Da tempo
stiamo assistendo ad una pericolosissima delocalizzazione
delle scelte sindacali presso le Direzioni Regionali delle
Entrate.
I Direttori
Regionali, Dirigenti di prima fascia, forti di un sistema
normativo che li mette sullo stesso piano dei Direttori
Centrali, e subordinati, si dice, solo al raggiungimento del
risultato, in un sempre più accennato quadro di riferimento,
gestiscono il proprio territorio ed i dipendenti, quasi come
se ne fossero i Governatori o i piccoli viceré.
La questione
del FPS 2003, da noi sottoscritto proprio per evidenziarne al
meglio le contraddizioni, ha scoperchiato la pentola. Tanto è
vero che non abbiamo sottoscritto l’accordo sul 2004 perché
non risolveva i problemi, evidenti, che erano emersi.
La
definizione del contratto integrativo va alle lunghe?
Non c’è
problema. Ci pensano i vari Direttori Regionali che, ognuno a
modo suo, propongono una regolamentazione delle figure dei
capi-team, uno degli argomenti più dibattuti, oppure,
approfittando della “produttività” propongono
classificazioni dei processi lavorativi (alcuni le chiamano
parametrazioni) che possono addirittura essere diverse da
ufficio ad ufficio, o, peggio ancora, si lasciano andare a
schede di valutazione, vere e proprie pagelline, di fronte
a cui ANTARES impallidirebbe.
E’ un
sistema senza freno. In cui le Direzioni Regionali
finiscono col fare la politica aziendale dell’Agenzia, e
il contratto integrativo non si fa perché, sull’ordinamento,
ad esempio, viene preceduto dai ragionamenti dei Direttori
Regionali.
Ma tutto
questo non è casuale, di questo rischio noi parlavamo diversi
anni fa quando, in tempi non sospetti, proponevamo
l’elezione di RSU su base regionale. Tutto sembra far
parte di un disegno in cui, ad esempio, i diritti del
dipendente dell’Emilia Romagna saranno diversi da quello della
Calabria, e della Lombardia.
Se è così,
l’obiettivo sindacale non può essere quello di entrare in
questo disegno. La questione dell’unità dei diritti
contrattuali è troppo importante. Non si può cedere di un
passo, anche se, talvolta, “pezzi di ragionamenti” potrebbero
sembrare condivisibili.
Oggi il
sindacato, di fronte alla disgregazione del sistema
contrattuale, non può che rivendicarne l’unità. Rifiutandosi
di entrare nel merito, su tavoli non idonei, di questioni che
afferiscono ad una sfera più complessiva. |