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AGENZIA  DEL  DEMANIO
IL  CONSIGLIO  DI  STATO  E  LA  TELA  DI  PENELOPE


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La Sezione Consultiva per gli Atti Normativi del Consiglio di Stato nell’adunanza del 24/10 u.s. ha emesso l’ennesimo parere interlocutorio (n.3580/2005). Scarica qui. Tale pronuncia si fonda sulla relazione, secondo il CdS ancora insufficiente, fornita dalla Funzione Pubblica con la nota DPF/34134/85/1.2.3.4 del 28/09/2005 in merito ai quesiti posti nel parere interlocutorio già sollevati dalla stessa Sezione il 29/08/2005.

I “dubbi” sollevati dal CdS sullo schema di d.P.C.M. possono essere riassunti in due filoni principali: la copertura di spesa e la volontà delle amministrazioni di destinazione a ricevere il personale oggetto della mobilità in questione.

Da un’attenta analisi del parere espresso, sembra proprio di essere stati intrappolati nella tela di Penelope: infatti il CdS, pur riconoscendo che l’Ispettorato Generale per le Politiche di Bilancio della Ragioneria Generale dello Stato con la nota n.0121524 del 15/09/2005 ha fornito assicurazioni ”sulla sussistenza delle disponibilità di bilancio occorrenti per consentire il trasferimento del personale”, suggerisce l’opportunità (di kafkiana memoria) che “una specifica disposizione regolamentare sancisca quanto contenuto nella suddetta nota”.

Per ciò che riguarda invece il secondo filone, ossia l’assunto secondo il quale sia “mancata la giusta considerazione degli interessi specifici delle Amministrazioni” riceventi, riteniamo censurabile la considerazione del CdS in quanto nascente da un falso problema. Il dlgs 173/03 non nasce dalla volontà dei dipendenti di lasciare l’Agenzia del Demanio (Ente Pubblico non economico), ma nasce dall’obbligatorietà della ricollocazione di ciascuna persona dipendente dallo Stato nel caso di soppressione del posto di lavoro a seguito di privatizzazione: pertanto non è ammissibile che una così autorevole Sezione possa, ad oltre due anni di distanza dall’emanazione del dlgs, che peraltro non ha mai censurato, continuare a battersi per far applicare a questi malcapitati dipendenti dello Stato le norme regolanti la mobilità ordinaria tra le pubbliche amministrazioni, anziché la prevista ricollocazione straordinaria.

Ancora più pericolosa è, inoltre, la considerazione secondo cui “l’interesse del personale optante dell’Agenzia del Demanio, ha portato a trascurare completamente la concreta situazione in cui si trovano alcuni posti disponibili sulla carta all’interno dell’Amministrazione di destinazione. Alcuni di questi posti, ad esempio, sono scoperti perché attendono di essere ricoperti da personale interno alla stessa Amministrazione, che sta già frequentando corsi di riqualificazione per accedere alla qualifica superiore. Si tratta in alcuni casi di situazioni che hanno determinato legittime aspettative e che il provvedimento in questione pone nel nulla, rischiandosi così l’apertura di un vasto contenzioso”.

E’ come dire che i dipendenti dello Stato devono essere considerati in maniera diversa: massima tutela, addirittura per la “legittima aspettativa” per alcuni, nessuna tutela per i dipendenti dello Stato che, in virtù di una norma, hanno finora subìto passivamente la sottrazione del proprio posto di lavoro!!!

Giusto a titolo di memento per la Sezione Consultiva per gli Atti Normativi del Consiglio di Stato ricordiamo che dalla completa attuazione della privatizzazione del demanio (ottobre 2004) ad oggi, i circa 500 dipendenti in parola hanno dovuto sopportare: 

·       La permanenza in uffici dove l’organizzazione interna è avvenuta senza tenere alcun conto dell’esistenza degli stessi, con relativa ghettizzazione e demansionamento;

·       Pur continuando a prestare servizio presso le strutture privatizzate del demanio, ha visto crescere (anche in maniera significativa) a parità di qualifica e di attività svolta gli stipendi del personale neo assunto;

·       Pur continuando a prestare servizio presso le strutture privatizzate del demanio, ha visto colleghi avere promozioni sul campo di uno, due o addirittura tre livelli, restando “al palo” in quanto dipendenti dello Stato e quindi senza alcun diritto;

·       L’impedimento di eleggere i propri rappresentanti dei Lavoratori (R.S.U.);

·       La mancata previsione dell’approvazione del CCNI relativo agli anni 2003-2004, anni in cui l’Agenzia del demanio faceva ancora parte delle Agenzie fiscali;

·       L’assenza di alcuna politica di formazione e quindi di progressione di carriera ed economica;

·       L’applicazione ex ante per altri 850 dipendenti di quanto disposto nello schema di d.P.C.M., già trasferiti alle Amministrazioni e nelle sedi richieste in prima opzione: generando di fatto l’ennesima disparità di trattamento, finanche tra dipendenti oggetto della stessa procedura di ricollocazione.

… Non sono forse questi motivi di instaurazione di un contenzioso la cui vastità ed i cui strascichi sono difficilmente calcolabili a priori? Non sono forse legittime aspettative di ciascun dipendente la tutela del posto di lavoro, della sede di servizio, la progressione economica, il diritto alla carriera e, soprattutto l’obbligatorietà di pari trattamento tra tutti gli impiegati dello Stato?

Ma il Relatore di questo parere ed i componenti tutti della Sezione stessa si sono resi conto di quanto pesino le parole che hanno scritto nella vita di questi 500 dipendenti dello Stato e quali siano le loro personali responsabilità quando tentano, a più riprese, di danneggiare questa esigua categoria di persone, battendosi per impedire il pari trattamento tra impiegati civili dello Stato? Oppure vogliono affermare il principio che esistono Stati diversi all’interno di uno stesso Stato?

DOBBIAMO DUNQUE CHIEDERCI: qui prodest quest’ulteriore levata di scudi? Ma siamo veramente certi che una pronuncia così articolata voglia realmente perseguire l’interesse generale dello Stato e non piccoli interessi di singole Amministrazioni?

IN  ATTESA  DI  UN AUTOREVOLE  E  RISOLUTIVO  INTERVENTO  DEL  MINISTRO  BACCINI,  un’unica raccomandazione  ai  COLLEGHI  “OPTANTI”  del demanio:  CERCHIAMO  DI  manteneRe  la  calma!!!

 

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