I NODI VENGONO AL PETTINE  

Contratti, Frattini: nel pubblico neanche un euro in più

ROMA
- Niente di più di quanto previsto, per i contratti del pubblico impiego. Neppure un euro. Il ministro Franco Frattini non lascia dubbi e offre la veridica interpretazione delle parole di Silvio Berlusconi. A Rimini, al meeting di Cl, il presidente del Consiglio aveva detto che i rinnovi contrattuali sarebbero stati fatti "tenendo in considerazione l'inflazione reale". Ora il responsabile della Funzione pubblica afferma che il premier si riferiva a "quanto già fatto con l'accordo di febbraio 2002", tra l'altro sottoscritto anche dalla Cgil.

"Noi applichiamo correttamente l'accordo di febbraio 2002 dice Frattini all'agenzia Adnkronos - e soprattutto applichiamo l'accordo Ciampi del luglio '93 sulla politica dei redditi". E aggiunge: "Se noi oggi superassimo il principio fondamentale per cui anche per l'impiego pubblico il governo fissa l'inflazione programmata e poi si ragiona a consuntivo sul differenziale con l'inflazione reale, noi faremmo saltare l'accordo di luglio e avremmo scardinato 10 anni di contrattazione. E' chiaro, invece, che siamo vincolati a quell'accordo: questo è il punto, non quello di dare soldi in più al pubblico impiego".

Invece, secondo il ragionamento di Frattini quel principio va tenuto fermo: se l'inflazione reale è molto superiore all'1,4% previsto dal governo se ne ridiscuterà tra due anni. E la dichiarazione del premier a Rimini? Questa la versione del ministro: "La frase di Berlusconi vuole esattamente confermare quello che già abbiamo fatto con l'accordo di febbraio 2002. Alla fine dell'esercizio finanziario 2003 si valuterà nel biennio 2004-2005 quali sono i livelli di inflazione reale, quali quelli di differenziale importato, poi si farà una differenza, si contratterà e si ragionerà come abbiamo fatto a febbraio scorso".

Frattini non si mostra per nulla preoccupato dell'autunno caldo pronosticato dal leader della Cgil, Sergio Cofferati: "L'accordo del pubblico impiego l'ho ha firmato anche la Cgil. In quell'accordo del 2002 non si dice mica che l'inflazione reale si discute in corso di periodo. Anzi quell'accordo ha un 'cappello' che dice 'richiamate tutte le clausole del luglio del '93, ecc...' ed è in quel cappello che c'è il vincolo per il governo a non ragionare di inflazione reale prima di aver effettuato a consuntivo tutti i conteggi". Quindi la stoccata finale: "Se la Cgil vuole disdire l'accordo del luglio '93 firmato con Ciampi - afferma provocatorio - lo dica. Noi non lo vogliamo disdire".

(www.repubblica.it 31 agosto 2002)

 

E' ORMAI CHIARO

LA POLITICA
DEI REDDITI

VARATA CON L’ACCORDO DI LUGLIO 1993  E RINNOVATA – NEL PUBBLICO IMPIEGO - COL TRUFFALDINO ACCORDO DEL FEBBRAIO 2002,

E' LO STRUMENTO CON CUI I GOVERNI (DA QUASI DIECI ANNI) HANNO SPECULATO SULLE SPALLE DEI LAVORATORI

PER LA REALE DIFESA DEL NOSTRO POTERE D'ACQUISTO:

RIGETTARE LA POLITICA DEI REDDITI, REINTRODURRE LA SCALA MOBILE

Analisi accordo bidone del 
5 febbraio sul Pubblico Impiego