embarghi che affamano popoli o città
      rase al suolo per stanare un solo uomo… Bin Laden che fine ha
      fatto?  Luoghi comuni?  No. Sono
      persone che muoiono! E' un diritto internazionale che si basa sulla legge
      del più forte! E' qualcosa che millenni di civiltà avrebbero dovuto
      insegnarci che è sbagliato!  Continuiamo a ritenere nostro dovere, non limitarci a discutere (cosa che facciamo) di Fondo Unico di Amministrazione, di inquadramento professionale o di buoni pasto (vertenze, tra l’altro non certo favorite da uno stato di guerra) ma, a prescindere dal colore del Governo in carica, garantire a chiunque volesse farlo, la copertura sindacale per protestare contro la guerra... poi, ovviamente, ognuno ha la sua coscienza, le sue idee e può fare ciò che gli pare. Roma,
      20 marzo 2002 Esecutivo Nazionale RdB-PI Finanze e Agenzie Fiscali  |