Mentre sulla questione
Front-Office le posizioni sindacali (pur se con distinguo) e
dell’Agenzia hanno finito per confluire sulla proposta
presentata da RdB il 23 marzo scorso, sul Fondo di Sede, la
discussione sembra ancora in alto mare.
Infatti, dal 13 al 20 aprile
p.v. nei singoli posti di lavoro si dovrà effettuare una
verifica delle figure a cui attribuire le indennità
(prevalentemente capi team, capi area, capi reparto), le
cosiddette “posizioni organizzative” dopodiché ci si
rivedrà in direzione con i fabbisogni “certificati” in
tal modo.
Pur se ogni momento in cui si
discute di organizzazione del lavoro è da noi gradito,
pensiamo che il problema, in questo caso, non sia verificare
se e come sono state attribuite le posizioni organizzative.
Il problema, secondo noi,
è se accettare o meno che questa rilevazione diventi la base
da cui non si possa prescindere… insomma, l’Agenzia
continua a dire che il primo criterio di distribuzione della
cifra attribuita alla Liguria deve essere il soddisfacimento
dei fabbisogni di tali posizioni organizzative e che quindi,
semmai, si contratta solo la divisione del residuo.
Noi affermiamo che questa
chiave di lettura dell’accordo nazionale è particolarmente
rigida e piena di controindicazioni.
L’accordo
nazionale, infatti, afferma che “la
ripartizione delle risorse tra gli uffici dipendenti da ogni
ambito regionale, così come determinate nell’allegato B,
avrà luogo, tramite contrattazione, tenendo conto dei
diversi fabbisogni locali”.
E’ evidente che dire “tenendo conto” è altra
cosa rispetto a dire “soddisfacendo innanzitutto”.
Inoltre,
in particolare sulle posizioni organizzative, l’accordo
afferma che vanno retribuite “secondo gli importi
specificati per il 2002” lasciando ipotizzare una scala
parametrale piuttosto che un più vincolante “con gli
stessi importi specificati per il 2002”. Negli
accordi sindacali ogni singola formulazione non è casuale.
Aver scelto formulazioni così elastiche offre la possibilità
di interpretare l’accordo nazionale nella direzione da noi
ipotizzata, ovvero che delle posizioni organizzative si debba,
appunto, tenere conto, ma che esse possono anche non essere
vincolanti.
Firmare
un accordo come vorrebbe l’Agenzia, a prescindere
dalla utile verifica che si può fare nei posti di lavoro,ma
che riteniamo (temiamo) non riuscirà a stravolgere le
rilevazioni che già l’Agenzia ci ha fornito, per noi
significherebbe:
1)
essere d’accordo sul fatto che il 90% del Fondo di
Sede venga riservato, di fatto, a meno del 10% del personale;
2)
essere d’accordo su un’organizzazione del lavoro
che, nei fatti, vede forti differenze tra vari uffici;
3)
dire, nei fatti, agli uffici che nella rilevazione dei
fabbisogni hanno avuto un comportamento più virtuoso (di
solito quelli dove le RSU hanno fatto meglio il loro lavoro)
che nella distribuzione dei fondi finiranno col essere
penalizzati nei confronti di quelli che sono stati più di
manica larga, con la logica conseguenza che tutti tenderanno, in
futuro, ad “allargare la manica”;
4)
svuotare
di contenuti la trattativa locale,
di fatto sottoponendola al vincolo di destinazione di
un accordo regionale che da per già distribuito il 90% dei
rispettivi Fondi di Sede.
E’ CHIARO QUINDI
CHE, PER QUANTO CI RIGUARDA, UN ACCORDO NEI TERMINI PROPOSTI
DALL’AGENZIA
SAREBBE PER NOI INACCETTABILE
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