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La Uil dell’U.P. del Territorio di Cagliari all’incasso. Da sindacato confederale a sindacato corporativo che difende solo una parte dei lavoratori?

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Raccontavamo nel mese di Luglio, in un nostro comunicato, le vicende relative alla contrattazione del Fua all’U.P. del Territorio di Cagliari, e della guerra che ne era scaturita. Riportiamo alcuni passaggi di quella brutta vicenda (chi volesse leggersi il comunicato per intero, puo’ scaricarlo cliccando qui), per poi raccontare le successive evoluzioni. 

U.P. del Territorio di Cagliari: la guerra del Fua

Si è chiusa, il 2 Luglio 2004, la contrattazione del Fua per l.anno 2002. E. stata una vera battaglia, con  riunioni interminabili, e mesi di conflitto e musi lunghi tra colleghi. Come è andata? Ci proviamo a raccontarla. I soldi attribuiti all.Ufficio Provinciale del Territorio sono insufficienti per coprire tutte le indennità di posizione organizzativa. D’altronde l’accordo nazionale è blindato. Dice che i soldi devono essere sufficienti. Che fare? C’è chi vorrebbe riproporre lo scenario del 2001, dove furono pagate solo parte delle posizioni organizzative, mentre parte del personale, pur avendo formale incarico dovrebbe restare fuori. Una proposta semplicemente indecente. I colleghi rimasti fuori stanno tentando di recuperare i loro soldi per via giudiziale. L’accordo sulla ripartizione del Fua 2002 è stato siglato dalla RdB, Cgil, Cisl e Ugl; purtroppo la Uil e il Salfi hanno portato avanti un gioco corporativo insieme alla maggioranza della Rsu, che a nostro avviso, ha dimenticato di rappresentare gli interessi di tutto il personale, visto che a tutto il personale hanno chiesto i voti, e tutti dovrebbero rappresentare, non solo una parte. Insomma una vera e propria battaglia. Forse qualcuno ha pensato di raccattare qualche voto in più alle prossime elezioni Rsu, o sperare in un cambio di casacca?

Questo è quanto scrivevamo allora (il 16 Luglio 2004),  raccontando vicende poco edificanti, e immaginando scenari futuri. E oggi abbiamo scoperto chi è quel qualcuno che pensava di sfruttare la situazione. Chiediamo innanzitutto scusa al Salfi, ci eravamo sbagliati nei loro confronti.

Nel corso di questi mesi la frattura tra alcuni delegati e la propria organizzazione si è poi consumata; la scadenza elettorale ha finito con il portare al pettine tutti i nodi, e la mancata ricandidatura di alcuni Rsu  protagonisti della vicenda raccontata ha portato ad un confluire dei delegati in un’altra sigla sindacale, e cioè dalla Cisl alla Uil. Quella alleanza di lavoratori all’interno della stessa sigla su basi poco chiare, alleanza che doveva tutelare interessi diversi, ha finito per far esplodere le contraddizioni. La politica salariale del Fua, così fortemente voluta dalla sigla, è implosa, portando all’interno della sigla tutte le sue contraddizioni. Evidentemente con il Fua non ce n’è per tutti, i fondi sono insufficienti.

Quanto previsto nel nostro comunicato si è avverato. Ci siamo sbagliati nel dire che qualcuno ha pensato di raccattare qualche voto in più alle prossime elezioni o sperava in un cambio di casacca? Sono avvenute entrambe le cose, in una vicenda che dire che è poco edificante è un complimento.

Ma la riflessione che vorremmo fare con questo comunicato è la seguente: il ruolo di un sindacato confederale, che opera nel pubblico, nel privato, nel commercio e in tutti i settori del mondo del lavoro, non dovrebbe essere quello di difendere  tutti i lavoratori, essere difensore di interessi generali? E allora perché si è infilato in una situazione così poco trasparente?  Perché un sindacato storico con un grande passato, ha scelto di avere un piccolo presente? E di questo ne siamo dispiaciuti. Sappiamo di quanta fatica e sudore e lotte sono fatte la costruzione delle organizzazioni sindacali. E ce ne dispiaciamo quando vediamo lo stato delle cose.

Evidentemente le tentazioni neocorporative presenti in un certo sindacalismo autonomo, hanno fatto scuola. Si cercano scorciatoie, e invece del lavoro e dell’impegno sindacale si tentano strade facili per accaparrarsi qualche voto in più, e qualche iscritto in più sacrificando principi e ideali. Strade che portano poco lontano.

Si scelgono strade che poco hanno a che fare con il movimento sindacale. Il vizietto delle scorciatoie delegittima chi ha scelto questo disegno strategico

Conclusione.

Tentare di lacerare i rapporti all’interno dell’ufficio, acuire gli scontri tra aree per accaparrarsi il Fua, è questo il modo nuovo di fare sindacato? Ci si iscrive ad una sigla perché poi il delegato ti “promette”  di farti avere più soldi? Si fanno promesse, poi si vedrà. Non si parla di valori, di condivisione della linea politica dell’Organizzazione Sindacale. Ci si muove in un contesto primitivo, di autotutela, di fare gruppo, che non sarebbe male come obiettivo, se l’avversario fosse  l’amministrazione, ma invece sono altri lavoratori.

Ci chiediamo inoltre se questa vicenda porrà degli interrogativi ai dirigenti delle altre sigle confederali, o se continueranno a camminare a braccetto? Sembra che si sia scelta la seconda strada. Malgrado queste tensioni forti, evidenti, non sotterranee, le sigle vanno a braccetto, nelle assemblee i lavoratori vengono invitati a votare confederale, affinché i confederali abbiano oltre il 50% della rappresentatività per poter continuare a firmare accordi nazionali. Dicono chiaramente che i nemici da battere sono gli autonomi e le RdB. Tra di loro non si mordono (ciò ci fa ricordare un proverbio), in nome della triplice alleanza.

Siamo allo stremo delle forze. La crisi economica avanza. Vogliamo contratti veri. Dopo gli enormi sacrifici per entrare in Europa vogliamo contratti europei. E siamo stanchi di questi giochetti.  

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Cagliari, 10 Novembre 2004 

Coord.to Regionale RdB/CUB Agenzie Fiscali Sardegna


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