Stipendi più leggeri. Sfida persa con l'inflazione 7
novembre 2003 - SCIOPERO GENERALE |
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Per operai, impiegati e dirigenti negli ultimi tre anni si
è ridotto in maniera sensibile il potere d’acquisto
Se è valido il detto «mal comune
mezzo gaudio» vada per il mezzo gaudio, perché se si guarda alle retribuzioni
degli italiani del 2000-2003, nel poco
più di un triennio del passaggio dalla lira all’euro, a
perdere sono stati veramente tutti.
Dal dirigente (-7,3%) all’operaio
(-9,3%) e dal settore iper-tradizionale del tessile alle dotcom
, le (tramontate) aziende dell’era tecnologica, nessuno
con un reddito fisso può dirsi soddisfatto. Il potere di
acquisto è invariabilmente in discesa. Tiene conto, infatti, delle buste paga
complessive che comprendono la
retribuzione contrattuale (potenzialmente in linea con
l’inflazione), più premi,
superminimi e via dicendo che se non adeguati determinano
appunto la sconfitta contro il carovita.
Se si è fortunati, al limite, si può essere contenti di figurare tra coloro
che, pur perdendo, si difendono meglio dall’inflazione.
Un dato medio non c’è anche
perché non sarebbe corretto mettere nella stessa pentola manager e operai:
comunque per gli impiegati il calo è
stato dell’11,1% (-5,1%
i quadri, la categoria meno colpita secondo i dati generali).
La notizia che non fa altro che suffragare una percezione ormai comune è il
risultato del rapporto realizzato da Od&M in collaborazione con il CorriereLavoro
. La versione integrale dell’indagine, la
più grande realizzata in Italia avendo raccolto 853 mila profili retributivi
nell’arco degli ultimi tre anni, sarà in edicola venerdì con l’inserto del
Corriere della Sera .
L’INFLAZIONE - La
principale chiave per comprendere la generale perdita del potere sovrano di
consumare (e purtroppo anche di risparmiare) è da ricercare come sempre
nell’inflazione, in tutte le sue forme: dall’affitto che sale sempre alla
spesa quotidiana che subisce il caro-euro. Non
vengono risparmiati nemmeno i beni non necessari o di lusso, gli svaghi come
andare a cena fuori. E il risultato è che nessuna «classe»
sociale riesce a dribblare l’effetto depressione busta paga. Secondo i dati
Istat, le due voci, prezzi al consumo e
stipendi, non si sono discostate più di tanto l’una dall’altra.
Il dato sulle buste paga è però difettoso in quanto fa riferimento solo alle
cosiddette «retribuzioni contrattuali orarie», non
considerando quelle voci, come il superminimo, i premi e gli altri benefit,
che sempre di più hanno un peso a fine mese. E che sono rimaste ferme
a tre anni fa, quando l’economia italiana e mondiale veniva
da una fase di espansione reale e finanziaria (nel marzo del 2000 scoppiava la
bolla speculativa in tutte le borse e aveva inizio la crisi).
GLI SCIVOLONI - Una
suggestiva immagine dello scomparso Federico Caffè definiva l’inflazione
come la lotta per scaricare sugli altri la crescita dei costi:
in questo caso, quindi, in un periodo non certo felice per l’economia, a
perdere maggiormente sono stati tutti coloro che non hanno potuto modificare le
proprie entrate. Gli italiani con il reddito fisso. A
sorpresa, lo scivolone peggiore è toccato ai dirigenti del settore auto in
crisi che hanno perso il 21,3%, quasi un quarto del potere di acquisto della
propria busta paga. Subito dopo vengono gli impiegati delle dotcom (-15,1%),
poi i dirigenti occupati nell’area della direzione generale della propria
impresa (-14,5%). Tra gli operai i più tartassati sono stati sempre quelli del
settore auto (-14,4%).
Massimo Sideri
PRECARIATO,
PERDITA DI DIRITTI, SALARI, PREVIDENZA, STATO SOCIALE, FISCO…
E’
PER QUESTO CHE OGGI SCIOPERIAMO
Per questo nelle Agenzie Fiscali la lotta per un “buon contratto” che stiamo conducendo con tutte le armi, dall’informazione nei posti di lavoro, all’atteggiamento sui tavoli della trattativa, al “ricorso” per il pagamento SUBITO di arretrati ed incrementi economici… NON CESSERÀ OGGI!
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SCIOPERO GENERALE INTERA GIORNATA
Manifestazione
Nazionale Milano Largo
Cairoli,ore 10 |