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7.4.05. Accordo Regionale Fondo di Sede FPS 2003
Fumata nera. Ci si rivede il 21 aprile !!!

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Mentre sulla questione Front-Office le posizioni sindacali (pur se con distinguo) e dell’Agenzia hanno finito per confluire sulla proposta presentata da RdB il 23 marzo scorso, sul Fondo di Sede, la discussione sembra ancora in alto mare.

Infatti, dal 13 al 20 aprile p.v. nei singoli posti di lavoro si dovrà effettuare una verifica delle figure a cui attribuire le indennità (prevalentemente capi team, capi area, capi reparto), le cosiddette “posizioni organizzative” dopodiché ci si rivedrà in direzione con i fabbisogni “certificati” in tal modo.

Pur se ogni momento in cui si discute di organizzazione del lavoro è da noi gradito, pensiamo che il problema, in questo caso, non sia verificare se e come sono state attribuite le posizioni organizzative.

Il problema, secondo noi, è se accettare o meno che questa rilevazione diventi la base da cui non si possa prescindere… insomma, l’Agenzia continua a dire che il primo criterio di distribuzione della cifra attribuita alla Liguria deve essere il soddisfacimento dei fabbisogni di tali posizioni organizzative e che quindi, semmai, si contratta solo la divisione del residuo.

Noi affermiamo che questa chiave di lettura dell’accordo nazionale è particolarmente rigida e piena di controindicazioni.

L’accordo nazionale, infatti, afferma che “la ripartizione delle risorse tra gli uffici dipendenti da ogni ambito regionale, così come determinate nell’allegato B, avrà luogo, tramite contrattazione, tenendo conto dei diversi fabbisogni locali”. E’ evidente che dire “tenendo conto” è altra cosa rispetto a dire “soddisfacendo innanzitutto”.

Inoltre, in particolare sulle posizioni organizzative, l’accordo afferma che vanno retribuite “secondo gli importi specificati per il 2002” lasciando ipotizzare una scala parametrale piuttosto che un più vincolante “con gli stessi importi specificati per il 2002”. Negli accordi sindacali ogni singola formulazione non è casuale. Aver scelto formulazioni così elastiche offre la possibilità di interpretare l’accordo nazionale nella direzione da noi ipotizzata, ovvero che delle posizioni organizzative si debba, appunto, tenere conto, ma che esse possono anche non essere vincolanti.

Firmare un accordo come vorrebbe l’Agenzia, a prescindere dalla utile verifica che si può fare nei posti di lavoro,ma che riteniamo (temiamo) non riuscirà a stravolgere le rilevazioni che già l’Agenzia ci ha fornito, per noi significherebbe:

1)     essere d’accordo sul fatto che il 90% del Fondo di Sede venga riservato, di fatto, a meno del 10% del personale;

2)     essere d’accordo su un’organizzazione del lavoro che, nei fatti, vede forti differenze tra vari uffici;

3)     dire, nei fatti, agli uffici che nella rilevazione dei fabbisogni hanno avuto un comportamento più virtuoso (di solito quelli dove le RSU hanno fatto meglio il loro lavoro) che nella distribuzione dei fondi finiranno col essere penalizzati nei confronti di quelli che sono stati più di manica larga, con la logica conseguenza che tutti tenderanno, in futuro, ad “allargare la manica”;

4)     svuotare di contenuti la trattativa locale, di fatto sottoponendola al vincolo di destinazione di un accordo regionale che da per già distribuito il 90% dei rispettivi Fondi di Sede.

E’ CHIARO QUINDI CHE, PER QUANTO CI RIGUARDA, UN ACCORDO NEI TERMINI PROPOSTI DALL’AGENZIA 
SAREBBE PER NOI INACCETTABILE

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