BIELLA E VERBANIA: METTERCI UNA PEZZA?

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Agenzia Territorio. Per via della costituzione delle nuove provincie di Biella e Verbano Cusio Ossola, si era presentata l’esigenza di trasformare le conservatorie di Biella e Verbania in veri e propri Uffici del Territorio.

 Per fare questo era necessario personale, già professionalmente preparato, che scegliesse di trasferirsi, temporaneamente o definitivamente, presso tali sedi. 

Così (con i soldi del Fondo Unico di Amministrazione) è stata “inventata” la mobilità incentivata, sulla base della quale sono state stanziate cifre lorde che parevano sufficientemente elevate da attirare il personale. Una trappola!

Le RdB, ricordiamo, non avevano firmato l’accordo. Innanzitutto perché riteniamo (tuttora) che non deve essere possibile usare fondi contrattuali, già di proprietà dei dipendenti, per finanziare operazioni di questo tipo garantendo alle Agenzie di riorganizzarsi a costo zero. Secondo perché ritenevamo che gli importi, seppure apparissero tali, non erano assolutamente proporzionati al sacrificio che veniva richiesto. 

I dipendenti “trasfertisti” di Biella e Verbania, oggi, conti alla mano, dimostrano che, tra maggiori imposte e maggiori spese sostenute, gli restano in tasca, su tre anni, 580 euro, a fronte dei 42.314 che gli erano stati attribuiti!  (LEGGI QUI LA LETTERA DEI DIPENDENTI DI VERBANIA)

Inoltre hanno evidenziato un nucleo di maggiori oneri, non quantificabili e non universalizzabili (maggiori costi per ticket sanitari, perdita assegni per carico di famiglia, maggiori oneri per frequenze universitarie dei figli a carico) secondo cui, per alcuni di loro, l’operazione è stata in perdita. 

E chiedono una revisione dell’accordo! 

Nei conti a consuntivo, che i nostri colleghi inviano alle Organizzazioni Sindacali (OO.SS.) appare una sospetta coincidenza tra l’importo stanziato procapite e i costi, fiscali e non, da essi sostenuti direttamente. In sostanza l’importo stanziato (con i soldi di tutti), fatto passare come incentivo, si è dimostrato, nei migliori dei casi, appena sufficiente a mantenere invariato il salario. E’ come se i soggetti firmatari (a cui oggi viene chiesta una revisione dell’accordo?) fossero perfettamente coscienti, alla lira, di quelli che sarebbero stati i risultati… 

Ora ci chiediamo, come affrontare il problema? Come mettere una pezza? Certo, ci vorrebbero più soldi, ma presi da dove? Ancora dai fondi dei dipendenti oppure, come noi riteniamo, dai risparmi di gestione? E poi, pur mettendo una pezza oggi, come ci si comporterà, in casi analoghi, in un prossimo futuro? 

Certo è che i dipendenti hanno accettato l’accordo sindacale, e si sono dichiarati volontari a quelle condizioni. E’ colpa loro, quindi? Loro hanno la sola colpa di aver creduto di essere rappresentati in maniera congrua da chi aveva sottoscritto quell’accordo… tutti abbiamo la colpa, attraverso le nostre tessere e i voti alle elezioni RSU, di continuare a dare fiducia a chi crea questi mostri... forse, dobbiamo cominciare da qui, altrimenti, a breve, in tutte le Agenzie, le pezze non basteranno più! 

Roma, 5 maggio 2003

Esecutivo Nazionale RdB-PI Finanze e Agenzie Fiscali