SE QUESTO E’ SINDACATO…

(parte III)

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CISL – UIL e CONFSAL (SalFi) – dicono di voler far fallire il referendum sull’articolo 18. Una scelta contro i diritti. Una scelta di lobby.

 

Pezzotta della CISL, ha, infatti, affermato che il referendum sposta una questione che dovrebbe essere risolta ai tavolo negoziali (da governo e sindacati) su un piano che non gli è proprio.

 

IL VOTO? IL GIUDIZIO POPOLARE?

 

Cosa significa? Che, secondo la sua chiave di lettura, il popolo ignorante e bue, che vota, non capisce cosa vota, mentre i “responsabili” sindacalisti, loro si, che capiscono e provvedono.

 

Questo ci fa capire perché, nonostante le nostre richieste, questi sindacati si oppongono ai referendum tra il personale sui contratti e sugli accordi… il personale, secondo loro, non saprebbe giudicare!

 

La CONFSAL, poi, ha, secondo noi, sfiorato il ridicolo, con un comunicato tutto volto a difendere le piccole imprese… invertendo, nel peggiore dei modi, la vocazione che vuole il sindacato autonomo forte perché difende solo gli interessi dei suoi rappresentati.

 

Chi rappresentano? Volete (ancora) essere rappresentati da loro?

 

Per compiutezza di informazione, e per sottolineare la strumentalità di chi parla di voto contrario o, peggio, di astensione, va ricordato che il licenziamento con giusta causa (dipendente ladro, scarsamente produttivo, etc) o giustificato motivo (scarsità di lavoro) è già oggi (e resterebbe anche in caso di vittoria del SI) legittimo e possibile.

 

E’ illegittimo, invece, il licenziamento che non sia basato su questi presupposti (il dipendente rompiscatole, che accampa troppi diritti, che mi sta antipatico, la segretaria che non ci sta etc). Va tenuto presente, che, già oggi, questa illegittimità riguarda sia le imprese con più di 15 dipendenti che quelle con meno di 16.  

La tutela dell’articolo 18, non applicabile nelle imprese con meno di 16 dipendenti, a partiti politici e sindacati (sic!), dice solo che, se esiste un licenziamento illegittimo, si ha il diritto di chiedere anche il reintegro nel posto di lavoro. 

Come l’estensione di questo diritto possa danneggiare l’economia è del tutto incomprensibile. 

La CGIL, infine, seppur di malavoglia (secondo le dichiarazioni del suo leader, Epifani) ha dovuto, per assecondare la propria “base”, schierarsi per il SI. Al momento, però, ci pare, con ben scarso impegno. Non vorremmo trovarci, in realtà, di fronte ad una posizione simile a quella degli altri tre compari, solo più “furbetta”. Una posizione attendista, affiancata ad una indiscutibile possibilità di utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa (fin qui inutilizzati), consentirebbe di poter sfruttare qualsiasi risultato uscisse fuori il 15 e 16 giugno. Speriamo non sia così. Invitiamo, quindi, la CGIL ad operare con noi – o comunque a farlo - attivamente nei posti di lavoro (e fuori) affinché le ragioni del SI prevalgano. Il 15 giugno si avvicina.

Meditate, gente, meditate...

e votate!

Roma, 26 maggio 2003

Esecutivo Nazionale RdB-PI Finanze e Agenzie Fiscali


15/16 GIUGNO

REFERENDUM
ARTICOLO 18

VOTA SI

Estendere i diritti è il fondamento di una società civile