AGENZIA
DEL TERRITORIO LA
METà
DEI COLLEGHI
VA IN
MOBILITà |
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12.2.04 - A cura dell'USAPI affiliato a RdB/CUB |
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Il
processo per la definizione dei criteri del trasferimento dei lavoratori agli
Enti Locali a seguito della riforma dell’apparato dello Stato (dlgs 112/98 -
DPCM 446/2000), sta subendo una forte accelerazione.
E’
di ieri, infatti la presentazione alla Funzione Pubblica dello schema di due
DPCM, il primo per la definizione delle regole per il trasferimento delle
competenze e delle risorse strumentali ed economiche, ed il secondo recante
l’”Individuazione delle modalità e procedure per il trasferimento del
personale in materia di catasto”.
Mentre
riteniamo oramai inutile ripetere la nostra contrarietà ai cosiddetti
“catasti comunali” in quanto non in grado di onorare la missione principale
del catasto che è quella di garantire omogeneicità nella tassazione degli
immobili (va da sé che, qualunque amministrazione comunale d’ora in poi potrà
utilizzare lo spauracchio dell’aumento della rendita catastale per
raggranellare qualche voto in più nei territori non vicini alla propria
corrente politica), importante è invece soffermarsi sulla bozza del secondo
DPCM in corso di approvazione.
Nel
DPCM: ”L’Agenzia del Territorio predispone per ogni provincia una
graduatoria, sulla base della tabella A del DPCM
446/2000. Nel caso in cui le domande di trasferimento risultino inferiori al
numero individuato per ciascuna sede si procede all’individuazione del
restante personale da trasferire, sulla base dei punteggi indicati nella
predetta tabella, tra i dipendenti che hanno presentato domande di
trasferimento, indicando sedi diverse e nelle quali non siano stati collocati
utilmente e fra quelli che non hanno presentato domanda di trasferimento, ovvero
abbiano fatto espressa richiesta di trasferimento, ovvero abbiano fatto espressa
richiesta di permanenza nei ruoli dell’Agenzia del Territorio.”
In
parole povere, se non viene raggiunto il numero di Lavoratori da trasferire su
base volontaria, i “numeri mancanti” verranno comunque presi tra tutti gli
altri utilizzando criteri quali l’anzianità, all’età anagrafica, i carichi
di famiglia, ect etc. E, ciliegina sulla torta, se per i Lavoratori a tempo
indeterminato una regolamentazione del processo di mobilità è previstane DPCM,
per i 1600 Lavoratori a tempo determinato in servizio nell’Agenzia del
Territorio, non c’è nulla, neanche un grazie per il servizio prestato da più
di un lustro.
Inoltre, è stato studiato un
meccanismo che prevede la formula del silenzio assenso (i Comuni se entro 90 gg
non hanno deliberato che intendono convenzionarsi con l’Agenzia del
Territorio, assumeranno direttamente le funzioni) e, per convincere i Comuni a
prendersi anche il personale (non solo le competenze), viene stornata loro una
quota delle risorse economiche pari allo stipendio dei Lavoratori trasferiti.
Decentramento
delle competenze, in parole povere vuol significare che 4.000 Lavoratori
dovranno accettare di essere trasferiti dapprima agli enti locali e poi, non
appena gli stessi avranno deliberato l’esternalizzazione dei servizi, gli
stessi verranno trasferiti a società consorziate all’uopo costituite, vedendo
così trasformato il proprio contratto di lavoro da pubblico a privato.
Ciò
significa che, a fronte di una presenza sul territorio
nazionale di circa 125 uffici, con questa operazione ne verranno creati da un
minimo di 1000 (stime) su 8000 comuni e, perdippiù, gli stipendi continueranno
ad essere pagati dallo Stato … e pensare che questa riforma viene sbandierata
come un passo importante verso il taglio della spesa pubblica!
Ancora più vergognoso è il
fatto che i 125 uffici originari dovranno continuare ad essere operativi in
quanto sedi di Conservatoria dei Registri Immobiliari, di Direzione regionale,
etc.: ma allora dov’è questo gran risparmio per le casse dello Stato?
Non è forse il ripetersi della manfrina che vediamo da più di dieci anni a
questa parte, dove un ministro privatizza le riscossioni, un altro apre a dubbie
convenzioni con taluni istituti bancari, un altro crea una società con i
capitali dello Stato per la creazione e la gestione delle banche dati ed il
successore ne svende la quota di maggioranza, regalando a delle società private
la gestione dei dati dei contribuenti …
UNA COSA E’ CERTA: IL
VECCHIO CATASTO E’ TERRITORIO DI CONQUISTA!