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Tratto
da “il sacco bucato n.16/2001 del 24 dicembre 2001: Territorio:
siamo contro la legge dello stato Il decentramento varato dal decreto legislativo 112/98 è una cosa assurda. Lo dicevamo nel 1998, in mezzo ad un coro unanime di consensi di tutte le parti sociali, lo diciamo ora quando, dopo tre anni, i primi effetti di tali scelte stanno passando sulla pelle dei colleghi. Ci sono questioni in cui la mediazione non è possibile. Questa è una di quelle. Il ruolo sindacale impone qualcosa di più che una notarile presa d’atto di quanto deciso da altri e l’applicazione delle regole. Il ruolo sindacale, come noi lo rivendichiamo, è quello di cercare di modificare le regole quando si pensa che queste siano penalizzanti verso la parte sociale che il sindacato rappresenta. In democrazia questo si può fare. Il decentramento, varato dal decreto legislativo 112/98 è, se affiancato alle molteplici normative sull’esternalizzazione, l’outsourcing e simili, stilate dal 1995 a oggi – senza soluzione di continuità – la dismissione del ruolo statale nella gestione del territorio. Dismissione, non verso gli enti locali, ma vero i privati (consorzi, cooperative, spa, etc). Sarebbe già grave il primo aspetto perché creerebbe una gestione differenziata delle imposte sugli immobili e sui terreni, in cui poteri esterni, leciti ed illeciti, potrebbero più facilmente insinuarsi. Ma molto più grave è ciò che realmente accade, ovvero che tali poteri, by-passando ogni intermediazione potrebbero acquisire la gestione delle imposte sui loro patrimoni. Nel paese dove il conflitto di interessi, questo potrebbe sembrare la normalità, ma per un sindacato, che non difenda tali interessi, normalità non può essere. A questo si aggiunga, non di minore importanza, che, proprio vista questa analisi, il decentramento non può che essere selvaggio, perché è proprio dalla confusione che è più facile tirare su i pesci più grossi (non si dice pescare nel torbido?). Tutto questo ci preoccupa come cittadini, ma ancora di più come lavoratrici e lavoratori coinvolti, che vedono il proprio futuro incerto e diverso a seconda della provincia in cui lavorano… se a Reggio Emilia si parla di Consorzi Privati, di cosa si dovrà parlare (e ci scusiamo per la retorica) a Palermo? La scelta del decreto legislativo 112/98 è sbagliata… non basta sospendere la sperimentazione. Serve solo se fosse un primo passo. Poco
è cambiato da allora e, paradossalmente, inquieta che gli ultimi DPCM
prevedano che il personale decentrato sia meno delle 4.000 unità previste
nel 2000. Infatti
il problema, dal punto di vista sindacale, se il decentramento dei
catasti dovesse effettivamente prendere forma (cosa che avverseremo
fino in fondo e sulla quale chiediamo di fare fronte comune attraverso
l’iscrizione alle RdB)… diviene quello della tutela dei posti
di lavoro. Tutela
sulla quale il decentramento tracciato dalle ultime bozze di DPCM è
ancora più incerto. Infatti,
si trasferirebbero funzioni e risorse economiche ai comuni che, però,
spingono per acquisire un numero sempre più basso di “risorse
umane”… siamo quasi alla metà delle cifre individuate nel 2000. Questa
non sarebbe una vittoria sindacale! E’ chiaro che le risorse
economiche trasferite vengono sottratte all’Agenzia del Territorio
che si troverebbe senza funzioni statali, senza i relativi fondi e con
migliaia di dipendenti da gestire in maniera manageriale: i new business
& c. E
poi, se come da più parti si vocifera, le Conservatorie dovessero passare
al Ministero della Giustizia, si dovrebbero
letteralmente inventare un lavoro, una collocazione sul mercato, circa
5.500 dipendenti (quasi un terzo dei quali ancora con contratto a tempo
determinato)… Se
accadrà questo quanto credete che passerà per la trasformazione (vedi
Demanio) in Ente Pubblico Economico? Per l’inserimento di ulteriori
forme di precariato? E’
un processo non addomesticabile con le vecchie pratiche clientelar/sindacali
che hanno caratterizzato riforme passate… è un processo a cui
opporsi! Infine,
visto l’ormai unanime coro di no al processo di decentramento… non si
capisce perché bisogna continuare a portarlo avanti! |