|
|||||||||||||||
|
|||||||||||||||
Sul
nostro Forum di discussione è stato lanciato un appello con la preghiera
a noi di rilanciarlo a nostra volta. Cosa che facciamo volentieri: Beatrice Ijeoma, donna
nigeriana di grande personalità e coraggio, cattolica, ben istruita (in
Nigeria era Ufficiale sanitario),
non legata alla politica attiva, è stata una delle prime immigrate
a Vicenza ad
avviare
un’attività commerciale: un bazar ed un
call
center. Un bell’esempio di integrazione? NO! Beatrice
è finita nel mirino dei “benpensanti”, che, evidentemente
spaventati da
una donna, nera, che, invece di sgobbare in nero, si apre un negozietto al
centro e resiste a tutto e tutti, hanno tentato a più riprese di chiuderle l'attività accusandola di non
rispettare gli orari, mischiare le attività call center ed emporio, e
soprattutto di avere una clientela rumorosa e violenta che mette in
pericolo l'ordine pubblico della zona. La
giunta comunale,
allineata, ha emesso regole che
apparivano ad
personam, come
l’ordinanza che ha equiparato l’orario dei call center a quello dei
normali negozi, impedendone l’apertura
festiva. Contro
l’ordinanza Beatrice ha presentato ricorso al TAR,
che il 18 giugno si è pronunciato a suo favore. Il
2 giugno scorso – festa nazionale - la situazione precipita. Secondo il
comune il
call center doveva restare chiuso. Ma,
visto anche il contenzioso aperto, Beatrice ha aperto
ugualmente. In mattinata prima multa. Nel pomeriggio,
nuova
visita dei vigili, seconda
multa! Beatrice perde la pazienza, dice ai vigili che ha già ricevuto la
sua multa quotidiana, non può prenderne
un’altra, si rifiuta di mostrare i documenti. I vigili chiamano
la polizia.
La situazione
degenera. Bilancio finale: 4
nigeriani (tra
cui Beatrice) arrestati e 6 tra
vigili e poliziotti.....in ospedale!
Beatrice
afferma di essere stata picchiata ripetutamente sia in negozio che in
questura, tanto da avere temuto per la vita
(il pronto
soccorso, dopo la scarcerazione, le ha refertato 5 giorni di prognosi). Ad
ora la situazione è la seguente. 1)
L’uno luglio, processo contro Beatrice e i tre nigeriani (suo marito e
due amici) accusati di violenza, resistenza a pubblico ufficiale ecc
ecc... 2)
La donna ha denunciato i poliziotti per maltrattamenti, e a sua volta è
stata denunciata per calunnie… 3)
domenica 6 giugno, Beatrice ha attaccato questo cartello: ”il negozio
oggi resterà chiuso a
causa dei danni provocati dalla polizia all'interno del call
center e per motivi di salute”. Per questo cartello, nuova denuncia:
diffamazione nei confronti della polizia. 4)
La giunta comunale, dopo essersi rivolta al questore
ma questi si è rifiutato di intervenire, perchè non ravvisava nessun pericolo all'ordine pubblico ha deciso,
con inedito provvedimento, di chiudere il negozio di Beatrice dal 15
giugno per tre mesi! Una
caccia alle streghe. Un caso
emblematico su come può degenerare il rapporto tra autoctoni ed
immigrati, e non “solo” per colpa di questi ultimi. Beatrice ha un solo interesse. Portare
avanti il suo negozio, che dà reddito a lei e ad altre 4 famiglie… …
ma ora ci sono fatture da pagare, spese fisse per i macchinari, contributi
per gli impiegati (in regola), canoni d’affitto… tante spese e nessun
reddito perché l’attività deve restare chiusa per tre mesi. Se
Beatrice fallisce è una sconfitta della società civile. E’ una
vittoria dell’intolleranza! COSA POSSIAMO FARE? 1) Pubblicizzare il più possibile il caso sperando nell’intervento di qualcuno che possa finanziare Beatrice o costringere la giunta a ritirare il decreto. 2) Aiutare economicamente Beatrice a
rispettare le prime scadenze (le prime scadenze….sono scadute! Bisogna
agire non subito, ma da prima!!!) Per questo con l’RdB di Vicenza abbiamo organizzato una raccolta di fondi. Potete raccogliere fondi nel vostro ufficio e fare un bonifico bancario a:
Per saperne di più collegarsi al nostro Forum CLICCANDO QUI |
|||||||||||||||
|
|||||||||||||||
|
|||||||||||||||
|