10.11.03 - Riflessioni dell’Esecutivo Nazionale RdB/CUB PI Agenzie Fiscali sullo sciopero del 7 novembre e sulla manifestazione di Milano della CUB |
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Quando
il 15 febbraio 2002 il sindacalismo di base confermò il suo sciopero
generale nonostante, nel Pubblico Impiego, CGIL, CISL, UIL & C., avessero
provato a gettare acqua sul fuoco firmando il coreografico, ma dannosissimo, accordo
del 4 febbraio, divenne chiaro che, come riportato all’epoca da alcuni
organi di stampa, “il quarto sindacato era
nato”.
Nella
scorsa primavera, la Conferenza della CUB a Rimini, ha sancito il
rafforzamento della Confederazione di cui facciamo parte, riunendo sotto
un’unica analisi, sotto un’unica proposta sindacale, istanze e strutture di
tutte le categorie, del lavoro e del non lavoro.
…e
questa proposta ha trovato immediatamente il suo banco di prova
Lo
sciopero generale del 7 novembre, era stato, fin dalla scorsa estate, da
noi proposto a tutte le forze sociali, non come uno sciopero “contro”, ma uno
sciopero PER rilanciare sul piano del
salario, dei diritti, del precariato, dello stato sociale, della previdenza…
La
scelta di CGIL, CISL, UIL e di tutti coloro che li circondano e che, comunque,
ne hanno alimentato l’istanza, è stata quella di testare questa proposta…
hanno atteso che fissassimo la data dello sciopero e, subito dopo, ne hanno
“piazzato” uno quindici giorni prima del nostro.
L’intento
è chiaro.
La volontà di negare un’identità diversa dalla “loro” e quella di
confermare il “loro” monopolio sindacale su contenuti di basso
profilo:
dallo
sciopero del 24 ottobre, al di là delle affermazioni dei singoli partecipanti,
trascinati mediaticamente nel vortice dell’unitarismo, è emersa un’opposizione
all’attuale governo e le richieste di applicazione del Patto per
l’Italia, di riaprire la concertazione e di discutere i tempi
della riforma delle pensioni…
nonostante
i mezzi di comunicazione di massa tendano, come sempre, ad ignorare
l’evento;
nonostante
i partiti di riferimento delle “burocrazie sindacali” tendano a
rilanciare la loro politica (politicante) attraverso di esse;
nonostante la semplificazione dello scontro che fa il Governo mettendo sotto silenzio i contenuti del disagio sociale che avanza con una semplice tattica mediatica: il vittimismo del premier (peraltro molto facilitata dagli atteggiamenti dell’opposizione e delle “burocrazie sindacali”);
nonostante
il volgare tentativo di associare la protesta sociale con atti di
“assassini” con cui la protesta nulla ha a che fare…
TRA
I NOSTRI DELEGATI (RAFFORZANDO LA NOSTRA IDENTITA’) MA, SOPRATTUTTO, NEI POSTI
DI LAVORO SIAMO RIUSCITI A DISCUTERE A LUNGO DI CONTENUTI.
TUTTI
HANNO COMPRESO CHE NON ESISTE, DA PARTE DELLA CUB, UNA VOLONTA’ DI
DISTINGUERSI FINE A SE STESSA, MA CHE ESISTONO
DIFFERENZE PROFONDE DEL MODO DI INTENDERE IL SINDACATO, DEL MODO DI
AFFRONTARE LE PROBLEMATICHE DEL MONDO DEL LAVORO.
Al
di là della solita lotta delle cifre, lo sciopero del 7 novembre e,
soprattutto, la grande manifestazione di Milano hanno dimostrato che,
nonostante le condizioni oggettivamente avverse, la CUB c’è.
Il
quarto sindacato è cresciuto e tutti dovranno farci i conti!