SMS, come dire: "no, grazie"

I milioni di messaggini elettorali mandati agli italiani potrebbero costare molto caro alla Presidenza del Consiglio e anche agli operatori telefonici.

Di sicuro potrebbero comportare un gran lavoro per far fronte al ricorso che ogni cittadino - tra quelli raggiunti dall'Sms - potrebbe mettere in atto per conoscere come è stato possibile che i propri dati personali siano stati forniti a chi ha lanciato il messaggio. Insomma, in nome della privacy gli sviluppi potrebbero essere sorprendenti.

Attraverso il formulario che pubblichiamo qui sotto, ogni cittadino potrebbe richiedere ufficialmente alla Presidenza del consiglio di conoscere come e perché i propri dati personali siano venuti in suo possesso e per quali cause ne sia stato fatto un uso improprio. A quel punto la Presidenza del consiglio ha 15 giorni di tempo per rispondere a ciascun singolo interpellante.

Se ciò non avviene, il cittadino può rivolgersi al Garante per la privacy e aprire un procedimento al termine del quale, in teoria, l'autorità potrebbe anche decidere di sanzionare la Presidenza del consiglio. In ogni caso, anche se solo venisse stabilito (come da legge) il rimborso delle spese amministrative (250 euro), moltiplicato per il numero dei facenti ricorso, la somma risultante sarebbe di tutto riguardo.

Per chi volesse seguire questa strada, alcuni legali hanno messo in Rete lo schema che ogni cittadino può usare e che si può scaricare in formato .doc (Word) e .pdf (Acrobat).

La richiesta di chiarimenti, per la quale si può utilizzare il suddetto formulario, può essere inviata con raccomandata r.r., oppure via fax, oppure per posta elettronica. Nei primi due casi è opportuno inviare copia del proprio documento di identità. Questi gli indirizzi:

Per posta:
Presidenza Consiglio Ministri
Palazzo Chigi - piazza Colonna, 370
00186 Roma

Per fax: al numero 06-67793169

Per posta elettronica: trasparenzanormativa@governo.it