LE
RAGIONI PER DIRE ANCORA SI ALLO SCIOPERO CONTRO LA GUERRA |
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Il prossimo 2 aprile siamo chiamati a rispondere alla
barbarie della guerra con un nuovo sciopero generale, indetto dal sindacalismo
di base, in coerenza con le iniziative già intraprese allo scoppio
del conflitto in Iraq. Uno sciopero a cui il sindacalismo di base invita a
partecipare tutti i pacifisti e, comunque, tutti coloro che,
ritengono che la guerra, soprattutto una guerra come questa, dove
gli interessi economici sembrano prevalere su qualsiasi altro interesse,
purtroppo utilizzato strumentalmente come inutile foglia di fico, non
risolve le controversie internazionali (come dice la nostra
Costituzione) ma crea nuovo odio e nuove guerre. Il sindacalismo di
base invita a partecipare tutti coloro lasciati “orfani” da
organizzazioni sindacali, che, pur in un momento così grave, al di là
dei proclami, sembrano sempre più prone ai ragionamenti di opportunità e
sempre disponibili ad alimentare la non partecipazione, dimentichi
(sic!) che è da questo atteggiamento che nascono le dittature (più o
meno democratiche). Tante le motivazioni che ci spingono sulla strada di un
categorico dissenso. C’è il rischio che l’adesione alla protesta, anche a
causa del “tirarsi indietro” di altri soggetti sindacali, non sia
proporzionata alla gravità della situazione politica ed economica in
atto. L’unanimità di pensiero costruita in questi mesi con piccoli e
grandi segni di pace, si può infrangere contro l’obiezione, pure
sacrosanta, che gli scioperi costano. C’è anche il rischio di abituarci all’idea della
guerra, di scivolare piano nell’accettazione del principio che
l’economia del ricco Occidente si fondi e si alimenti sui conflitti
armati. La guerra esiste davvero solo per chi sente giorno e notte il
fischio delle bombe, per chi subisce gravi lutti, per chi perde qualcosa o
tutto. Noi altri siamo spettatori, partecipi emotivamente ma esposti
solo agli “effetti collaterali” economici e sociali che pure il
conflitto porterà. Il resto potrebbe diventare noia. La censura, immorale
e ipocrita, che i signori della guerra hanno posto sulle immagini
televisive più crude e drammatiche, è strumentale; piuttosto che evitare
migliaia di vittime con un conflitto arbitrario e illegittimo provano a narcotizzare
l’opinione pubblica. Dalla crudezza della realtà può nascere un
inarrestabile movimento di opinione il cui dilagare ha già determinato in
passato la necessità di concludere la guerra in Vietnam. E’
necessario non cadere nella tentazione dell’abitudine, non cedere alla
inaudita violenza delle armi con un lento disinteresse. Partecipiamo
allo sciopero del 2 aprile insieme Ø
per affermare con coerenza il nostro desiderio di Pace; Ø
per ribadire che questa guerra è anche contro i lavoratori; Ø
per indurre chi ancora amoreggia con i guerreggianti a riconsiderare nel
senso della Pace la politica estera dell’Italia; Ø
perché migliaia di bombe con dedica, migliaia di morti, milioni di
profughi sono troppi. Roma, 27 marzo
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