Roma, 22
luglio 2005
In
attesa del primo contratto integrativo d’Agenzia, che sarà
chiamato a sciogliere i nodi del nostro inquadramento
economico e della nostra carriera, dobbiamo arrangiarci con
quello che abbiamo, cioè niente. Intanto, il sistema di
valutazione Antares incombe maestoso sulle nostre legittime
aspettative. È forte e concreto, il rischio di dover barattare
la nostra dignità professionale con tristi e offensive
pagelline all’americana (sarebbero più gradite quelle all’amatriciana),
con le quali i valutatori ci osserveranno per verificare la
nostra flessibilità, il nostro orientamento agli obiettivi, la
nostra disponibilità al sacrificio, la nostra inventiva: tutti
termini equivoci e doppiogiochisti, dietro i quali si nasconde
la necessità di uniformare i lavoratori a un aziendalismo di
terza scelta. In attesa che Antares dispieghi i suoi artigli,
l’amministrazione, qua e la, cerca di tastare il terreno e tanto
per non lasciare sguarnito il campo, dispone una manovra di
accerchiamento: Antares da una parte, il Manuale della Qualità
dall’altra, in mezzo il povero lavoratore. In nome del primo o
in nome del secondo si sentono proposte di ogni genere. A Roma
4 una decina di capi team sono stati “licenziati” in nome
della qualità, a Viterbo invece nel nome di Antares vengono
raddoppiate le indennità per i capi team e dimezzate quelle
degli addetti al front office, ad Albano la riorganizzazione è
diventata un rompicapo per solutori più che abili. La mappa
della confusione organizzativa è ricca e il caos regna quasi
ovunque sovrano. Le trattative sindacali ci vedono spesso
impegnati in estenuanti discussioni che hanno il solo scopo di
ripristinare la normalità, quando le energie dovrebbero essere
destinate a migliorare la qualità della vita professionale dei
lavoratori.
Ricordiamo, per l’ennesima volta, che Antares è un sistema di
valutazione oggettivamente subdolo. La prova di ciò sta nel
fatto che prima della sua discussione pubblica, si sta
procedendo ormai da due anni a un indottrinamento sistematico
dei valutatori, contro i quali non abbiamo nulla perché
rispettiamo il lavoro di tutti, ma ai quali è lecito chiedere
di non prestarsi a essere gli strumenti di un aziendalismo che
non sappiamo quanto si voglia zelante e quanto obbediente.
Ricordiamo, per l’ennesima volta, che anche il Manuale della
Qualità è un metodo di organizzazione oggettivamente subdolo,
che non è mai stato contrattato a nessun livello e che spesso
viene utilizzato per proporre scelte organizzative altrimenti
improponibili. Intanto, con la scusa della qualità, negli
uffici locali il direttore può definire, monitorare e imporre
carichi di lavoro che non possono essere contrattati. La
storia davvero non insegna nulla, se ancora caschiamo nel
trucchetto del cavallo di Troia.
In
questo quadro di confusione organizzativa si inserisce
l’ultima proposta della direzione regionale Lazio, fatta in
coda alla discussione sul FPS 2004 del quale abbiamo già
parlato. La proposta prevede le regole per definire il profilo
professionale del capo team, le qualità che deve avere e il
numero di addetti che deve coordinare perché possa essere un
capo team. La proposta prevede anche la banda di oscillazione
del trattamento accessorio per chi non ha la qualità di capo
team ma svolge funzioni da capo team. In base a questa
proposta, si potrebbe assistere ad una retribuzione al 50% per
chi coordina un team in cui i collaboratori sono 4 anziché 5.
Curioso, no? Il bello è che non sappiamo in nome di cosa sia
stata fatta questa proposta, se in nome del maestoso Antares o
del pignolo Manuale della Qualità.
Noi
siamo per una definizione certa ed equa dei profili
retributivi e dei meccanismi di progressione economica e
professionale e in questo ambito non ci sottraiamo alla
responsabilità del confronto. Ribadiamo però che su queste
questioni faremo di tutto per evitare fughe in avanti e
manovre di accerchiamento. In nome della qualità della vita. |